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Librodrome #86: La storia di Gremlin Interactive

Librodrome #86: La storia di Gremlin Interactive

Attenzione, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit.

Fondata da Ian Stewart e Kevin Norburn nel 1984 e capace di navigare attraverso oltre due decenni, finendo poi sotto la mannaia del ricambio generazionale che tante vittime illustri ha mietuto a fine anni Novanta, Gremlin Interactive (nata come Gremlin Graphics) ha occupato un ruolo di primo piano nello sviluppo e nel publishing di videogiochi a 8 e 16 bit. Ma tutto ebbe inizio in un negozio di videogiochi di nome Just Micro, in quel di Sheffield, Gran Bretagna, dove orde di giovani si incontravano per provare le ultime novità e scambiarsi dritte sull’arte della programmazione. Da lì nacque l’idea di cominciare a creare e vendere, di imbastire una struttura distributiva, e poi ne venne fuori un piccolo impero, che fece da cuore della scena locale, vivida e ricchissima, da cui arrivarono tanti maestri di quegli anni, molti ancora in attività, seppur in un’epoca contemporanea che regala decisamente minore fama agli artisti del videogioco.

La storia di Gremlin Interactive è, in fondo, la storia di un intero settore, che nasce in piccolo, cresce attraverso il lavoro di giovani menti geniali, diventa enorme, oltre i limiti di quanto sia forse possibile gestire, e finisce poi per accartocciarsi su se stesso, lasciando spazio ai pochi in grado di farcela. È una storia che riflette quella dell’intera scena britannica, così viva, luminosa e dominante negli anni Ottanta e Novanta e incapace di generare una grande potenza del videogioco nel periodo successivo, lasciando invece che tutti i piccoli e grandi studi del luogo morissero o venissero assimilati da forze esterne. È una storia carica di passione, episodi fantastici, capolavori rimasti nella storia e capolavori dimenticati.

A Gremlin in the Works la racconta scegliendo la formula della storia orale, con l’autore Mark Hardisty che chiacchiera lungo due enormi tomi, per un totale da oltre cinquecento pagine, intervistando tutti i nomi che hanno segnato la lunga vita di Gremlin. Noburn e Stewart, ovviamente, ma anche il mitico Antony Crowther, Peter Harrap, Andrew Morris e Shaun Southern di Magnetic Fields, Gary Penn, Bruno Bonnell e cinquantamila altre persone coinvolte a più livelli in quell’epopea. Si analizza la storia del publisher, si chiacchiera di trovate legate alla programmazione, di idee musicali, di sviluppo grafico e di design, si parla di affari, di singoli giochi e di interi franchise, si approfondisce il contesto sociale (così importante per il successo di Wanted: Monty Mole) e si spazia in tutte le direzioni.

È un racconto complesso e affascinante, diviso in capitoli che alternano i resoconti sulle annate agli approfondimenti su argomenti specifici, andando a toccare tutto quel che c’è da toccare. Jack the Nipper, Thing on a Spring, la serie di Lotus, Zool, il clamoroso successo degli Actua e il modo surreale in cui si spense nel nulla, l’introduzione di innovazioni come l’utilizzo del motion capture, il rapporto conflittuale con una DMA Design agli inizi del successo di Grand Theft Auto (e un tuffo nelle loro idee di design così innovative), i difficili anni dell’acquisizione da parte di Infogrames, il triste gran finale… c’è una storia lunghissima, appassionante, fascinosa e raccontata alla perfezione.

A Gremlin in the Works è un libro fondamentale per chiunque ami tuffarsi nella storia del videogioco, sicuramente più comprensibile per chi quegli anni li ha vissuti da giocatore ma comunque fondamentale per tutto ciò che ha da dire e per come lo dice. E in più costituisce anche un bel macigno da scaffale, coi suoi due enormi volumi cartonati racchiusi in un prestigioso cofanetto rigido, dal design essenziale, pulito e delizioso e dalle lucide pagine infarcite di illustrazioni, fotografie d’epoca e documenti assortiti che allietano gli occhi, la mente e lo spirito. E c'è pure l'Expansion Disk, un PDF aggiuntivo con decine di pagine e extra ricche di contenuti. Insomma, fuori la carta di credito, ché ne vale veramente la pena.

Casomai voleste comprarvelo nella versione regolare, vi segnalo che, come sempre, se invece che dal sito ufficiale dell'editore (dove comunque potete selezionare diversi bonus, volendo) lo acquistate su Amazon passando dai nostri link, ci arriva una piccola percentuale di quello che spendete, senza sovrapprezzi per voi. Lo trovate su Amazon Italia a questo indirizzo e su Amazon UK a quest’altro indirizzo

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