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Lo scherzo riuscito di Far Cry 3: Blood Dragon

Lo scherzo riuscito di Far Cry 3: Blood Dragon

Da quando ho memoria, il primo aprile del mondo videoludico è caratterizzato da un buon numero di annunci burla e al limite dell'impossibile. Capita spesso, però, che tra tutte le fesserie che vengono fuori ce ne sia qualcuna che finisca per essere un rimpianto, qualcosa che avrebbe potuto riempire un vuoto o, quantomeno, sarebbe potuto essere un ottimo prodotto e finisce invece per rimanere confinato in quel limbo ideale dei progetti burla, parto di qualche mente malata, riservato agli scherzi di una giornata. Poteva essere così anche per Blood Dragon, parentesi al neon di Far Cry 3 annunciata da Ubisoft Montreal proprio durante l'ultimo primo aprile. Da subito, Blood Dragon è sembrato a tutti un gioco troppo assurdo per essere vero: spirito totalmente fuori dalle righe, assolutamente zero voglia di prendersi sul serio, una direzione artistica anni Ottanta nel senso migliore del termine - sempre che esista un senso migliore del termine – e, soprattutto, ben poca attinenza con il Far Cry 3 che appare nel titolo.

Col passare delle settimane, però, le notizie e i dettagli sul gioco continuavano ad affiorare, e alla fine Blood Dragon è arrivato tra noi come titolo scaricabile, portando con sé tutto l'eccesso e la bizzarria che ci era stata promessa dal principio. La trama ci racconta di un 2007 uscito per direttissima dai magnifici anni '80, in cui il mondo è stato devastato dalle tensioni nucleari e il nostro protagonista, il cybercommando Rex Power Colt, è diretto su un'isola senza nome per trovare il colonnello Sloan, decaduto eroe di guerra intenzionato a risolvere le tensioni atomiche attraverso una bioarma capace di devastare ulteriormente quel che rimane del mondo.

Ancor più che nella trama da action duro e puro, gli anni '80 si respirano soprattutto grazie alla direzione artistica: il retro futuro di Blood Dragon è un acido contrasto tra oscurità e luci al neon, un'estetica esagerata che richiama G.I. Joe e He-Man, personaggi che parlano per one liner e che non lesinano battute su videogiochi e videogiocatori (il tutorial è da applausi), il tutto condito da una miriade di citazioni ai film action fantascientifici, gustosissime scene di intermezzo a schermata fissa che richiamano le vecchie glorie a 16 bit, e una colonna sonora elettronica contraddistinta da tastiere pesissime. E se i toni non fossero già abbastanza bizzarri, è bene ricordare che sull'isola troviamo i blood dragon del titolo, dinosauri che sembrano usciti da Tron e che sono in grado di sparare laser dalla bocca. Insomma, il tono serioso di Far Cry 3 lascia completamente il posto a un'acidissima espressione di creatività dei bambini cresciuti di Ubisoft Montreal.

Una creatività alimentata, indubbiamente, da caciara ed esplosioni: rispetto a Far Cry 3, in cui era possibile scegliere se affrontare le varie missioni con un piglio più stealth o come il Rambo della circostanza, la maggioranza delle situazioni che andremo ad affrontare in Blood Dragon ci porteranno ad evitare le sottigliezze di un approccio silenzioso e tattico. Le missioni si svolgono prevalentemente in zone ampie, ariose e ricche di barili esplosivi, in cui l'uomo col mitragliatore si diverte nettamente di più dell'uomo con il fucile da cecchino. Lungo la mappa, comunque, sono presenti missioni secondarie incentrate sul salvataggio di ostaggi che richiedono una buona dose di pianificazione e di azione stealth, capaci di soddisfare anche gli animi più avvezzi ad agire nell'oscurità.

Le missioni secondarie, inoltre, si rivelano utili per quanto riguarda la personalizzazione dell'arsenale, che, a differenza di Far Cry 3, il gioco ci mette a disposizione fin da subito. Blood Dragon non va molto per il sottile neanche per quanto concerne il sistema di crescita del personaggio: la scelta oculata delle abilità di estrazione ruolistica che permeava l'avventura di Jason Brody è stata infatti rimpiazzata da un sistema di crescita automatico, in cui l'esperienza raccolta con le varie uccisioni e portando a termine le missioni ci premia con nuove abilità prestabilite ad ogni passaggio di livello.

Anche per quanto riguarda la fase free roaming, Blood Dragon appare decisamente più lineare rispetto al titolo principale: l'isola è ovviamente più piccola rispetto al gigantesco arcipelago in cui sguazzavano Vaas e soci, ma è comunque vasta ed esplorabile con i mezzi più disparati in tutti i suoi anfratti, nonostante, complice anche l'ambientazione post-atomica, non ci sia molto di interessante da vedere al di là degli spettacolari draghi e dei bizzarri animali cyborg che pascolano per le terre. La raccolta delle erbe infatti non è presente, e la caccia non rappresenta più un elemento centrale per la costruzione dell'equipaggiamento, ma serve solo a procurarsi nuovi add-on per le armi. Ad ogni modo, la presenza di numerosi appostamenti nemici da convertire in punti di spostamento rapido, anche grazie all'aiuto dei draghi sparsi per l'isola - parallelamente a quanto succedeva con le bestie in gabbia di Far Cry 3 - rende l'isola senza nome di Blood Dragon un campo da gioco in cui è davvero difficile annoiarsi.

Nonostante queste piccole ristrettezze in termini di “offerta” del gameplay, però, in realtà la scelta operata da Ubisoft appare assolutamente coerente e in linea con lo spirito da action senza fronzoli di Blood Dragon, restituendo appieno la sensazione di trovarsi all'interno di un film che si meriterebbe una recensione su I 400 calci e che non ha certamente bisogno di perdersi troppo nelle fasi di caccia o, peggio, nella raccolta di fiorellini. Quella di Rex Colt è una storia da spararsi tutta d'un fiato, senza staccare il dito dal grilletto della gatling gun, in cui godersi tutti gli eccessi della superba direzione artistica e della fin troppo esile trama, tanto da arrivare alla fine della storia con un sorriso ebete stampato in faccia e chiedendosi che razza di droga si siano calati in Ubisoft prima di venirsene fuori con questa piccola gemma, talmente pazza che non meritava assolutamente di rimanere per sempre uno scherzo irrealizzato.

Ho completato la trama di Far Cry 3 Blood Dragon su Xbox 360 nel giro di 3 ore, dopo averlo acquistato regolarmente al prezzo di 1200 Microsoft Point (ossia i 15 euro che costa su PlayStation Network e PC). Non gridate allo scandalo, però: le missioni secondarie e i collezionabili sono numerosi e gli achievement sono tutt'altro che facili, e anche senza mettersi dietro a quelli più difficili, c'è da giocare tranquillamente almeno per sei o sette ore.

Voto: 8

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