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Librodrome #98: L’Amiga raccontata in Pixel

Librodrome #98: L’Amiga raccontata in Pixel

Attenzione, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit.

Questa cosa di io che compro libri tramite campagne di raccolta fondi, li ricevo mesi (anni?) dopo, ne pubblico servizi fotografici sui social network e poi ne scrivo qua dentro è ormai diventata un rassicurante tormentone, una coperta di Linus in cui rifugiarmi per raccontarmi che non sto buttando soldi nel cesso. Non completamente, perlomeno. Anche perché, oh, si tratta quasi sempre di libri molto belli, interessanti, gradevoli allo sguardo, fatti apposta per me, sono forti con me e da uomini sanno dir, parole d'amor. Oggi tocca a The story of the Commodore Amiga in pixels, che ha racimolato sessantamila sterline su Kickstarter e si è manifestato nelle mani del postino un mese fa. Il libro recupera la struttura del precedente The Story of the Commodore 64 in Pixels, ma in generale di tutti i volumi curati da Chris Wilkins, e racconta vita, morte e miracoli della storica macchina Commodore.

Il titolo potrebbe far pensare a un tomo incentrato principalmente sull’aspetto visivo, un po’ come per la serie dei Compendium, ma sarebbe un equivoco. The story of the Commodore Amiga in pixels segue come detto un modello ormai consolidato ma lo porta a livello superiore, innanzitutto sul piano “quantitativo”, con quasi trecento pagine che vanno a pesarti sullo sterno mentre lo sfogli sdraiato a letto, la sera, prima di addormentarti. È insomma un libro grosso, denso, ricco di contenuti testuali ma anche di immagini adorabili, fra screenshot che scaldano il cuore nostalgico, interviste, ricordi personali, immagini di repertorio, documenti, scatti all’hardware e via dicendo. Una delizia imperdibile per chi è cresciuto con l’Amiga ma anche per chi vuole conoscere meglio una fetta importante della storia videoludica, soprattutto di quella europea.

Dopo una dovuta introduzione firmata David Pleasance (Managing Director in Commodore dal 1983 al 1995), il libro lascia spazio a un lungo excursus storico sulla macchina, sulle vicissitudini di Commodore e Amiga, sull’hardware, sulle scelte di mercato e sui modi in cui quel magico computer a 16 bit si è evoluto e involuto nel corso degli anni. Il racconto è costellato di inserti ficcanti, che approfondiscono i temi più disparati, dai chip nascosti alle meravigliose prime demo cariche di speranze, mentre si percorre tutta la storia del marchio Amiga, ricordando la campagna pubblicitaria con Andy Warhol, gli esperimenti finiti male come il CDTV e il CD32 e il triste epilogo, figlio soprattutto di decisioni scellerate e mala gestione.

Poi, come sempre nei libri curati da Wilkins, giunge il momento dei contributi da parte di chi all’epoca c’era: nomi noti e meno noti, qualcuno proprio leggendario, qualcuno proprio sconosciuto. Il primo inserto basato su questi racconti è dedicato alla demo scene e, una volta concluso, lascia spazio a quasi cento pagine strettamente incentrate sui giochi: The Chaos Engine, Sensible Soccer, Worms, Fire & Ice, Alien Breed, The Secret of Monkey Island, Eye of the Beholder, Defender of the Crown… un titolone via l’altro, capolavori, giochi importanti, raccontati attraverso copertine, screenshot e contributi testuali, da scorrere con amore percorrendo il viale della memoria.

E infine torna al centro del libro il percorso narrativo dei nomi forti che la storia di Amiga l’hanno scritta: programmatori, compositori, grafici, designer, produttori, gente del calibro di Glenn Corpes, Allister Brimble, Jon Hare, Simon Butler, Tobias Richter e molti altri ancora, che raccontano quegli anni, ciascuno dal proprio punto di vista, qualcuno omaggiando colleghi, altri parlando della loro esperienza. Ne viene fuori una raccolta di aneddoti, ricordi e curiosità della quale, l’ho già detto ma tocca ripeterlo, non si può proprio fare a meno. Insomma, scattare!

Casomai voleste comprarvelo, vi segnalo che dovete farlo dal sito ufficiale dell'editore.

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Hi, Mr. Schafer (and thank you for being so not italian)

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