Vieni in Bolivia con Ghost Recon Wildlands, vedrai che bello, ci divertiremo da matti
Anno del signore 2000. Ubisoft rileva Red Storm Enterteinment, studio che aveva pubblicato l'anno precedente il primo Rainbow Six, titolo ispirato ad un contignente antiterrorismo multinazionale nato dalla penna di Tom Clancy. Anno 2001, esce Tom Clancy's Ghost Recon, questa volta ovviamente sotto etichetta Ubisoft. Il gioco in questione è uno di quelli che cambiano o addirittura inventano un genere. Un team di quattro soldati super specializzati, diverse missioni, percorso di crescita per ogni singolo componente della squadra e anche possibilità che uno di loro ci lasci la pelle. Ma quello che stupiva era che le missioni, pur avendo una serie di obiettivi primari e secondari ben definiti, si potevano approcciare in maniera molto personale. L'area di gioco era ampia e, a seconda di che qualità principale avevano i nostri compagni (cecchino, assaltatore etc... ), si poteva gestire l'avvicinamento ai nemici in maniera diversificata. Era nato il cosiddetto "tactical shooter".
Fast forward al 2017: esce Ghost Recon Wildlands e per la prima volta il franchise figlio dell'ormai defunto Tom Clancy ha a che fare con una vera struttura open world, che in parte ricorda quel primo seminale capitolo, ma stravolge parecchio il feeling della serie. Se questo sia un bene o un male non è semplicissimo capirlo, ma andiamo con ordine.
Il setting è la Bolivia, e qui domina un solo uomo, El Sueño, capo incontrastato del cartello Santa Blanca, una sorta di organizzazione militare/religiosa che si è praticamente sostituita allo stato, dominando con la violenza ma anche con l'infinito flusso di denaro che arriva dal traffico della droga e di altre poco edificanti attività. El Sueño è una sorta di evangelizzatore, un messia di violenza e di morte, e i suoi tatuaggi, anche sul volto, sono lì a dimostrare come la sua fede e la sua follia omicida siano quasi una cosa sola.
Un giorno, però, il cartello di Santa Blanca uccide la persona sbagliata, un agente della DEA, ed è qui che viene chiamata la squadra Ghost, quattro soldati super preparati, equipaggiati e motivati. Qui entriamo in scena noi. Come anticipato a questo indirizzo, Wildlands ci permette all'inizio di personalizzare il nostro personaggio, e possiamo scegliere tra un'ampia scelta di caratteristiche fisiche e di accessori, caratteristiche in gran parte modificabili anche a campagna in corso.
Quello che colpisce abbastanza in fretta del titolo Ubisoft è l'ampiezza del mondo in cui veniamo calati. La profondità di campo è veramente enorme e si possono scorgere dettagli virtualmente lontani chilometri. La Bolivia che ci si presenta davanti agli occhi è enorme, eterogenea, con province rocciose, altre pluviali, altre più abitate. Viadotti, mausolei, valli a perdita d'occhio. Purtroppo, questa immensità del mondo di gioco e la sua rappresentazione eccellente non sono del tutto gratis e altri aspetti sembrano meno curati e realistici, uno su tutti i volti dei personaggi, anche quelli principali, abbastanza anonimi e con una modellazione che sa un po' di vecchie generazioni.
Questo e qualche calo del frame rate (cosa che assolutamente non impatta sul gameplay, ma è corretto segnalarla) sono però un prezzo veramente basso da pagare per godere di una Bolivia che da zona a zona cambia completamente, ponendoci di fronte spesso a panorami suggestivi. Eccellente invece sotto tutti i punti di vista il lavoro sul lato sonoro. Oltre a Luca Ward, che doppia in maniera impeccabile El Sueño, la cui voce irrompe per radio con folli discorsi propagandistici a sfondo militare/religioso, anche la colonna sonora e il resto del doppiaggio si attestano su livelli decisamente alti.
Ubisoft, portando il franchise nei meccanismi dell'open world, ha pensato bene di fare in modo che il giocatore sia invogliato a esplorare, e quindi non solo è possibile affrontare le missioni principali che ci vengono proposte, ma alcune di queste devono essere sbloccate indagando, interrogando membri del cartello o fotografando documenti. Questo filone di missioni principali viene accompagnato da una serie di obiettivi secondari, che in realtà secondari lo sono molto poco. Nel mondo di Ghost Recon Wildlands, infatti, non siamo solo noi contro il Santa Blanca, ma è necessario fare i conti con altri due gruppi che operano nei medesimi luoghi. Il primo, nostro alleato, è il gruppo ribelle Katari 23. La resistenza, insomma. Le missioni secondarie solitamente servono a sbloccare degli aiuti che possiamo richiedere proprio dai ribelli, come la possibilità di richiedere rinforzi, supporto balistico e anche supporto aereo. Il secondo gruppo, a noi avverso, è la polizia Boliviana, l'Unidiad, che tollera, come fa il governo, la presenza del cartello, e fa un po' le veci della polizia in GTA: una volta ingaggiati, o si scappa, scelta più che consigliata, o si cerca di non lasciare neanche un soldato in piedi, ma per come è pensato il gioco, questa opzione è sicuramente molto più ostica. Il parallelo con le forze dell'ordine del gioco Rockstar non è a caso, perché anche qui, una volta ingaggiati dall'Unidad, appaiono in alto a destra una serie di indicatori (delle mostrine al posto delle stelline): più noi creiamo caos, più aumentano di numero.
Veniamo però al punto che, soprattutto all'inzio, mi ha destabilizzato, e non poco, essendo io fan della saga dei fantasmi sin dalla prima ora. Questo Wildlands non è un Ghost Recon, l'ho detto. È una sorta di sparattutto tattico incastonato in una meccanica à la GTA. La cosa che mi ha lasciato molto interdetto all'inizio è proprio la gestione del team al di fuori dello scontro armato o della missione in sé. I nostri quattro soldati possono rubare qualsiasi mezzo che vedono passare per le brulle strade boliviane, come se fossero un Trevor Philips qualsiasi. Il fatto è che il nostro gruppo di teste di cuoio è in un paese ostile, per una missione segreta. Se ci catturano manco siamo lì veramente, perché qualsiasi politico americano ci disconoscerebbe, e noi andiamo in giro a rubare fuoristrada e a investire passanti, per altro accompagnati dalla radio locale, che oltre a diffondere i messaggi de El Sueño ci delizia con canzoni tipiche del posto. Questa cosa, così già da subito, mi ha abbassato di molto il coinvolgimento psicologico, perché tutto questo non è da Ghost Recon. Sono convinto che si poteva limitare questa parte libera, magari, obbligando il giocatore a usare o determinati mezzi, proprio per non farsi scoprire, o comunque rendendo il furto o l'utilizzo di mezzi civili in qualche maniera punitivo, con allarmi che partono o polizia che accorre.
Questo approccio coinvolge anche la fisica dei mezzi. È infatti possibile scalare colline ripidissime o rotolare con il pickup per centinaia di metri giù da un dirupo senza particolari problemi, se non quello di danneggiare leggermente il mezzo. Questo aspetto, però, nell'ottica di un open world dove si può veramente fare di tutto, è quasi necessario, in quanto sarebbe molto frustrante raggiungere le zone più impervie senza una mano da parte del motore fisico. Chiariamoci, funziona tutto, eh, forse con un po' troppa sensibilità su certi mezzi, ma funziona. Il problema è che non siamo davanti a Just Cause 3 e il tutto stona con il nome del franchise.
Per fortuna, però, Ghost Recon Wildlands è uno shooter tattico, e da questo punto di vista mi ha soddisfatto e non poco. Una volta abbandonato il pickup rubato al povero boliviano, inizia la vera esperienza. Avvicinarsi all'obiettivo immersi nella foresta, magari sotto la pioggia, o di notte, è veramente esaltante. Tra in nostri gadget più utili troviamo un drone, che ci permette non solo di visionare la zona da attaccare da un punto di vista privilegiato, ma anche di taggare i vari nemici, che tramite un preciso ordine possono essere freddati dai nostri fidati compagni di avventura. Non mancano ovviamente visori notturni, granate e una varietà di armi abbastanza ampia, anche se una volta individuate quelle più congeniali per il nostro stile, difficilmente decideremo di rimpiazzarle.
Il gioco presenta anche una parte più ruolistica, tramite cui possiamo aumentare diverse caratteristiche nostre, dei nostri compagni e anche del drone, trovando determinati oggetti o completando missioni secondarie (il paracadute, una volta sbloccato, fa sempre la sua porca figura). Una delle abilità più utili giocando da soli è il sistema di tag dei nemici di cui si parlava prima. Segnando in questo modo i bersagli che vogliamo eliminare, abbiamo la possibilità di chiedere ai nostri compagni di uccidere con un solo colpo il nemico individuato. Questa feature, però, dato che i nostri commilitoni sono dei cecchini praticamente infallibili, rischia di facilitare un po' troppo la "ripulitura" di certe aree, portando il giocatore a taggare i nemici col drone e poi farli secchi con il one shot one kill dei membri del team.
Qui, secondo me, entra anche in gioco il modo in cui si vuole approcciare il titolo. Se ci si accontenta di superare le missioni per arrivare in fondo, questo metodo è sicuramente utile e fin troppo facile da utilizzare. Se invece si vuole giocare a Ghost Recon Wildlands in maniera più strategica, è meglio non abusare del tag, ma utilizzarlo solo quando ce n'è veramente bisogno. Tutto questo vale se si gioca da soli, ma il titolo Ubisoft permette di giocare in co-op in quattro, e con altri giocatori umani l'intero impianto strategico cambia notevolmente. Prima di tutto il gioco diventa molto più divertente: doversi coordinare anche solo per decidere dove andare fa in modo che anche una banale assalto a una casa, che in solitario si risolve in un amen, qui diventi una vera e propria incursione da organizzare tutti insieme.
Purtroppo, non ho potuto sviscerare la modalità co-op come avrei voluto, ma da quelle quasi quattro ore passate a scorrazzare in compagnia per la Bolivia ho colto un potenziale enorme, e più c'è affiatamento tra i giocatori e più il tutto è godibile. Se si gioca con perfetti sconosciuti, però, il rischio è di non combinare quasi nulla, proprio a causa della necessità di muoversi come una squadra speciale.
Giudicare questo ultimo (in ordine cronologico) capitolo della saga dei fantasmi è stato molto difficile. Da un certo punto di vista, vivendolo da fan storico di Ghost Recon, molti aspetti mi hanno lasciato più che interdetto, direi addirittura infastidito. Questa virata open world è stata difficile da digerire, ma una volta superato l'ostacolo del "Ma è GTA con i militari" e approcciandolo con il giusto mood, mi è piaciuto. Mi sono divertito, e anche tanto.
È stato un percorso in salita, ma alla fine il gioco c'è e funziona.
Ho giocato a Ghost Recon Wildlands su PS4 grazie ad un codice review gentilmente inviatoci dal publisher. Ho trascorso in terra boliviana più di quaranta ore assaltando, nascondendomi, rubando elicotteri e paracadutandomi su obiettivi sensibili. Come detto, il gioco è completamente e ottimamente localizzato in italiano. Vivamente consigliati tre amici con cui condividere le scorribande in terra Boliviana. Ah, come al solito, se acquistate il gioco su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere una piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua. Ah, se lo acquistate su Epic Games Store tramite questo link, il 5% di quello che spendete va a noi, senza sovrapprezzi per noi.