Racconti dall’ospizio #58 – Super Mario Kart è l’unico frutto dell’amòr!
Era il 1992 e, più o meno, non me ne fregava niente dei videogiochi.
Trascorrevo gran parte dei miei spensierati pomeriggi in strada, a sporcarmi, sudare e ferirmi, scavalcando ringhiere arrugginite e sfruttando tutto ciò che l’Abruzzo potesse offrirmi: tetano e ventricina spalmabile. Le mie toste giornate filavano così, insomma, tra un mega-tiro a canestro e un film di Spike Lee.
E poi, c’era questo Super Dosso Expert, nascosto tra le sterpaglie di un terrapieno, in fondo al parcheggio della mia scuola, dove credo che protopentastellati e darkettoni andassero a fumare le sigarette drogate o a misurarsi il pene. Comunque, quel dosso; saltarlo continuamente, tutto il dì, con bici, motorini o finanche a piedi era l’unico scopo della mia vita.
Ero The Real Excitebike. Ero scemo.
Cioè, un attimo; un po’ me ne fregava, dei videogiochi. Avevo pur sempre il mio fidato Game Boy, quella cacata del Game Gear e addirittura un monolitico Atari Lynx (e allora sono proprio un coglione). Vai a sapere perché, però, vivevo le home console come una sorta di tabù. Non le avevo, volevo non volerle avere e in fondo credo che neppure i miei genitori volessero che le avessi, o che volessi averle.
In tutto questo turbinio di paturnie cerebrali, complessi edipici irrisolti e congiuntivi alla rinfusa, spesso e volentieri giocavo con il Super Nintendo Entertainment System di un ragazzino tonto, che abitava proprio dietro al Super Dosso Expert e aveva Super Mario Kart.
Ricordo che quella schermata introduttiva, con il prato verde e i personaggi in parata su minuscoli go-kart, mi apparì come l’artefatto videoludico più affascinante di sempre.
E avevo ragione, lo è ancora oggi.
La vedo ed è subito uno stupore perpetuo, il sogno dell'uomo davanti alle proliferazioni del gioco, della ruota e del divertimento. Un’immagine, una musichina e la sua natura. Un'operazione magica per eccellenza: la conversione del gameplay in divertimento.
Ovviamente, nel 1992 non sapevo che la realizzazione di questo prodigioso dispositivo di sorrisi in split-screen fu possibile grazie al Mode 7 e al DSP (Digital Signal Processor) integrato nel cartuccione di Pilotwings. E neppure volevo saperlo. Infantile e adulta al contempo, Super Mario Kart possedeva una forza piccolissima e dirompente, metafora della vita e del comune sentimento umano: guidare, schivare, offendere, vincere.
L’amabile ricetta del gioco era pura e semplice, prevedeva una selezione di otto personaggi del Regno dei funghi, 20 circuiti, 3 differenti modalità di gioco (Mario Grand Prix, Time Trial e Battle Mode), un arsenale di armi non convenzionali e l’irresistibile multiplayer per due giocatori... un'atavica melassa in cui rimanere invischiati e non uscirne...
Il sistema di controllo era-ed-è una religione capace di fare proseliti in meno di un cazzo. I differenti terreni dei tracciati, dall'asfalto alla cioccolata, passando per ghiacci o piste desertiche, costringevano al corretto utilizzo dell'acceleratore, del balzello e delle derapate.
Al sublime track design (Spiaggia Koopa, Pista Arcobaleno, Pianura Ciambella, Castello di Bowser, giusto per citare quattro piste che levati proprio) si aggiungeva un pazzo arsenale di armi da scatenare contro gli avversari. Il risultato era meglio di latte, droga e Nesquick, tra gusci verdi impazziti, quelli rossi a ricerca automatica, fulmini miniaturizzanti e banane da disseminare lungo il tracciato.
Ogni corsa mutava in una vera e propria guerra magica, senza esclusione di colpi o pietà.
Super Mario Kart non è (solo) il precursore di un genere videoludico, ma un sublime atto di amore nei confronti del mondo reale. Sin dalla notte dei tempi, infatti, l'uomo misura la sua potenza e la sua bravura dalla portata dei balzelli e delle derapate, assaporando l’unico frutto dell’amor: la banana.
Perché una vita Mariokartizzata è certamente una vita migliore.
Questo articolo fa parte della Cover Story "Aspettando il Nintendo Classic Mini: Super Nintendo Entertainment System", che trovate riepilogata a questo indirizzo.