Niente ha più senso nella vita, tranne Assetto Corsa
Naturalmente, questa non è una recensione. E non è neppure un articolo informativo. È solo un fatto che Fotone (io) ha scritto per celebrare a modo suo quasi un anno di Assetto Corsa su console. Un pomposo e gratuito “ve l’avevo detto”, certamente poco meritevole di lettura, che nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto spiegare come si è evoluto il simulatore di Kunos su console negli ultimi (quasi) 365 giorni. E invece, frechete.
Ho vissuto l’arrivo di Assetto Corsa su console come uno di quegli episodi ipnotici, rari e tanto brillanti, che solitamente sono preceduti da un lungo stato crepuscolare: ero in un certo senso vuoto, disponibile, inconsapevolmente offerto al ratto che di lì a poco m’avrebbe sorpreso. Che vita insignificante, la mia, prima d’incontrare Assetto Corsa su console. Nessun godimento in pista, la lettura di Omero come unico svago, un quotidiano cullarsi qui e là un po’ vuoto, strascinato, prosaico.
Assetto Corsa su console, nell’ultimo anno, è diventato per me il tempo della fascinazione. Sembra che sia vivo e invece non ci si muove dal salotto. Semplicemente, è l’estenuante eppur mirabile illusione della guida (virtuale), che esiste in me come “valore superiore”.
La rivoluzione dell’opera di Kunos su console è questa: non più smascherare, non più interpretare, ma della coscienza stessa della guida digitale fare una droga e, attraverso essa, accedere a una visione netta della guida reale, al grande sogno virtuale, all’amore profetico.
Oggi, Assetto Corsa su console - questa mia meravigliosa serenità - non è che un’attesa, un desiderio di un circuito inedito (arriverà Laguna Seca), o anche solo di un’immagine ammaliante vista in giro o chissà dove, che faccia scattare in me l’esigenza di tornare a Zandvoort, guidare una Porsche o sperimentare nuove e intentate regolazioni meccaniche.
Ecco, ciò che m’impressiona di Assetto Corsa su console non è la somma dei suoi particolari, ma questa o quell’inflessione perfettamente autentica. Il suo rombo ammaliante, l’odore dei suoi cruscotti, il calore dei cordoli, il modo di guidarlo (e in cui si lascia guidare) e le sue chirurgiche risposte via force-feedback. E allora, che importanza ha l’estetica dell’immagine, quando, per altro, è visibilmente giusta e reattiva?
La sensazione di verità che produce Assetto Corsa va a situarsi proprio nelle pieghe più recondite dell'illusione, trasformandola in una simulazione talmente pura, che niente può più alterarla. E non finisco di stupirmi di aver avuto questa fortuna: incontrare ciò che coincide con il mio desiderio. In questo rinnovamento durato quasi un anno, tutto rimane sospeso, niente si esaurisce, nulla si desidera. Tutti i miei desideri, grazie ad Assetto Corsa, sono aboliti, perché sembrano essere definitivamente appagati.
Grazie, Kunos.