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Old! #80 – Settembre 2004

Old! #80 – Settembre 2004

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

Casomai vi steste chiedendo se nel 2004 c'era già l'abitudine di far uscire la qualunque nei mesi di settembre e ottobre, beh, la risposta è decisamente sì, come dimostra questo episodio di Old! che inizio a scrivere senza sapere se avrò la forza di arrivare fino in fondo. Vediamo, faccio il possibile. Partiamo, comunque, segnalando qualcosa che va nella direzione opposta rispetto a una florida serie di uscite nei negozi: il primo di settembre del 2004, Acclaim dichiara bancarotta e saluta il mercato dei videogiochi, anche se ci sarà poi qualche anno di accanimento terapeutico. Non mi dilungo perché ho in realtà già accennato alla cosa parlando dell'agosto dello stesso anno.

Nello stesso giorno si verifica un avvenimento che alcuni potrebbero considerare altrettanto funesto: Electronic Arts pubblica Def Jam: Fight for NY, seguito di Def Jam Vendetta. In realtà il gioco, sviluppato come il precedente da AKI Corporation, non è neanche malaccio. Se il primo episodio si limitava sostanzialmente a prendere i protagonisti rapper e immergerli nelle meccaniche che AKI utilizzava per i suoi ottimi giochi di wrestling, questo seguito amplia il discorso includendo diversi stili di lotta e variando le opportunità di gameplay. L'operazione non deve comunque aver riscosso un gran successo, se consideriamo che l'unico altro episodio si è visto su PSP due anni dopo.

Il 10 di settembre, dato che non si può mica perdere tempo, viene pubblicato il primo Burnout non targato Acclaim. A sviluppare è sempre Criterion Games, ma il nuovo publisher è Electronic Arts, che negli anni successivi ci consegnerà altri due episodi "ufficiali", oltre a due uscite per console portatili e all'esperimento Burnout Crash!. Ma il 2004 è il momento in cui la serie esplode per davvero, in parte grazie al probabilmente superiore sforzo di marketing garantito da EA, in parte perché Burnout 3: Takedown è forse l'episodio più riuscito. Il paradosso sta nel fatto che inizialmente non doveva neanche essere un Burnout: Criterion aveva abbandonato il progetto per un rilancio di Skate or Die e si era messa a discutere con EA delle idee per un fantomatico Need for Speed Split Second, che successivamente finirono per concretizzarsi, appunto, in un terzo episodio di Burnout

Frenetico, pieno di novità, enorme, ricco di contenuti, Burnout 3 è un capolavoro che per altro ai tempi mi tiene appiccicato alla PlayStation 2 redazionale per non so quante settimane di fila. La novità principale del gioco, lo dice il titolo, è quella dei Takedown, "esecuzioni" nei confronti degli avversari che garantiscono un incremendo nella barra del turbo e che possono essere effettuate con apposito slow motion anche nel caso ci si vada personalmente a schiantare. Fra questo e le nuove modalità di gioco, ne viene fuori un gioiello che, per quanto mi riguarda, resta ancora oggi l'apice della serie. Poi fate voi.

Il 17 settembre esce invece Silent Hill 4: The Room, ultimo episodio della serie a manifestarsi nell'era PlayStation 2 e ad essere sviluppato dal Team Silent interno a Konami. Per la prima volta, la saga si allontana dalla città che le dà il titolo e ci propone la fantomatica South Ashfield, in cui il protagonista Henry Townshend si ritrova bloccato nel proprio appartamento e cerca di capire come riuscire a fuggirne, e magari anche come sopravvivere alla solita caterva di orrori. L'appartamento, visualizzato in prima persona, fa da hub, attraverso il quale è possibile accedere alle varie sezioni di gioco tradizionali sparse in giro.

Dal punto di vista narrativo, Silent Hill 4 si ricollega in maniera piuttosto lieve coi precedenti episodi, a testimoniare il tentativo di proporre una sorta di nuovo inizio per la serie. Le varie novità vengono accolte con pareri discordanti e in generale il gioco sembra piacere meno dei precedenti. Sarà per questo che da qui in poi Konami inizierà a palleggiare le nuove uscite da un team all'altro? Può essere. Sta di fatto che, col senno di poi, The Room pare davvero essere l'inizio della fine. Speriamo che Silent Hills riesca ad essere la fine dell'inizio. No, aspetta... vabbé, ci siamo capiti.

Questa è la sezione in cui faccio una rassegna veloce, altrimenti non ne esco veramente vivo, abbiate pazienza. Nel corso del mese si manifestano tre espansioni. Omens of War è l'ottava di EverQuest e leggo che i giocatori la ribattezzano Omens of Warcraft. Ah, l'ilarità! Chains of Promathia è invece il secondo expansion pack per Final Fantasy XI. E, uscendo dal territorio degli MMO, United Offensive è l'espansione, particolarmente incentrata sul multiplayer, per il primo Call of Duty. Ci pensate? Nel 2004 eravamo al primo Call of Duty e si parlava di espansioni, non di contenuti scaricabili. Caspita, come volano gli anni.

Ma a settembre del 2004 escono anche ben tre giochi che possono vantare la parola "war" nel titolo, pensa un po'. Il primo è Star Wars Battlefront, sparatutto multiplayer targato Pandemic Studios e dedicato al mondo di Guerre Stellari che riscuoterà un notevole successo, darà vita a un seguito e dovrebbe tornare in campo l'anno prossimo per mano di DICE. Poi c'è Rome: Total War, terza uscita della serie di strategici in tempo reale sviluppati da Creative Assembly. Questa, nello specifico, è dedicata al glorioso impero romano. E infine abbiamo Warhammer 40K: Dawn of War, altro gioco di strategia in tempo reale, dall'ambientazione però fantascientifica, basato sulla popolare licenza di Games Workshop e sviluppato da Relic Entertainment. A proposito di bancarotta: a pubblicarlo è THQ.

Il 14 settembre 2004 segna l'avvio della grande epopea dell'odio di internet nei confronti di Peter Molyneux, programmatore, game designer e veterano del settore fino a quel momento amato da grandi e piccini. Non che in passato il caro Peter sia sempre riuscito ad evitare passi falsi, ma diciamo che Fable è il primo capitolo di una storia diversa, quella del Peter che perde un po' il controllo dell'ormai abnorme macchina del marketing che ruota attorno al mondo dei videogiochi e si lascia andare un po' troppo alle promesse puntualmente non mantenute.

E alla fin fine è un peccato, perché Fable non è un brutto gioco di ruolo action, anzi, ha una discreta personalità e tante belle idee, ma il turbine di funzionalità e caratteristiche promesse da Molyneux e non presenti nel gioco lo travolge e, insomma, parte la valanga. Ciò non impedisce a Fable di riscuotere un buon successo, manifestarsi un anno dopo in una versione ampliata anche su PC e Mac, tornare su Xbox 360, ribattezzato Fable Anniversary, nel 2013 e generare due seguiti, ulteriori valanghe di polemiche, uno spin-off multiplayer in arrivo su Xbox One e, probabilmente, gran parte dei motivi per cui Molyneux deciderà di abbandonare Lionhead e tornare sulle piccole produzioni. E continuare a prendersi insulti. Eh, capita.

Più o meno attorno all'uscita di Fable, si manifestano un po' di giochi che vado qua a raggruppare in maniera ingiusta, irrispettosa ma soprattutto comoda. Sly 2: La banda dei ladri porta avanti le avventure platform/stealth in cel-shading del procione rapinatore di Sucker Punch, che vedranno poi un terzo episodio sempre su PS2 e una quarta, recente, uscita su PlayStation 3. Abbiamo poi Crisis Zone, uno spin-off della serie Time Crisis all'insegna delle mitragliette, e Myst IV: Revelation, che in realtà è la quinta uscita in quella che rimane una fra le serie di avventure grafiche più popolari di sempre, nonché il primo episodio prodotto interamente da Ubisoft. Sulla qualità non metto becco, non avendolo mai giocato.

Ma soprattutto, il 22 settembre si manifesta su PlayStation 2 quell'assurdo gioiello che è Katamari Damacy, creatura del geniale Keita Takahashi interamente incentrata sulle imprese di un principe, figlio di quell'alcolizzato del Re del cosmo, impegnato a rotolarsene in giro per raccogliere monnezza e ciarpame assortito. O qualcosa del genere. Delirante, divertentissimo, con uno stile grafico fuori di cozza e una colonna sonora trascinante, Katamari Damacy fa innamorare istantaneamente chiunque abbia la fortuna di provarlo e genera forse il più bizzarro tra i franchise moderni, per un totale di otto episodi sparsi tra vari formati. Va detto, però, che Keita Takahashi ha curato personalmente solo le prime due uscite. A proposito, se vi piace il suo mondo, fate un salto a questo indirizzo qui.

Chiudiamo questa estenuante rassegna con The Sims 2, seguito del popolare "simulatore di vita" firmato Will Wright, che all'uscita riesce a piazzare un milione di copie in dieci giorni (un record, per l'epoca) e che andrà avanti a vendere come un bastardo, fra gioco originale ed espansioni, per un bel po' di tempo. E qui potrei dilungarmi su tutte le novità introdotte da questo seguito, ma non lo farò per due motivi. Il primo è che io ho giocato tantissimo al primo The Sims (l'avevo pure recensito su PC Zeta!) ma non ho mai realmente affrontato i seguiti. Il secondo è che, onestamente, sono stanco morto di scrivere questo episodio di Old! Fatemi causa!

Mi limito quindi a dire che di The Sims 2, negli anni, usciranno anche versioni per praticamente qualsiasi console, portatili compresi, e si vedranno otto espansioni "maggiori", più altri pacchetti assortiti di vario tipo, riedizioni del gioco assortite, DLC e chi più ne ha più ne metta. Una vera e propria macchina sforna soldi, che proseguirà poi con un terzo episodio (in realtà un prequel) altrettanto di successo e una quarta, recente, uscita su cui è subito scattata la polemica. E per oggi è tutto. Pant. Puff.

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