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Dunkirk commentato mettendo in fila parole a caso ma provando ad evitare spoiler anche se comunque è una storia vera e gli spoiler, eh, su!

Dunkirk commentato mettendo in fila parole a caso ma provando ad evitare spoiler anche se comunque è una storia vera e gli spoiler, eh, su!

Dunque, la scorsa settimana sono andato a vedere Dunkirk qua al cinema a Parigi, dove il film è uscito più o meno in contemporanea con quelle parti del pianeta che non si chiamano Grecia, Italia, Cina e Giappone. Ne sono uscito abbastanza convinto di aver visto il mio film preferito di Christopher Nolan dopo The Prestige. Poi, certo, parlo da persona che apprezza bene o male tutti i suoi film (sì, anche Insomnia e il terzo Batman) ma per qualche motivo non riesce ad adorarlo fino in fondo. Tant'è, così, a spanne, direi che questo è l'unico suo film ad avermi generato solo amore dall'inizio alla fine. Va anche detto che ho apprezzato molto la colonna sonora di Hans Zimmer ma oggi, mentre mi mettevo a scrivere queste righe, ho provato ad ascoltarla su Spotify è l'ho trovata INSOPPORTABILE. Cosa che mi ha fatto intuire i sentimenti insiti nel cuore della mia dolce metà espressi con un tonante "Hans Zimmer di merda" (forse sto romanzando) durante il ritorno a casa in metropolitana. Però, ehi, durante il film l'avevo trovata perfetta. Ad ogni modo, qua sotto provo a spiegare in maniera un po' sconclusionata come mai mi sia piaciuto così tanto, a favore di quei tre che potrebbero essere interessati a leggerne già oggi e non, come da social-polemica del momento, verso fine agosto.

Dunkirk racconta un evento specifico della Seconda Guerra Mondiale, già mostrato al cinema in un paio di occasioni, la più recente delle quali è il lungo piano sequenza di Espiazione. La guerra è iniziata da qualche mese e quattrocentomila soldati britannici si trovano assediati lungo una spiaggia francese. Bisogna capire come farli evacuare, un po' per salvarli, un po' perché il conflitto non sta andando nel migliore dei modi e forse l'esercito è meglio avercelo a casa. Ma non è semplice, perché le forze tedesche incombono. Come affronta la situazione, Nolan? Con il suo film più breve (perlomeno se facciamo finta che Following non esista), che è anche il suo film più teso, ricco d'azione e scevro di spiegoni, oltre che di dialoghi in assoluto. Cento minuti senza respiro che fanno intrecciare tre scene d'azione separate, unendole attraverso il solito pasticciare con la scansione temporale e raccontando tutto quel che c'è da raccontare attraverso l'azione, i gesti, gli sguardi, con una scarsità di parole ai limiti del cinema muto.

Siamo dalle parti del doppio gimmick, vuoi perché non si parla quasi mai, vuoi per la scelta di unire con un fantastico montaggio alternato tre linee narrative e altrettanti contesti dalla progressione temporale scombinata: il racconto di quel che avviene sulla spiaggia di Dunkirk dura una settimana, l'azione sul mare dura un giorno, quella in volo dura un'ora, ma nel film i rispettivi tempi si dilatano e si restringono per allinearsi e portare avanti i racconti in parallelo, scombinando i punti d'incontro e arrivando così a gestire i tempi e la tensione in una maniera completamente diversa rispetto a un'eventuale versione "lineare" dello stesso film. Non ci sono misteri da svelare come in MementoInterstellar o Inception, c'è però la stessa fascinazione per i meccanismi del tempo, con cui Nolan pasticcia alla sua maniera per tirar fuori un racconto nel quale sposta in giro i momenti di tensione e ricostruisce la progressione narrativa.

Il vero gimmick: Nolan che mette di nuovo Tom Hardy a borbottare in volo dietro a una mascherotta.

Lo fa affidandosi quasi solo all'espressione per immagini, con lunghi momenti di silenzio, una storia portata avanti dalle azioni di personaggi che non si perdono in chiacchiere e l'esposizione spesso affidata ai suoni e alle espressioni degli attori. Torna continuamente l'inquadratura su volti che si contorcono di fronte a quel che sta per arrivare, in una sorta di rilettura deviata del primo piano spielberghiano per eccellenza, virato qui alla disperazione invece che al senso di meraviglia. Ed è attraverso quegli sguardi che Nolan punteggia il suo racconto, schivando in ogni modo i trionfalismi e il patetismo, raccontando sì le scelte eroiche dei suoi personaggi, ma mettendole in scena con un senso di tragica normalità. E quell'inquadratura finale, quello sguardo quasi perplesso e un po' stordito al termine del discorso trionfale di Churchill, è la chiusura perfetta per un film in cui tutto spinge in maniera coerente verso un risultato.

E poi c'ha un gusto fantastico per le piccole immagini di passaggio, momenti silenziosi che dicono tutto senza perdersi in chiacchiere.

E poi c'ha un gusto fantastico per le piccole immagini di passaggio, momenti silenziosi che dicono tutto senza perdersi in chiacchiere. Poi, sì, non è magari un film perfetto (esistono?) e diversi suoi aspetti, per quanto ragionati e coerenti nello spingere verso quel risultato, possono respingere. La colonna sonora, se lo chiedete a me, fa meravigliosamente bene il suo dovere ma, lo accennavo là in cima, col suo non mollare mai può risultare invadente. La mancanza di patetismo, patriottismo, eroismo ed emozioni sottolineate col pennarello può dare l'impressione di un film freddo, ma la forza emotiva con cui sa trasmetterti la morte, il terrore, il disgusto, senza fra l'altro abbandonarsi mai alle budella, sempre se lo chiedete a me, sono fortissime. I personaggi messi tutti sullo stesso piano, protagonisti e non, raccontati quasi solo per immagini, senza il minimo approfondimento "tradizionale", dicono tutto quel che hanno da dire e soddisfano, ma li si può ritenere appena abbozzati. Se lo chiedete a me, s'intende. Insomma, suppongo che il filmone stia negli occhi di chi guarda. Magari, come ha suggerito su Facebook qualcuno più furbo di me, tornerà d'attualità il "Non ha trama" di Mad Max: Fury Road. Vedremo.

In Italia esce il 31 agosto. Le recensioni serie escono una decina di giorni prima.

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