Old! #201 – Marzo 1997
Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".
Il primo marzo del 1997 arriva in Europa il Nintendo 64. Unitevi a me in un minuto di silenzio per la morte della Nintendo monopolista. La lineup di lancio include FIFA Soccer 64, Pilotwings 64, Star Wars: Shadows of the Empire, Super Mario 64, Turok: Dinosaur Hunter e Wayne Gretzky's 3D Hockey e un bel carico di nebbia modello PAL. La macchina Nintendo nasce fra l’altro da una collaborazione con Silicon Graphics, scottata dal rifiuto di una Sega che già aveva mandato al macero i possibili accordi con Sony e, quindi, dato via libera alla macchina di distruzione del mercato nota come PlayStation. L’utilizzo di cartucce in un’era che si è ormai definitivamente aperta al fantastico mondo dei CD-Rom crea ostilità con alcuni sviluppatori terze parti e non a caso Square Enix decide di spostare altrove una bandiera nintendiana come Final Fantasy, ma i grandi giochi e i capolavori assortiti non mancheranno di certo.
Del resto, si parte subito in tromba con Super Mario 64, che rivoluziona completamente il concetto di platform game e propone un approccio all’azione tridimensionale per molti versi all’epoca ancora inedito, da cui nasceranno miriadi di imitazioni, per lo più pallide. E tutto sommato non ci si può lamentare neanche di Pilotwings 64, dedicato ai sognatori del volo libero, e Turok: Dinosaur Hunter, sparatutto in prima persona che diventa velocemente oggetto di culto, vuoi perché DINOSAURI, vuoi per una fantasia notevole nell’ideazione delle armi. L’N64 piazzerà oltre trenta milioni di esemplari nel mondo e continuerà sereno a vivacchiare fino al 2003, due anni dopo l’uscita del suo successore GameCube.
Lo stesso mese vede l’arrivo dalle nostre parti, un anno e mezzo dopo l’uscita nipponica, di Suikoden, primo episodio in una serie di JRPG pubblicati da Konami e creati in origine da Yoshitaka Murayama. Il gioco si ispira liberamente al romanzo storico giapponese I briganti e racconta una storia dai temi politici, incentrata su una ribellione popolare contro un governo corrotto, in una terra devastata dalla guerra. Le meccaniche sono bene o male quelle classiche del genere, anche se il twist di avere a disposizione qualcosa come oltre novanta personaggi gli dà una bella personalità. Suikoden viene accolto con discreto amore, fosse anche solo per la storia diversa dalle solite faccende di prescelti salvatori del mondo, e genererà una serie da cinque episodi principali e svariati spin-off (abbandonata però da un dimissionario Murayama poco prima dell’uscita di Suikoden III).
Il 20 marzo 1997 si manifesta Tekken 3 in sala giochi e la sfida con Virtua Fighter raggiunge forse il suo apice. Basato sull'hardware Namco System 12, Tekken 3 introduce svariati personaggi inediti che diventeranno presenze fisse degli episodi successivi e finisce per vantare un roster da ben ventitré lottatori. Dal punto di vista delle meccaniche, la novità forse più significativa consiste nella maggiore importanza data al movimento in profondità, accompagnata per altro da una minore enfasi sull'efficacia dei salti. Il gioco riscuote un successo clamoroso e la versione PlayStation, pubblicata circa un anno dopo, venderà quasi nove milioni di copie, diventando il secondo picchiaduro di maggior successo di sempre, superato solo da Super Smash Bros. Brawl. La serie proseguirà in allegria per svariati anni.
Il 30 marzo 1997, Jordan Mechner mette la firma su un altro capolavoro. The Last Express è una bellissima avventura grafica di stampo investigativo ambientata sull’Orient Express nel 1914, durante l’ultimo viaggio del treno da Parigi a Costantinopoli, pochi giorni prima che abbia inizio la Prima guerra mondiale. Al di là del meraviglioso stile grafico, la caratteristica più distintiva del gioco consiste nel suo svilupparsi in una sorta di tempo reale “accelerato”, con svariati eventi che si verificano in maniera indipendente dal giocatore e numerosi possibili sviluppi della trama legati alle sue decisioni. L’interfaccia prevede anche un meccanismo per riavvolgere il tempo e rivivere con maggior consapevolezza determinate sezioni. Accolto con amore dalla critica, The Last Express si rivela però un flop, anche a causa delle sfighe che vedono ben due publisher consecutivi collassare su loro stessi mentre si stanno occupando del gioco. Arriverà a vendere appena centomila copie, di certo non sufficienti alla luce del budget milionario, ma acquisirà nel tempo uno status di culto e troverà un nuovo pubblico parecchi anni dopo, anche grazie a delle riedizioni per PC e piattaforme mobili. Per qualche tempo si parlerà di un possibile adattamento cinematografico diretto da Paul Verhoeven, poi sfumato nel nulla.
Nello stesso giorno esce su PlayStation Contra: Legacy of War. È brutto.