Nostalgia e (quasi) futuro: Pokémon X e Y
Per me (e credo la maggior parte di quelli della mia generazione), i Pokémon sono arrivati in quel periodo della vita a metà tra quello in cui vivi, respiri e mangi con il tuo giocattolo preferito e quello in cui cominci ad apprezzare veramente le cose abbastanza da ricordartele negli anni a venire. Per dire, mi ricordo come fosse ieri l’esatta mattonella di camera mia in cui io e un mio amico riuscimmo a battere l’ultimo allenatore della Lega Pokémon, sul mio Pokémon Rosso... sì, la mattonella, perché eravamo in piedi dall’eccitazione, anche se “stremati” dall’impresa. La passione per le bestiole create da Tajiri è continuata per circa dieci anni, compatibilmente con le uscite dei nuovi capitoli. Arrivato a Diamante e Perla, di cui comunque ho ricordi piuttosto vaghi, la frattura mentale creatasi tra “i nuovi Pokémon sono proprio bruttini” e “i JRPG mi sono venuti abbastanza a noia” ha cominciato a rompersi sempre di più, abbastanza da farmi passare la voglia di stare dietro al brand e di lasciar perdere i capitoli successivi, di cui comunque continuavo a leggere grandi cose più o meno ovunque. Sin dall’annuncio, però, Pokémon X e Y sembrava capace di rinnovarsi e iniettare una nuova linfa vitale nella serie, abbastanza da far tornare la voglia di riprendere in mano la serie anche a un “vecchio” fan vagamente disamorato come me. Che poi, tra l’altro, se “c’hai una certa età per giocare ai giochini”, figurarsi “per giocare ai giochini dei Pokémon”, no?
Beh, la carta d’identità risponderebbe sì, io rispondo “assolutamente no”: dopo due giorni passati quasi interamente a Kalos, la cosa che più mi ha stupito dell’esperienza di gioco è stata quella di sentirmi di nuovo quel bambino super entusiasta che batteva l’ultimo boss nella sua cameretta. In diciotto ore e mezzo di gioco (tempo in cui ho visto apparire la parola fine sullo schermo superiore) non mi sono mai annoiato una volta, nonostante le situazioni della trama e gli eventi del gioco siano praticamente rimasti invariati, nella sostanza, dal 1996 (tre anni dopo per noi europei).
Tra l’altro, ho trovato particolarmente riuscito il modo in cui i nuovi Pokémon sono stati “miscelati” sapientemente con le facce conosciute, già dalle prime catture: laddove, negli episodi precedenti, la nuova infornata di creature sembrava prendere il sopravvento su quelle già viste in precedenza, in X e Y è facile assemblare una squadra fatta tanto di vecchie conoscenze quanto di novità assolute, andando a creare un “cuscinetto emotivo” - anche grazie a qualche situazione “storica” - che non solo fa da collante per la storia della serie, ma che è anche facile interpretare come una strizzatina d’occhio, dimessa e squisitamente nipponica, verso i fan più scafati, che continuano a supportare la saga e che con lei sono cresciuti, passando dall’abbecedario all'iPad.
Probabilmente basterebbe questo per convincere i fan, o in generale chiunque abbia voglia di cimentarsi con un JRPG, a versare l’obolo e portarsi a casa il gioco: la struttura ludica che regge Pokémon è arrivata al punto che, se non è perfetta, è davvero difficile da migliorare ulteriormente. Gli scontri tra Pokémon, sostanzialmente invariati dai tempi d’oro, hanno “solamente” beneficiato del restyle dell’interfaccia, senza perdere la leggibilità e l’immediatezza che li contraddistingue, mentre le fasi narrative non sono mai invadenti nell’economia del ritmo di gioco, non facendo mai venir meno la voglia di proseguire nell’avventura.
Alla certezza di una sostanza di prim’ordine, va ad aggiungersi la curiosità per una forma rinnovata, che per la prima volta nella storia della saga è stata realizzata completamente da zero. Il motore grafico del gioco è infatti cambiato rispetto agli scorsi episodi, offrendo comunque un risultato familiare e al contempo affascinante. La tridimensionalità dei soggetti e degli ambienti è resa ottimamente, e se nelle aree più ampie la visuale classica contribuisce a non far sentire molto il passaggio tra i due motori (o se vogliamo le due identità della saga, passata e futura), negli ambienti dove la telecamera va alle spalle del nostro alter ego, mostrandoci gli ambienti circostanti dal basso, la sensazione di stupore è genuina e apprezzabilissima, nonostante gli “spoiler” di screenshot e trailer. Come era facile immaginare, quindi, la nuova veste grafica è una novità assolutamente benvenuta dopo anni e anni di sostanziale immobilismo.
Tutto oro quello che luccica? Non esattamente. Partendo proprio dall’aspetto grafico, per quanto ben realizzato, due cose fanno storcere il naso: volendo soprassedere su piccoli difettucci visivi, comunque dovuti al notevole e lodevole lavoro di “spremitura” hardware effettuato da Game Freaks, c’è da segnalare qualche vistoso calo di frame durante le battaglie tra Pokémon, che cozza terribilmente con la spettacolare resa visiva in 3D stereoscopico delle creature e del loro repertorio. Nulla di inficiante ai fini ludici, ma neanche qualcosa di piacevole a cui assistere.
A proposito di 3D stereoscopico, altra delusione al limite dell’incomprensibile è causata dalla scelta di non rendere tutto il gioco “davvero” tridimensionale. Si sapeva già da tempo che solo alcune parti del gioco avrebbero goduto della visuale stereoscopica, e per quanto sia una feature che non tutti usano (tantopiù in un gioco tanto lungo), vedere l’effetto finale tra le mani, con un passaggio continuo da scene 3D a 2D senza un criterio prestabilito (per dire, se avessero limitato la stereoscopia alle sole battaglie, come in Inazuma Eleven, non avrebbe stonato così tanto, anche se il motore grafico sarebbe risultato ancor più sprecato), è piuttosto fastidioso, e dà al tutto un senso di sciatteria stilistica a cui è difficile fare buon viso.
Altra cosa che mi è parsa piuttosto evidente, durante le sessioni, è stata la facilità: premesso che non ho “rotto” il gioco andando a farmare punti esperienza in giro per la mappa, ma anzi saltando più di una volta scontri casuali e battaglie, mettendo assieme una squadra piuttosto equilibrata fin dall’inizio mi sono ritrovato alla fine con solo due sconfitte nello score, entrambe ottenute per disattenzioni più che per demeriti. Ora: o con gli anni sono diventato un infallibile stratega, o qualcosa tra bilanciamento degli scontri, distribuzione dell’esperienza o livello di difficoltà schietto è stato rivisto verso il basso.
Intendiamoci, gli scontri richiedono sempre una partecipazione attiva da parte del giocatore per essere portati a casa, e ci mancherebbe, ma rispetto ai bei tempi dell’abbecedario mi è sembrato che il gioco aiuti l'allenatore un po’ più di quanto non facesse all’epoca che fu. Anche considerando che non ho sfruttato il Super Allenamento Virtuale, novità introdotta in X e Y che permette di incrementare le caratteristiche della propria squadra accessibile dallo schermo inferiore.
Pur con questi nei, comunque, la nuova doppia iterazione del brand Pokémon rappresenta un altro grande tassello, a cui guardare (e giocare) con fascinazione, che va a inserirsi nella gloriosa storia della saga. Una volta limata l’interfaccia, ora più chiara e accessibile di sempre, gli scontri tra Pokémon si confermano capaci di rapire in sessioni al limite dell’interminabile anche i giocatori più scafati. Sotto il profilo tecnico, musiche e valori di produzione sono di altissimo livello, e, al di là degli inciampi, anche la nuova veste grafica si lascia apprezzare, pur con la stereoscopia a mezzo servizio. D’altronde, a un titolo destinato ad essere lanciato assieme al 2DS non si può certo chiedere di credere fino in fondo al 3D.
Insomma, Pokémon X e Y rappresentano un ottimo “nuovo classico”, condito da qualche buona novità, in grado non solo di rapire il giocatore come i titoli direttamente precedenti non erano in grado di fare, ma anche facendogli rivivere, con grazia e sentimento, sensazioni che sembravano perse nel tempo. Si poteva chiedere di più? Forse, ma sappiamo tutti che i Pokémon non si fermeranno qui, e questo è un ottimo punto di partenza.
Ho giocato Pokémon X e Y grazie a due codici forniti da Nintendo Italia, arrivando alla parola fine dopo diciotto ore e mezzo. Sarà che è stato sostanzialmente un grande, romantico ritorno al passato, ma in tutto questo tempo non mi sono mai annoiato una volta, e senza accorgermene ho praticamente vissuto attaccato al mio 3DS XL, facendo sostanzialmente due enormi sessioni di gioco. Ho dato una rapida occhiata alle modalità accessorie, come la possibilità di creare videoclip e il Poké io&te - tramite il quale nutrire e coccolare i propri Pokémon -, che mi sono sembrate fin troppo "di contorno", mentre purtroppo non ho avuto modo di testare le modalità online. Dopo giorni di indecisione sul voto finale, la ragione ha prevalso sul cuore, che avrebbe messo almeno un 0.25 in più.