Outcast GOTY 2014
Siamo alla fine del 2014, terzo anno di Outcast nel formato attuale, e anche questa volta ho voluto organizzare la tarantella dei nostri giochi dell'anno messi assieme alla rinfusa, un po' come capita, per celebrare tutti mano nella mano. La modalità è sempre quella: ho contattato un mucchio di gente presa a caso, fra membri fissi dello staff di Outcast, altri che partecipano in maniera molto saltuaria e tizi pescati per strada, e ho chiesto loro di scrivere del proprio gioco dell'anno (e perché) e di un altro premio a caso per puro gusto personale (e perché). Ovviamente poi hanno quasi tutti ignorato le mie istruzioni e fatto un po' quel che volevano, ma d'altra parte, che ci vogliamo fare, questo è Outcast, Outcast è così. E tanto per aumentare il casino, ho pure coinvolto i nostri lettori, sventolando loro davanti la carota dei codici omaggio Steam/eShop/PSN/Whatever per spingerli a raccontarci i perché e i percome dei loro giochi dell'anno. Li riconoscete perché non c'hanno la foto.
Ecco quindi che di seguito potete gustarvi il risultato, sufficientemente lungo da accompagnarvi durante il lungo processo d'indigestione che caratterizza le feste di fine anno. C'è roba bella per davvero, in queste righe qua sotto. Leggetevela.
Ah, ho anche cercato di linkare, dove possibile, le nostre recensioni dei giochi trattati. Così avete di che divertirvi e non vi lamentate se non pubblichiamo più nulla fino a lunedì.
Buona lettura e buon anno!
Stefano Talarico
Gioco dell’anno: Super Time ForcePerché? Perché i viaggi nel tempo hanno da sempre esercitato un certo fascino su di me. Non a livello di fisica quantistica, ci mancherebbe, è già tanto se so fare le sottrazioni… ma più a livello di entertainment “spicciolo”, quello che ci ha regalato perle tutt’altro che scontate come i primi due Terminator e la trilogia di Ritorno al Futuro, da cui non a caso proviene il 90% del mio frasario. Tutte le opere di intrattenimento che contengono viaggi nel tempo, paradossi e affini hanno sempre avuto una marcia in più, e non è un caso che il mio gioco dell’anno sia Super Time Force (e di riflesso anche Super Time Force Ultra per PC e, in futuro, PlayStation 4 e PS Vita): già il gameplay à la Metal Slug è sinonimo di successo, se in più ci aggiungete un continuo ritorno al passato per cambiare il presente, sparando a qualunque cosa si muova per cercare di creare un super soldato dallo sparo multiplo, la vittoria è davvero inevitabile. Tanto più che è uno dei giochi più scemi dell’anno, con una comicità tutta sbilenca e un sacco di personaggi adorabili, tra cui l’uomo di merda (davvero) e il dinosauro-skater-con-camicia-hawaiiana. Chi non lo gioca verrà colpito alla schiena da Buford Tannen.
Gioco più divertente del 2014: Sunset Overdrive Perché? Perché, un po’ come l’anno scorso con Dead Rising 3, Sunset Overdrive non è un gioco perfetto o inattaccabile, ma è davvero una delle poche robe che m’hanno messo genuinamente il sorriso addosso mentre giocavo. Scemo, citazionista, caciarone e sboccato, il nuovo sparatutto in terza persona di Insomniac Games è un coloratissimo crescendo di esplosività, capace di ridere sui suoi (pochi) difetti. E poi ha un editor di personaggi discretamente grosso e molto stupido, che nel 2014 è un pregio enorme.
Mad Max
Gioco dell'anno: The Evil WithinPerché? Difficile fare una cernita di giochi e decidere quale sia il mio gioco dell'anno, ma comunque, dovendo scegliere, direi che per me è stato The Evil Within. Il fatto è che giocarci mi ha ricoperto di un velo dolce amaro di amarcord. Ad ogni scena vedevo altri giochi scorrere davanti ai miei occhi, a cominciare dai Resident Evil di quando eravamo ragazzini. Insomma, gran bel gioco ma lo ho apprezzato mille volte di piu' per il valore nostalgico che mi ha dato ed è ormai sempre più raro beccare titoli capaci di darti qualcosa così, specie tra le produzioni blockbuster. I survival horror per le vecchie cariatidi sono un genere in via di estinzione e anche in questo The Evil Within mi ha dato qualcosa. Fa ben sperare per il futuro del genere. Vedremo?
Insomma, The Evil Within, mio gioco 2014:)
Davide Moretto
Gioco dell'anno: The Last DoorPerchè? In un anno di maturazione (anche se non di fioritura) della next-gen, The Last Door è stato un po' una frattura nello spazio tempo ludico. Un'avventura per PC punta e clicca, con una grafica da C64, scritta benissimo, con una colonna sonora ispirata e dei momenti di puro terrore. Questo è The Last Door, un omaggio unico, a mio avviso, a Lovecraft ed E.A.Poe, così potente da chiedersi come abbiano fatto i ragazzi spagnoli di The Game Kitchen a creare un gioco così coinvolgente, quasi cinematografico, con quattro pixel in croce.
Premio "Ma allora gli FPS sono ancora divertenti": Wolfestein: The New Order Perchè? Erano anni che un FPS non mi faceva divertire così. Certo, sparare ai Nazi ha sempre il suo fascino, e sparare ai Nazi in una linea temporale alternativa e distopica, forse, ancora di più. Il fatto è che con The New Order si torna a godere di un modo di fare FPS che non si vede quasi più, E la furbizia dei misconosciuti MachineGames è stata quella di creare una trama coinvolgente, a supporto di un gioco divertente e mai noioso.
Giuseppe Colaneri
Gioco dell'anno: Super Smash Bros. per Wii UPerché? Caro Babbo giopep,
il mio giuoco dell'anno è Super Smash Bros per Wii U. Anzitutto, perché è esagerato, assurdo, divertentissimo e unisce perfettamente il mood dei party game e un buon grado di profondità da picchiaduro. Poi, perché sono cresciuto a pane e Nintendo e Smash Bros Wii U è il sogno di ogni fanboy allo stadio terminale Nintendo, con la possibilità di scattare le foto che è puro feticismo made in N. Ha poi tante di quelle modalità che mi durerà da qui a Wii U 2, sempre se uscirà. E infine, perché posso creare il Mii del Nabacchio e usarlo per picchiare Samus al grido "AMME' I METROIDVANIA NON PIACCIONO", per la gioia di tutte le femministe in ascolto. Che non esistono, perché tanto le donne che giocano ai videogame o sono le Princess o sono uomini che si spacciano per femmine.
Erik Pede
Gioco dell'anno: Rock Boshers DX: Director's Cut Perché? Per diverse ragioni, tutte ottime, a mio modo di vedere. In primis, perché ci vogliono due attributi non indifferenti per proporre su PlayStation 4 e PlayStation Vita un gioco con una veste grafica aderente per sommi capi a quanto offerto dallo ZX Spectrum negli anni '80. In seconda battuta, ma non per questo in secondo luogo, perché Rock Boshers DX: Director's Cut è un gioco spassoso: non si prende sul serio, porta fino in fondo la sua evidente vocazione alla distruzione totale e lo fa nel migliore dei modi. E poi perché è un tripudio di fantasia, di umorismo e di divertimento senza fronzoli e senza distrazioni. Ci sono senz'altro parecchi titoli più complessi, più profondi e più ambiziosi di Rock Boshers DX: Director's Cut sul PlayStation Store e molti di essi meritano lodi e attenzioni, soprattutto nel caso di quelli prodotti dagli sviluppatori indipendenti, ma il gioco targato Tikipod rappresenta con buona probabilità la vetta dello 'spirito indie' per l'anno di grazia 2014, magari in tandem con Aqua Kitty DX (sviluppato anch'esso in casa Tikipod).
Premio “A me piace comunque!”: DriveClubPerché? Perché è un gioco sfigato, nato male, colpito da ogni problema di rete possibile e immaginabile, ma ciononostante lo trovo delizioso. Il modello di guida arcade è con buona probabilità il mio preferito di tutti i tempi, principalmente per via del modo in cui riesce a 'far sentire' le vetture; è comunicativo, leggero quanto basta e al tempo stesso molto fisico, il che mi manda in sollucchero. E poi il track design – punto di forza di Evolution Studios sin dai tempi delle prove su asfalto dei vecchi WRC per PlayStation 2 – è, almeno secondo me, una roba dell'altro mondo, tra scollinamenti senza una chiara visuale su quel che viene dopo e saliscendi da mal d'auto. Ho definito spesso DriveClub come un cantiere aperto, ma non in un'accezione negativa, perché gli sviluppatori hanno realmente continuato a lavorare sul gioco e lo stanno ancora facendo. Magari rimarrò solo soletto sui server, ma sarò lì ancora a lungo...
Francesco Riccobono
Gioco dell'anno: The Banner Saga Perché? Per quanto l'uscita dello splendido This War Of Mine (e di Dragon Age: Inquisition, che ancora non sono riuscito a giocare) abbiano fatto tremare il trono del mio GOTY 2014, tutt'ora la sua corona è detenuta da The Banner Saga. Succede sempre così quando i capolavori escono a inizio anno: si dimenticano e si relegano a quelle parti remote del nostro cervello che vengono oscurate da hype ed euforia delle nuove uscite. Ma come direbbe qualcuno, "Winter is coming" e non esiste tutt'ora sul mercato un gioco in grado di far provare il gelo sulla pelle come solo The Banner Saga è in grado di fare. Prima di tutto perché, in quanto gioco di ruolo estremamente punitivo, si devono fare i conti con elementi tendenzialmente innocui che alla fine si trasformano in megafregature: piccoli dibattiti nella carovana, una deviazione inaspettata e la perenne scarsezza di cibo. In più, il gioco di Stoic ha una delle migliori combinazioni artistiche di sempre: sia il tratto grafico, sia soprattutto quello sonoro mi hanno rapito al punto da comprarmi la colonna sonora praticamente ventiquattro ore dopo aver completato questo primo episodio della saga. Insomma, senza ombra di dubbio, è il gioco che più mi ha colpito in questo 2014, lasciandomi una malsana voglia di rigiocarlo ancora e ancora in attesa della continuazione. Se solo non fosse che non voglio cambiare i risultati (positivi e negativi) delle mie scelte...
Elena Avesani
Montagna pericolosa: Lo scorso ottobre, in occasione del mio compleanno, dovevo andare a fare un'escursione alla base dell'Annapurna: avevo già trovato posto da dormire a Kathmandu, una compagna di viaggio, una guida. Poi sono stata costretta a rimandare per problemi di lavoro. Dannazione? No, sono stata fortunata perché a metà ottobre, in Nepal, c'è stata una settimana di nevicate straordinarie e conseguenti valanghe, con numerosi morti e dispersi.
Montagna divanosa: Fosse stato pubblicato quest'autunno, il mio gioco dell'anno sarebbe stato Monument Valley. Invece è uscito a primavera, giusto il tempo di lasciarlo riposare nello scrigno dei gioielli e di vedere arrivare di gran carriera Far Cry 4, il gioco che mi fa chiudere con il botto questo 2014 videoludico. C'è un che di anomalo in questa mia scelta, perché i giochi free roaming non li ho mai amati, li ho sempre dileggiati, tenuti distanti, alla ricerca di confini stretti, tempistiche meno mastodontiche, trama solida e il minor numero possibile di side quest. #einvece #semelinanno #guardaunpo #maidiremai. Forse dovevo attendere le console di ultima generazione, per sentirmi a mio agio in una mappa vasta: di certo il panorama del Kyrat è mozzafiato e mi sono trovata spesso a passeggiare per i sentieri per il solo gusto di farlo. A fare missioni secondarie per nuotare in un laghetto. A svolazzare in girocottero. A morire sbranata dai leopardi. A commentare ad alta voce la settimana della moda del Kyrat. Quelle solite cose, sì, ma per me (a sorpresa) in un contesto avvolgente e attraente. Far Cry 4 è riuscito nell'intento di farmi piacere un free roaming, per me vale assolutamente il titolo di gioco dell'anno.
Stefano Luccardi
Gioco dell'anno: The Wolf Among Us Perché? Beh per la storia. Chiaro, sono usciti gioconi con altri budget, altre ambizioni e sicuramente un maggiore hype, però avevo voglia di farmi trasportare, di non dover sparare o farmi spaccare le pupille da mille cose su schermo, avevo voglia di appassionarmi a un videogioco in maniera progressiva, gustandomi il procedere degli eventi con calma. Fattore essenziale per il mio apprezzamento è stata la pubbilcazione "dilazionata" delle puntate, che mi ha permesso di stare dietro alle uscite e di non dover giocare per ore e ore di fila, correndo il rischio di spezzettare la storia, perdendo entusiasmo nei momenti morti. Lo stile "serie TV", a mio avviso, mantiene a livelli altissimi la tensione tra un episodio e l'altro. Personalmente, ho sempre comprato e scaricato la "puntata" nuova con grande voglia ed entusiasmo, che ogni volta è stato ripagato. Non ero un fanatico del fumetto Fables da cui è tratto il gioco, quindi l'ho affrontato completamente vergine e, beh, sono stato completamente soddisfatto dall'esperienza. So che molti l'hanno criticato, non a tutti è piaciuto, però io mi permetto di fare i complimenti a Telltale ancora una volta per un'avventura che mi è rimasta dentro in maniera speciale. Well done...e grazie anche per avermi obbligato a rispolverare e affinare il mio inglese scolastico che altrimenti sfoggio solo in caso di trasferte londinesi, facendo puntualmente pessime figure. Tanti auguri a giopep e a tutti, spero di ascoltarvi e leggervi presto.
Pier Leo Masciarelli
Gioco dell’anno: Grand Theft Auto VPerché? Esiste sempre un perché? E quale è il mio, se non uno dei tanti che avete già sentito? Non commetterò mai l’errore di influenzare la fantasia, spezzare la creatività, convogliare le idee, armonizzare i pensieri o seguire gli schemi. Che cosa è la verità, se non una increspatura nel punto di vista dell’osservatore? È forse Il padrino un film che inneggia a comportamenti mafiosi o il mero racconto di quella che è stata la storia dell’Italia in America nei primi anni cinquanta? Che cosa vuol dire libertà? Forse è l’arte codificabile in un Vangelo di regolamenti? Bene, Rockstar Games ha fatto con GTA V quello che ha fatto Michelangelo Buonarroti con il naso del suo David, ha solo fatto finte di cambiare stile e la scelta vince e stravince ancora una volta. In fondo basta osservare con attenzione un film come Continuavano a chiamarlo Trinità per comprendere quanto il giudizio sia tanto vicino ai discorsi di corridoio e tanto lontano dalle stanze delle biblioteche. Nel film, infatti, Nessuno, interpretato da Trinità, utilizza la tipica frase popolare “L’ho sentito dire anch’io” per creare il caos necessario a far andare al tappetto gli sventurati avversari in affari.
https://www.youtube.com/watch?v=-OSAkFccUPA
GTA V altro non è che un buon film vissuto con la libertà del free roaming. Sento spesso parlare di giochi e di violenza. Bene, sfatiamo subito un mito: con GTA V il giocatore ha la possibilità di fare la scelta giusta. Non è il gioco a essere violento, sono le scelte del suo fruitore a rilevare che persona è quella che gioca. Re indiscusso del gioco è il Gabbiano Jonathan. Sì, perché sembra quasi di sentire le avance del pennuto in questione al cielo all’atto di utilizzare i tanti mezzi a disposizione per osservare l’arancione di poligoni. Easter egg non da poco è quindi quella di potere utilizzare un Albatros e il suo amico più grande: il vento.
Questa non è una recensione, nessuno dei miei scritti è una recensione. Queste sono righe borderline, quelle più al limite. Perché ho una simpatia innata per gli esploratori, per quelli che ci credono sempre, per chi ama le soluzioni più che i problemi. E chi più di un borderline sa come si affrontano i problemi? Di certo, nessuna visuale in prima persona può darci un’idea di come è guidare una Lamborghini o affrontare l’amara vita e le sue scelte. E allora perché GTA V mi ha colpito tanto? No, non è per la grafica della PS4 o per i pastelli della PS3, non è per la libertà di gioco o per la possibilità di volare, che sicuramente è qualcosa di meraviglioso. Di GTA V mi ha colpito la voglia di riscatto di Michael De Santa. Un Uomo che ha perdonato i suoi figli, la sua donna e con ciò mi ha mostrato la sua grandezza, il suo amore, la sua pienezza. Sì, perché si può essere fieri anche nella sconfitta, si può essere grandi anche da piccoli. E che dire del migliore di tutti, Trevor Phillips, un uomo che ha perdonato il suo migliore amico e ha lottato con lui fino alla fine? Un folle con i problemi di un pazzo e la lucidità di un fratello. Che cosa è l’amicizia, se non un gesto di amore, dedizione, cura e voglia di confronto, anche quando va tutto male, anche quando si litiga? Le persone non smettono di essere amiche, lo decidono. Chi ci crede nel profondo, chi ci crede davvero, avrà sempre voglia di non buttare tra le nuvole il tempo della costruzione.
GTA V è un film che parla di amicizia, di amore, di dedizione, di cervello, di organizzazione, di soluzioni. Le azioni non sono solo quelle bancarie, ma anche quelle degli uomini. Quelli di una volta, quelli con la U maiuscola. Uomini che non si lamentano, anzi che sfasciano e poi trovano la forza di ricostruire. In fondo, chi non ha sbagliato, su questa terra? Ma quanti hanno il coraggio di ricominciare alla luce delle esperienze passate, dei trascorsi burrascosi, della sofferenza. Questa è la grande differenza che c’è tra Uomini e frichini.
Questo è GTA V.
Emanuele Bozzano
Gioco dell'anno: Hearthstone: Heroes of Warcraft Perché? Io, di giochi usciti nel 2014, ho giocato solo ad Hearthstone. Però è il mio GOTY non perchè è l'unica cosa che ho giocato, è il mio GOTY perchè per colpa sua non ho giocato ad altro. Non l'avrei mai detto ad inizio anno, principalmente per due motivi. Il primo è che non ho mai giocato seriamente a giochi di carte collezionabili, il secondo è che sono la persona più ignorante al mondo per quanto riguarda l'universo di World of Warcraft.
Però, dopo tutte le opinioni positive su Hearthstone, ho deciso di provarlo, tanto è free to play! Mi ha preso da subito, soprattutto grazie al tutorial, che è veramente snello e divertente. Andando avanti si capiscono a fondo le meccaniche, si impara ad evitare di cadere nelle trappole dei nemici e dà grandi soddisfazioni. Poi c'è la componente casuale, c'è il RNG, che crea dei momenti esilaranti.
Mi piace anche il fatto che, pur essendo un semplice gioco di carte, ci sono tante belle animazioni, c'è un doppiaggio fantastico e la musica di sottofondo che crea l'atmosfera perfetta.
Tra l'altro si è creata una bella community, soprattutto grazie al fatto che Hearthstone è il gioco ideale da guardare su Youtube o Twitch. E ovviamente Blizzard ha già pubblicato un'espansione (molto bella), a breve ne arriverà un'altra e già da adesso sto farmando gold. Mi sa che sto diventando un fanboy Blizzard.
Lorenzo Antonelli
Gioco dell'anno: Assetto Corsa (avevate qualche dubbio?) Perché? Perché Aspetto Corsa, perché al cuor non si comanda, perché alla fin fine saranno pure emozioni mie, perché sì e perché frèchete. Ancora, perché Assetto Corsa supera l'alienazione della guida automobilistica e il suo sogno, perché non v'è alcuna frattura col reale, perché è la coscienza di questa frattura e il prodotto del suo superamento, perché i ragazzi di Kunos Simulazioni sono persone splendide e perché, grazie a loro, ho guidato una Nissan GT-R a Vallelunga. Una Nissan GT-R vera, mica pizza e fichi. Che, per la cronaca, non ho mai mangiato, ma (sulla carta) dovrebbero essere un'accoppiata vincente. Magari con del formaggio fuso tout court.
Adepto Corsa, quindi.
Cortozanna
Gioco dell'anno: The Legend Of Zelda: A Link Between WorldsPerché? Il mio GOTY 2014 (dal 2013) è The Legend Of Zelda: A Link Between Worlds, perché sono un nintendaro ritardato (o forse viceversa) arrivato a quarant'anni vergine di Zelda bidimensionali e assetato di un gameplay dissetante gusto limone e fragola a trama non invasiva.
Ciao e grazie.
Fabio Bortolotti
Gioco dell'anno: Whatever Perché? Il premio Kenobit per il miglior gioco del 2014 va a... rullo di tamburi... non lo so! Davvero, non lo so, ed è perché dal mio punto di vista il 2014 vince il premio di anno dell'anno, perché mi ha regalato dodici mesi di felicità videoludica quasi ininterrotta, alla faccia di chi dice che i videogiochi belli come una volta non li fanno più.
Premi accazzodecane: Varie ed eventuali Perché? Il premio "Prendi la DeLorean e fai schiattare d'invidia il te stesso del 1989" va a Elite: Dangerous, per aver realizzato i miei sogni spaziali e aver renderizzato quello che il mio cervello si immaginava ai tempi di Frontier e Privateer. Il premio "Pinguino" va a Tim Schafer e al suo Broken Age, per avermi lasciato con le braghe calate con un atto primo bellissimo, seguito da undici mesi di vuoto torricelliano. Il premio "Se abitaste a Milano vi inviterei a cena una sera sì e una sera sì" va a Devolver Digital, che si riconferma la realtà più bella del panorama attuale: mi è piaciuto pure Hatoful Boyfriend, fate vobis. Il premio "Pensatore" va a The Talos Principle (che guarda caso sbuca dalla scuderia Devolver), per avermi fatto realizzare di essere un'I.A. buggata. Per finire, il premio "Miglior gioco che non ho giocato", va al nuovo Geometry Wars. Non ho ancora avuto tempo di provarlo, ma tutti gli amici che mi incontrano mi dicono che è la cura di tutti i mali e il segreto della felicità (io ti ho fatto presente che insomma, ndgiopep). Menzione bonus per tutto quello che ho giocato in streaming, non tanto per i giochi, ma per l'esperienza "multiplayer" con il pubblico. Viva Internet, viva gli epilepsy warning, viva le festività pagane.
Big Deku
Gioco dell'anno: Dragon age inquisition Perché? Ha migliorato sensibilmente tutti i difetti storici della saga, implementando con intelligenza caratteristiche nuove (elementi gestionali) e prendendo con buon gusto elementi che funzionavano in altre serie (il crafting di The Witcher 2, la struttura open degli Elder Scrolls) senza snaturare un prodotto che rimane molto riconoscibile.
Il gioco è incredibilmente coinvolgente, con personaggi ben tratteggiati che hanno relazioni complesse tra di loro (nei limiti di un GdR fantasy dalle tematiche piuttosto classiche). Se non è mai piaciuta la serie dubito che possa piacere questo ma per tutti gli altri, secondo me, è un must have.
Sono sicuro che Pocoto avrà da ridire su questa scelta ma gli si vuole bene anche per questo ;)
Claudio Chianese
Gioco dell'anno: Endless Legend Perché? Insomma, giocare con gli strategici – che poi è un po' uno stile di vita, tipo essere fan di Nanni Moretti – non è come giocare col tutto il resto, che ti compri un gioco, ci giochi, vedi come va a finire e poi ti dici che hai fatto un'esperienza. No, è più come preparare un esame, che parti tre mesi prima e, si spera, ne sai un po' di più ogni giorno. Poi compri i DLC, ti scarichi i mod, ti disegni i piani di battaglia su un foglio di carta e, insomma, il tempo passa. Di conseguenza, i miei veri giochi preferiti del 2014, quelli che ho giocato di più nel corso di quest'anno, sono usciti nel 2013 (Europa Universalis IV, Rome II), nel 2012 (XCOM, Crusader Kings II) o ancora prima (Panzer Corps). Quindi, la storia recente lascia sul campo, più o meno, solo due contendenti: Endless Legend e Civilization: Beyond Earth.
Il gioco di Firaxis è una corazzata del genere, con le sue magagne ma anche con una gloriosa tradizione che si vede tutta, quindi eleggerlo sarebbe troppo facile. Resta l'outsider dei ragazzi di Amplitude, un gran bell'esempio di come si possano fare bei giochi indipendenti semplicemente raffinando idee tradizionali, senza spolverare di hipsterismo indie ogni riga di codice. C'è Master of Orion II, c'è Master of Magic, c'è Civilization: tutte lezioni che Amplitude ha studiato a memoria. Innovazione onesta, consapevole dei propri limiti, e tanta devozione al genere: poi ci hanno lavorato su ed è migliorata anche l'intelligenza artificiale, quindi poche scuse per non comprarlo. Endless Legend funziona come gioco di strategia, non pretende di essere altro che un gioco di strategia. E basta, non è un commentario sociopolitico e non è un simulatore di contrabbasso. Io firmo.
Premio Molyneux per le speranze infrante: Chi di speranza vive disperato muor, diceva qualcuno. Morto non proprio, ecco, ma ci sono rimasto male con roba come Godus, Planetary Annihilation, Spacebase DF-9. Vai a fidarti dei video su Kickstarter.
Paolo Delmarco
Gioco dell'anno: Monument Valley + Forgotten ShoresPerché? Per me il GOTY 2014 e sicuramente Monument Valley + ovviamente Forgotten Shores, perché in un momento in cui il tempo è assai poco, in un momento in cui ci sono brutture di ogni sorta tutt'intorno, in un momento in cui basta spara spara... aiutare la piccola principessa Ida in questi luoghi stupendi ed onirici ti sembra una cosa doverosa. E se poi sei accompagnato da quei soavi motivetti ti senti decisamente in pace con il mondo... E se in più tuo padre di 75 anni lo scorge sul tuo smartphone, se ne innamora, decidi di installarglielo sul suo ipad e vi ritrovate a parlarne addirittura al telefono, commentando i progressi man mano, beh il gioco dell'anno È Monument Valley... grazie Ustwo.
Vincenzo Aversa
Gioco dell’anno: Valiant HeartsPerché? Sono troppo anziano per preoccuparmi solo del gameplay e ho sempre dato grande importanza alla qualità delle storie che i videogiochi cercavano di mettermi davanti agli occhi. Qualità troppo spesso neanche sufficiente, purtroppo. Valiant Hearts è un giochino, vince facile con enigmi mai troppo complicati e qualche sezione di divertimento preistorico, ma resta il più bel videogioco di guerra su cui abbia mai messo mano. Perché ci sono uomini e non eroi, c’è la cruda storia e non una sceneggiatura, perché la morte ha un peso specifico in Valiant Hearts, non è un achievement da sbloccare. I più inorridiranno, ma è questo il tipo di videogioco che mi aspetto di portare nella tomba.
Premio "Fatene anche 12 all’anno che li compro tutti": Assassin’s Creed Unity Perché? Cosa abbia spinto Ubisoft al cambio di rotta a partire da Black Flag non mi è chiarissimo, ma ora la serie è indubbiamente una di quelle che non mi stanco facilmente di giocare. Non che la consideri perfetta, tutt’altro, ma trovo ancora fascinoso muovermi all’interno di una città meravigliosa come uno Spider-Man d’annata. Segati finalmente i mostruosi tutorial, le missioni di “seguimi per due ore e zitto” e gli altri extra addirittura fuori di testa, Assassin’s Creed rimane un gioco di muoversi tra i tetti raccogliendo cose e guardandosi intorno. Nulla che mi scaldi il cuore, per carità, ma sufficiente per tenermi incollato ai suoi mille day one.
Daniele Barberi
Ecco la mia top 3 GOTY 2014: 1. Driveclub Gioco così così, online scarso, ma è l'unico gioco di guida su PS4 e l'unico franchise next-gen nuovo del 2014. 2. The Evil Within 3. Destiny
Marco Mottura
Gioco dell'anno: Monument Valley Perché? Scelgo un videogame per dispositivi mobile che costa meno di quattro euro come mio personalissimo Game of the Year non per un impeto di vis polemica di fronte ad un'annata sinceramente un po' deludente, o peggio ancora per una sorta di spocchiosa revanche hipster: no, scelgo Monument Valley perché a mio modo di vedere l'opera di ustwo rappresenta davvero un capolavoro di (game) design tout court.
Un gioco indubbiamente piccolo nei contenuti ma enorme nei significati, nelle atmosfere e nell'esperienza: in compagnia della Principessa Ida ho fatto un viaggio incredibile all'interno di dimensioni impossibili come il triangolo di Penrose, tra corvi più o meno minacciosi, amichevoli totem silenti e mondi talmente meravigliosi da mozzare il fiato (e da meritare uno spazio tutto loro all'interno di un museo!). Direzione artistica strabiliante, uso dei colori da sindrome di Stendhal istantanea e colonna sonora squisitamente evocativa completano il quadro di un videogioco che non dimenticherò facilmente, con oltretutto il pregio non comune di essere apprezzabile davvero da chiunque. Pura e autentica poesia, nulla da aggiungere.
Premio "se non lo menziono ci rimango male da solo": Wolfenstein: The New Order. Perché? Nonostante siano usciti nel 2014 almeno altri due videogame a mio avviso complessivamente migliori di Wolfenstein: The New Order - ovvero Titanfall e Bayonetta 2 - sento comunque il bisogno fisico di citare e di lodare il titolo Bethesda, perché semplicemente un FPS così gustoso, stracolmo di carattere e godereccio da giocare non si vedeva davvero da anni. The New Order è il trionfale ritorno dello sparatutto in prima persona "come una volta": un tonante VAFFANCULO al multiplayer, una campagna longeva e stracolma di situazioni e di ambientazioni sempre nuove, un level design finalmente ancora arzigogolato e complesso, un gunplay che commuove (chi ha detto uno shotgun per mano con conseguente passata di pomodoro degli arti dei nemici??) e addirittura una storia interessante e raccontata con inaspettato acume ed echi hard-boiled. La vera sorpresa dell'anno, senza se e senza ma: lode e gloria ai Machine Games (aka gli ex-Starbreeze), gente che veramente sa osare e portare a casa un risultato forse insperato. Insomma, cosa volere di più dalla vita? Io, incontentabile, azzarderei un sequel coi dinosauri nazisti... e poi potrei pure morire felice.
Andrea
Gioco dell'anno: Mario Kart 8Perchè? Perchè è veloce, fuori di cozza, simpatico da giocare con gli amici. E poi è Mario Kart in HD, cosa chiedere di più? Dà un minimo di senso al pad (ci si schiaffa la mappa), gli oggetti sono sempre belli e rosicare sulla linea del traguardo per colpa di un guscio blu non ha prezzo. E poi è un gioco Wii U, che tutti dicono che non ci sono giochi, ma in realtà io continuo a vedere gran gioconi su Wii U, quindi è lui senza dubbio (non ho ancora comprato Smash Bros, altrimenti credo che il mio voto sarebbe stato diverso)!
F. Mangiaracina
Gioco dell'anno: REVOLVER360 RE:ACTOR Perché? Era da tanto, troppo tempo che, per un motivo o per l'altro, non riuscivo ad appassionarmi così tanto ad uno shoot 'em up giapponese. E invece me ne sono innamorato, giocando e rigiocando centinaia di volte ogni singolo livello, un po' per studiarmeli, provare diverse tattiche e cercar di scalare le classifiche, un po' per il piacere di tuffarmi in quell'abisso blu, a tutto volume, e godere a più non posso. REVOLVER360 RE:ACTOR non è solo il mio gioco dell'anno, va direttamente a piazzarsi tra i miei shmup della vita, e difficilmente riuscirò a negargli una partita ogni tanto per chissà ancora quanti anni.
Premio prima o poi/mannaggia a me: Drakengard 3 Perché? Pur non avendo giocato i precedenti capitoli della serie, ne ho persino prenotato la collector's edition senza pensarci due volte, avendo adorato Nier, gioco sviluppato dallo stesso autore, tale Taro Yoko. Purtroppo sono uno che sente il bisogno di giocare le serie in ordine cronologico e, pertanto, ho recuperato anche i primi due Drakengard. Non l'avessi mai fatto. Porca miseria che giochi osceni. Il primo ha anche le sue belle idee ed una narrazione sperimentale interessante, ma Dio santo che porcheria di giocabilità, quante bestemmie, quanto fastidio, che tortura. Sono riuscito a finirlo, rantolando (ma senza avere il coraggio di completarlo al 100%, avrebbe richiesto all'incirca il quadruplo delle ore), e dopo essermi un po' ripreso ho iniziato il secondo che sembra partire un po' meglio almeno come gameplay, ma si rivela un'altra schifezza (tra l'altro, a cui non ha partecipato l'autore originale a causa di idee di trama troppo bizzarre che probabilmente l'avrebbero reso più intrigante) e ce l'ho fermo lì da un bel po', arrivato probabilmente ad una parte finale che sembra però non terminare più. Vedrò di riprenderlo in questi giorni sperando finisca presto e poi potrò finalmente passare a Drakengard 3. Ma ho paura, tanta paura.
Paolo Gimondi
Per molti super esperti del settore, la scelta del gioco dell’anno è il risultato di complessi calcoli che comprendono un numero infinite di variabili. Cos’ha questo gioco in più di quell’altro, cos’ha rappresentato questo titolo rispetto ai competitor e tante altre cose che poco centrano col gioco stesso; riservandosi poi la postilla a fine articolo col solito predicone sullo stato, ovviamente insoddisfacente, del settore. Purtroppo, però, la voglia di mettersi lì con l’abaco viene parecchio meno quando ti rendi conto che buona parte degli articoli che hai scritto nella tua “carriera” probabilmente li hanno letti solo chi li impaginava e pochi altri, e quei pochi altri non si sono quasi mai degnati di mezzo commento. Ti ritrovi lì a pensare alla tua vita, mentre fissi un soffitto a 25 anni con un mutuo di 30, credendo ancora che scrivere di giochini ti porterà alla pensione, quando in realtà, forse, hai coperto una rata con il “lavoro” di quattro anni.
Data la premessa, per me il 2014 è l’anno del lavoro, quello vero: lasciando malamente alle spalle l’università, allontanando per un po’ la vista da articoli mal scritti, ho balenato inizialmente tra uno stage finito quasi in lacrime napulitane (dove per chiudere il cerchio della tristezza ho anche acquistato una PlayStation 4 per giocare a Watch Dogs), passando poi per sei mesi di “fissare il soffitto” che mi hanno portato senza un preciso perché a passare ferragosto a Colonia, per poi arrivare finalmente alla sottoscrizione di un contratto a tempo indeterminato (con conseguente volano di eccitazione sfociato nell’acquisto di Xbox One senza un preciso motivo).
In tutte e tre le fasi di questo mio 2014, lo spazio vero e proprio per giocare seriamente a qualcosa con impegno e dedizione è ovviamente mancato (si, fissare il soffitto porta via un sacco di tempo!): ho lasciato a metà Shadow of the Damned, cosa che mi ha psicologicamente impedito di inserire nella console Killer is Dead, ho iniziato e abbandonato dopo meno di un’ora a testa BioShock Infinite e Tomb Raider e infine ho schifato un sacco di altra roba arrivata tramite abbonamenti o scambi tra amici. Ma in tutto questo, di roba targata 2014 ancora non se n'è vista.
Per me il 2014 è iniziato a maggio con un Watch Dogs che, dopo averlo dovuto giocare dieci minuti alla volta, per otto ore al giorno, per quattro giorni di fila (dentro un container), un po’ mi sentivo obbligato a doverlo comprare e spulciare in ogni particolare. Per una settimana buona, con i suoi alti e i suoi (drammatici) bassi, mi ha ammaliato e intrigato, tanto che quasi mi ha spinto a provare il mai tentato trofeo di platino. Ma per fortuna Mario Kart 8 mi ha fatto rinsavire e mi ha insegnato che la vita è sempre migliore, dopo l’uscita di un nuovo gioco Nintendo.
L’appuntamento successivo è fissato per settembre e nel mentre mi sono sparato in rapida successione due gioiellini della produzione digitale Ubisoft, tanto buoni da portarmi letteralmente alle lacrime. Alla fine giunge settembre e con lui arriva anche Destiny, che per la terza volta mi costringe a rifare i primi otto livelli, e per la terza volta mi annoia ad ogni singolo colpo sparato. Incredibile a dirsi, per uno come me: fattori esterni, meteoropatia… non si sa; sta di fatto che, arrivati a settembre, la depressione videoludica ha iniziato a rampare rabbiosa.
Qui arriva l’ultima delle tre parti lavorative sopracitate: col primo stipendio da impiegatuccio ti compri la console che ti manca, arrivi a casa e pensi di passare il resto della tua vita a giocare a quattro Halo contemporaneamente. In realtà lo scoglio del download di 60 GB è qualcosa di estremamente spaventoso, mentre c’è lì già pronto un certo Sunset Overdrive, capitato quasi per caso. Un caso fortuito che, di partita in partita, di salto in grindata, si staglia a mo' di congiunzione mistica dei sensi.
Sunset Overdrive è qualcosa che tutti si dovrebbero concedere ogni tanto nel dopolavoro; un videogioco che sa di essere un videogioco e che quindi non deve trovare delle risposte assurde per dare un senso a delle cose che devono assolutamente succedere in un videogioco. Semplice, lineare e chiaro il più possibile, non inganna il giocatore e non lo raggira con complicati costrutti narrativi: diverte e basta.
Come il protagonista che da snobbato netturbino improvvisamente si ritrova a fare la parte del più figo dei super eroi cazzuti, senza un ben precisato perché, così anche il giocatore può guardare oltre la finestra dopo le canoniche nove ore d’ufficio (ma anche dieci, che gli straordinari capitano sempre; ma anche dodici, se si conta l’ora per andare e l’ora per tornare) e scoprire che fuori c’è un mondo fatto di colori e divertimento. Divertimento che non passa per assurde spiegazioni, crescite poco sensate del personaggio o ore di attesa, ma è immediato e sempre appagante.
Grazie alla capacità di sfondare la quarta parete in una maniera sopraffina, all’umorismo colmo di citazioni all’ambiente nerd e ad una storia che cerca di spiaccicare assieme situazioni e personaggi al limite dell’assurdo, Sunset Overdrive finisce per essere un compagno perfetto se si è alla ricerca della rivincita contro un mondo crudele fatto di camicie, cravatte e scadenze da rispettare. La frase promozionale “Of course you can, it’s a fucking videogame”, è effettivamente un ottimo modo per riassumere il gioco stesso.
Giusto per fare un po’ di contropolemica, con questo gioco più che mai si può facilmente notare come l’internet dei lamentosi sia per lo più costituito da persone che apprezzano perdere del tempo, perché imputare a Sunset Overdrive di essere troppo facile vuol dire non aver proprio capito il senso alla base del gioco.
Andrea Maderna
Gioco dell'anno: Fract OSC Perché? L'ho già raccontato a questo indirizzo qua, ma diciamo che, al di là degli ottimi puzzle e della notevole realizzazione globale, ho amato la capacità di farmi sentire davvero all'interno di un mondo "altro" e il coraggio di non stare lì a spiegarti ogni singolo centimetro con frecce, riassunti e dettagli vari. Tutto in mano al level design e alla strutturazione degli ambienti. Così si fa. E in culo a chi considera un difetto la mancanza di indicazioni chiare per ritardati del nuovo millennio.
Premio "C'è qualcosa di grande fra di noi": Elite: Dangerous Perché? L'elenco dei giochi che "assolutamente, appena riesco, voglio troppo mettermici" cresce ogni giorno che passa a vista d'occhio, aiutato anche dal fatto che continuo a infilarci roba vecchia di anni, se non decenni, mica solo le nuove uscite. In mezzo a quel marasma, però, tocca ammetterlo, ci sono alcuni giochi che hanno forse meno chance di altri. Sono quelli della categoria "cinque ore di durata ci sembravano poche". Figuriamoci una roba dalla longevità potenzialmente infinita come Elite: Dangerous. Sono sicuro che ci metterò mano, anzi, guarda, ho intenzione di farlo nei prossimi giorni (le ultime parole famose), ma quanto riuscirò a giocarci? Va a finire che mi sono comprato l'X-52 Pro per rigiocarmi Wing Commander IV. Che va pure bene, in fondo. C'è qualcosa di grande fra di noi, Elite: Dangerous. Si chiama vita.
Diego Inserauto
Il gioco migliore dell’anno è Hyrule Warriors per Wii U. E il videogiocatore peggiore dell’anno è il nintendaro e quindi io me medesimo in persona.
Perché il nintendaro si lamenta se non escono le third party sulle console Nintendo. Chepperò quando poi escono non le comprano, sono belli solo i giochi nintendo, tutto il resto puzza di pesce.
Quindi quando è uscito Samurai Warriors 3 per Wii: che schifo. Hyrule Warriors? È una figata! Che se tutti i musou sono così, svuoto il mio porta rupie e li compro tutti, come ho fatto a ignorare questa saga finora??? Ah! Vero, è perché sono un nintendaro.
Fatto sta che ci sto giocando più che a Mario Kart 8, Bayonetta 2 e Super Smash Bros. e sebbene questa triade sia più indicata al candidato di gioco dell’anno (volendo anche gioco della console o della gen, parliamo di titani attesi da anni), nel pieno stile borderline di Outcast, aggiungo un bel ‘stica: Hyrule Warriors mi ha tenuto il Wii U acceso e mi sta infervorando come pochi giochi ormai riescono a fare.
Forse per un appassionato della saga non ci saranno grosse novità, si tratta sempre di menare le spade nei punti nevralgici del campo di battaglia, combinando quel minimo di strategia con quel massimo di scateno-le-combo/picchiapicchiasquarta, previa livellaggio di personaggi e armamentario. C’è un brivido adrenalinico nell’esecuzione dell’azione più ignorante e brutta, però ci sono anche le suggestioni tipiche di Zelda. L’equivalente filmico di questo gioco sarebbe un Mercenari ambientato a Mordor, quello letterario un Promessi Sposi riscritto da Stephen King. E in più c’è Midna che l’è sempre una bella fija, versione donnone e versione Twilight per i fan del furry.
Davide Giulivi
Gioco dell'anno:TitanfallPerché? Un lustro di CoD e Battlefield ci aveva trasformati tutti in ragionieri. Gente attenta a nascondersi dietro gli angoli di mappe conosciute a menadito, in attesa che un avversario ignaro ci voltasse le spalle. Pronti ad intervenire solo in presenza di una superiorità numerica, o del giusto numero di perks.
Un orrore riproposto ad ogni stagione natalizia. Poi, un giorno qualsiasi di marzo, dal cielo sono arrivati i robot. Non sono atterrati dolcemente, no. Sono piombati sul terreno come meteore, ci hanno visto lì, persi tra i nostri anonimi AK-47, e ci hanno tirato su con la manona.
E dopo un attimo eravamo tutti di nuovo dei supereroi: camminavamo sulle pareti, danzavamo tra le gambe dei Titani imbracciando armi da contraerea e salivamo sulle loro schiene per domarli. E poi vuoi mettere che figata è schivare i proiettili di tre nemici che credono di averti finalmente accerchiato e a tradimento si ritrovano davanti ad un colosso di acciaio e titanio, mentre tu urli nel microfono "WHO'S YOUR DADDY NOW?"
Marco Paglia
Gioco dell'anno:LEGO Batman 3: Gotham e oltre Perché? È il gioco perfetto per i videogiocatori con la sindrome di Peter Pan.
Traveller's Tales non tradisce. Dai suoi giochi con licenza LEGO ci si aspetta umorismo, una marea di personaggi e la spensieratezza legata al basso livello di sfida. Più che giustificato, pensando che il gioco in teoria sarebbe rivolto ai bambini. In teoria, perché LEGO Batman 3 è denso di effetto nostalgia: in ogni livello, infatti, fa la sua apparizione Adam West, il primo attore ad aver vestito i panni di Batman in TV nel lontano 1966 (alcuni lo ricordano come “il Batman con la pancetta”). Si impersonerà addirittura il Batman del ’66 contro i suoi nemici storici in un livello di desuetudine lessicale fuori dal comune.
Credo che difficilmente un bambino conosca il vecchio telefilm, quindi il target si allarga dal bambino odierno a coloro i quali erano bambini almeno una ventina di anni fa.
Perché vecchio si, ma maturo mai!
Alessandro Martini
Tonimola
Gioco dell'anno: Portal 2 Perché? Giocato con colpevolissimo ritardo per motivi tuttora sconusciuti (non è vero, lo avevo lì da svariati mesi ma per pigrizia mentale ho giocato ad altro) è stato sicuramente il titolo che più mi è piaciuto giocato quest'anno. I motivi sono tanti: mi sono divertito a risolvere i puzzle, mi sono incazzato con me stesso quando non ci riuscivo, mi sono dato del coglione quando poi capivo come si risolvevano, mi sono fatto prendere dalla trama, SPOILER/ mi sono affezionato a Wheatley per poi odiarlo a morte e poi riaffezionarmici /SPOILER. Pensate che sto perfino cercando di convincere qualcuno a venire sotto le feste a casa mia per fare la co-op (causa connessione merdosa che mi impedisce di giocarci online).
Ma più che altro sono veramente amareggiato per non averlo giocato prima e per avere dato priorità ad altra merda molto più noiosa.
Alessandro Billeri
Gioco dell'anno: Hearthstone: Heroes of Warcraft Perché? Non fosse altro per le ore che ci ho passato! Alla fine il gioco Blizzard non è nemmeno un vero e proprio videogioco... è un gioco da tavolo che riesce ad accomunare in maniera lineare, forse per la prima volta, un pubblico da PC e da Tablet in un combattutissimo scontro online. Tutt'altro che perfetto, probabilmente sbilanciato, facile da iniziare ma difficile da padroneggiare bene, offre la migliore esperienza di gioco freemium del mondo su qualunque piattaforma mai esistita in qualunque universo (ed ho finito i superlativi).
Può essere realmente giocato tutto e per sempre senza spendere una lira (un euro) e senza trovarsi di fronte reali picchi di difficoltà dovuti alla vostra tirch... ehm, parsimonia... Lo so anche io che quando vi trovate quello con OTTO leggendarie nel mazzo vi girano i cosiddetti, ma alla fine ci si diverte anche senza puntare ad essere i migliori al mondo, no? E magari si può trovare il modo di arrotolare tutte le otto leggendarie del tipo ed inserirle laddove non si può dire, pur usando un mazzo meno luccicante.
Premio "Migliore console del 2014": iPad Air 2 Perché? Nell'anno di iPhone 6 e compagnia, il vero gioiello Apple è passato quasi sotto silenzio. Lo so che la gara è facile: le altre console sono uscite nel 2013, ma l'iPad Air 2 è la migliore del biennio 2013-2014 (tié). Leggerissimo, potentissimo, con un parco giochi enorme (anche tenendo conto solo dei giochi "decenti"), con una grafica spettacolare, piattaforma ideale per il retrogame e pure dotato della possibilità di usare dei validi joypad. Che chiedere di più? Il coraggio di buttarci dentro più giochi da console e la morte dei freemium della Electronics Arts.
Premio speciale "perchè sì"': Broken Age, sperando che il finale sia all'altezza dell'inizio. Games Of Thrones di Telltale, sperando che sia all'altezza della serie TV (ma già con Tyrion e Margaery si parte bene). Civilization Revolution 2, perchè adoro Sid Meier: è per merito suo (o colpa sua) se sono un videogiocatore. XCOM: Enemy Within perchè prima o poi troverò il tempo di giocarlo... intanto stai lì.
Honoo
Gioco dell'anno: TxK Perché? Per quanto lo consideri il gioco più bello di quest'anno, io TxK non l'ho ancora finito. Ogni volta che ci voglio giocare accendo PS Vita, cerco l'icona sullo schermo, ragiono troppo, mi arrendo dedicandomi ad altro (Spelunky). Prepararsi a una partita è difficile, tipo accettare di dover perdere il pomeriggio in commissioni varie tra assicurazioni e bollette, ponendo per assurdo che pagare le imposte sia divertente. No anzi, diciamola bene. Dire a sé stessi "Ora mi metto a giocare a TxK" è come ritrovarsi sulla salita grossa delle montagne russe, quando sei in balia tra vertigini, ansia e paura. Maledici di essere salito su quella giostra, di essere andato in quel parco tematico, di essere nato. Poi, dopo quei due minuti scarsi di sballottamenti, scendi e guardi gli amici con il labbro inferiore all'infuori, come a dire "Roba!". Perché giocare a TxK è un'esperienza fuori dal comune, un Tempest venuto dal futuro, una Bomba d'Audio, una schermata fissa vettoriale che viaggia in un infinito psichedelico, una storia di amicizia tra un'astronave e un drone autoguidato, una frenetica sparatoria di turbo colori. Io ci provo a relazionarmi con un mondo di gioco così remoto, ma non ci riesco tutti i giorni. TxK è emozioni fortissime.
Alessandro De Luca
Premio “Giochi che mi ricordo” 2014: Un po’ come l’anno scorso, anche stavolta non mi viene in mente un titolo in particolare meritevole del premio di gioco migliore del 2014. Però mi ricordo un po’ di giochi che non sono sicuro che siano stati i più belli dell’anno, ma sicuramente mi hanno lasciato un bel ricordo. Sul lato portatile, Monument Valley e soprattutto Threes! mi hanno regalato molte gioie. Il primo è questo giochino breve breve che dietro il suo design grafico delizioso nasconde meccaniche di gioco che, nonostante la loro semplicità, regalano piacevolissime e ispiratissime sorprese. Threes! invece è stato ed è ancora una droga bellissima e irrinunciabile, e forse a pensarci è quello che più si avvicina a meritarsi il titolo di gioco del 2014. Ho giocato tantissimo a Diablo III: Reaper of Souls, l’espansione dell’hack & slash di Blizzard. Ha tanti difettucci qua e là, ma rimane un’esperienza di gioco splendida e coinvolgente come poche altre mi sia capitato di provare. La terra di mezzo: L'ombra di Mordor è stata una piacevolissima sorpresa ed è uno dei pochi giochi sandbox che abbia finito nella mia vita. Scopiazza un po’ a destra e a manca, ma lo fa in maniera intelligente, senza risultare stucchevole. Inoltre, sfrutta in maniera più che adeguata l’ambientazione e la novità del sistema Nemesis che crea dei mini archi narrativi e indipendenti all’interno del gioco si è rivelata essere molto più di un semplice nome da buttare nel materiale promozionale. E per ultimo ci metto Heroes of the Storm, il MOBA di Blizzard che, pur essendo ancora in alpha tecnica, mi sta divertendo e impegnando più di quanto mi sarei aspettato. E posso anche giocarmelo come uno dei giochi più attesi per il 2015, tiè. Ah, a Dragon Age: Inquisition non ho ancora giocato, altrimenti penso che sarebbe stato in questa lista.
Premio “Ci sto giocando più di quanto meriti” 2014: Questo premio va senza ombra di dubbio a Destiny, che ho preso a settembre insieme alla PlayStation 4. Ci sto giocando troppo più di quanto meriti perché ha tante piccole cose che mi irritano, come per esempio il sistema di miglioramento dell’equipaggiamento, che sembra fatto apposta per mettere i bastoni tra le ruote dei giocatori (e lo è senza ombra di dubbio), la penuria cronica di contenuti, una storia che non ha né capo né coda. Però ho trovato un gruppo di persone con cui giocarci abbastanza regolarmente e quando si tratta di giochi alla Diablo, in cui si deve raccogliere equipaggiamento e migliorare il proprio personaggio, io faccio fatica a resistere. Le meccaniche da sparatutto, però, sono ottime, nonostante un sistema di mira automatica davvero invadente, e diverte se ci si dimentica di tutto il contorno di difetti summenzionato. È un peccato, perché il potenziale c’era tutto, ma Bungie non ha mantenuto fino in fondo le promesse ed è abbastanza chiaro che qualcosa sia andato storto durante lo sviluppo. Forse si sono resi conto troppo tardi che il progetto era troppo ambizioso, o forse hanno dovuto tagliare in fretta e furia per rispettare le scadenze e fare uscire il gioco in tempo. Probabilmente non lo sapremo mai, ma rimane la delusione per quello che avrebbe potuto essere uno dei giochi più interessanti di questa generazione e che invece lascia un po’ [tanto] di amaro in bocca, per quello che è e per quello che avrebbe potuto essere e non è.
Premio “Non ti ho voluto bene come avresti meritato” 2014: A marzo di quest’anno è uscita Reaper of Souls, l’espansione di Diablo III, ma due settimane prima era uscito Titanfall, il gioco sviluppato da Respawn Entertainment, lo studio fondato da Jason West e Vincent Zampella, due delle menti principali dietro Call of Duty. Titanfall è un ottimo sparatutto in prima persona, con belle armi, mappe ispirate, un buon bilanciamento tra fasi a piedi e quelle a bordo dei titani, i robottoni che si invocano dal cielo dopo aver accumulato abbastanza punti, e un’ottima implementazione del freerunning. Ogni volta che ci penso, riconosco che sia uno degli sparatutto migliori usciti negli ultimi tempi, innovativo per quanto possa permettere il genere e realizzato con cura e mestiere, e soprattutto un sacco divertente, ma mi rendo conto di non avergli dedicato tutta l’attenzione che avrebbe meritato. Mi sono fatto distrarre da altro, soprattutto dal già menzionato Diablo III. Scusami, Titanfall, non è colpa tua se non ha funzionato tra di noi. Non sei tu, sono io. Davvero.
Roberto Magistretti
Gioco dell’anno: Super Smash Bros. for Wii U Perché? Perché son buone le regole di base, credo. Che poi, per dovere di cronaca, sono pure le stesse dell’edizione per Nintendo 64, così come di quelle per GameCube, Wii e 3DS. Ma comunque... I combattimenti, pure quelli standard da due minuti due, sono un folle concentrato di imprevisti e probabilità. Nervosissimi e inzuppati d’entropia, sempre e comunque. Ma pure strategici, chiaro, perché la trovata del dannometro, sposata al concetto base del Sumo, costringe a combattere seri e concentrati. Mica facile. Non fosse altro perché questo è un gioco pure divertente, comico, ridarolo. Kirby che prende a martellate Luigi. Bowser che strapazza Link. L’Abitante di Animal Crossing che insegue Peach con una mazza da baseball. Il tutto mentre in sottofondo rimbomba il tema musicale di Fire Emblem, quello con il testo in latino (o quel che ne rimane). Gran gioco.
Premio “Controcultura, o quel che ne rimane”: From Bedrooms to Billions Perché? Perché seguire giorno dopo giorno le capriole, i girotondi e i capitomboli dell’universo dei videogiochi lo trovo anche un po’ nauseante. Forse perché viaggia a una velocità che non è (più) la mia, vai a sapere. O forse perché mi è difficile trovarci un senso e/o capirci qualcosa. Quel che è certo, comunque, è che trovo più interessante guardare indietro e andare a (ri)scoprire robe che non sapevo/avevo dimenticato. O rivedere vecchissimi videogiochi per altrettanto vecchissimi computer/console. In questo senso, quindi, il 2014 mi ha visto impegnato su robe da retrogamer fuori fase. Tra queste la migliore è stata senza dubbio From Bedrooms to Billions, il documentario scritto e diretto da Anthony e Nicola Caulfield. Indaga la storia dei videogiochi in Inghilterra dal 1979 ai giorni nostri, concentrandosi però soprattutto sugli Ottanta e i Novanta. E quindi tanti classiconi per Spectrum e Commodore 64, chiaro, ma anche e soprattutto tanta gente sbilenca, brillante, febbricitante. Gente come Julian “JR” Rignall (quello di “Zzap!”, tra le altre cose), Jeff “Babich” Minter o David “Bortolozzi” Braben. O Matthew “Massagra” Smith, anche, uno di quelli che basta guardarlo in faccia per intravedere quello che sarebbero potuti (dovuti?) essere i videogiochi se le cose fossero andate giusto un attimo diversamente. O anche solo “meglio”, chiaro.
Alberto Torgano
Console del 2014: Wii U Perché? Soprattutto negli ultimi sei mesi, diciamo dall’uscita di Mario Kart 8 in poi, il mio Wii U ha scoperto una seconda giovinezza e ha visto tante e tante ore di gioco, da solo o in compagnia del mio figlioletto di tre anni, che ancora non riesce a “giocare” in senso stretto, ma si diverte a interagire con lo schermo e ha già imparato i nomi di tutti i personaggi Nintendo! Tra Mario Kart, Smash Bros., Assassin’s Creed IV e un altro paio di giochi vecchiotti che ho recuperato a ottimi prezzi, l’accoppiata Wii U e PC non mi ha fatto sentire la mancanza di PS4 e Xbox One, che ancora non possiedo. Per chi ha a disposizione un PC, sono in fondo le esclusive la vera molla che spinge all’acquisto di una console e il Wii U ha le esclusive più fighe in circolazione, punto. Vedremo l’anno prossimo se con il nuovo Uncharted, The Order e BloodBorne la PS4 recupererà un po’ di terreno!
Gioco under 3 del 2014: Disney's Cars Perché? Mio figlio Leonardo insiste per partecipare anche lui alla classifica e nomina come serie preferita del 2014 Disney’s Cars, con tutti i giocattoli annessi e connessi, in particolare i Lego e Saetta McQueen RS500, che già infesta casa mia con i suoi “hey hey hey hey” (ma tanto le pile prima o poi finiranno!). Come gioco, la sua preferenza va a Super Smash Bros. for Wii U, o il “gioco di combattimento” come lo chiama lui!
Il più giocato del 2014: Brave Frontier Perché? Per chi non lo conosce, si tratta di un gioco free to play mobile, una specie di incrocio tra un Final Fantasy e un Puzzle & Dragons, che per me rappresenta il F2P fatto “bene”, che non ti limita più di tanto se non spendi, ti permette di giocare due minuti al giorno come un’ora di fila e non è un pay-per-win. O meglio, lo è ai bassi livelli, perché la valuta premium può essere utilizzata per continuare in molti combattimenti, ma non lo è a livello di design, perché di fatto è un gioco che premia la buona gestione della squadra e la dedizione. In particolare, la versione giapponese di questo gioco è molto apprezzabile per la sua profondità tattica. Quella europea è indietro di molte release, ma per come gioco io è un titolo perfetto, ed essendo visualizzato in verticale, ci posso giocare pure in metro con una mano!
Il gioco da conflitto di interessi del 2014: PayDay 2 Perché?PayDay 2 (su PC) è un gioco che ho riscoperto quest’anno e che mi ha fatto riappassionare al multiplayer coop “intelligente”, dopo gli anni d’oro di Left 4 Dead 2. Tra i continui aggiornamenti, le nuove classi e abilità e la modalità sthealth a cui non mi ero mai dedicato sul serio, PayDay 2 è stato il mio gioco di riferimento multiplayer per tutto il 2014. E il conflitto di interessi dove sta? Sta nel fatto che lavoro per il publisher che ha pubblicato il gioco, ma ci tengo a precisare che non ho mai lavorato direttamente su questo titolo (purtroppo), per cui, a parte averlo avuto gratis, ci ho giocato come qualsiasi altro giocatore!
Lorenzo Baldo
Gioco dell'anno: Risk of Rain / Mario Kart 8 Perché? Nel primo caso, è presto detto: è il titolo che, in assoluto e dati alla mano, ho giocato più assiduamente nel corso dell'anno. La sua formula roguelike, in cui la casualità ha un peso specifico non indifferente ma nemmeno opprimente, è una mano santa e questo basta a renderlo un gran bel pezzo di software. La direzione artistica particolarmente ispirata e la colonna sonora, a dir poco strepitosa, ne fanno un piccolo classico, che mi sento di consigliare senza riserve.
Per quanto riguarda Nintendo, si tratta di una folgorazione, un insperato ritorno di fiamma. Scottato dal capitolo per Wii, ai miei occhi funesto, anche perché afflitto dall'intollerabile volante di plastica, sono rimasto alla finestra, guardingo fino all'ultimo. Poi ho deciso di fare il salto nel buio, un balzo verso Kyoto. Galeotti furono un bundle, il GamePad e chi lo disegnò. Tutto il resto è gioia.
A margine cito Bayonetta 2, sebbene ne abbia appena scalfito la superficie. Ho avuto poco tempo da dedicargli, visto che sono da poco riemerso dal gorgo del primo episodio, rispolverato in versione riveduta e corretta. Ho la ferma intenzione di godermelo un pizzico alla volta, centellinandolo senza fretta.
Alessandro Zampini
Gioco dell’anno: La terra di Mezzo: L’ombra di Mordor Perché? Perché si mozzano teste, si spaccano culi e cavalcano troll. L’antico adagio dice “Sii sempre te stesso a meno che tu non possa essere Batman, in quel caso, sii Batman”, ed è esattamente quello che devono aver pensato in Monolith, perché qua di Batman c’è tantissimo. E sapete che vi dico? Chissenefrega: il gioco è divertente e vario quanto basta, oltre che graziato da quella meraviglia chiamata Nemesis System, che dovrebbe stare in tutti i free roaming da qui all’eternità.
Premio “Non ti disinstallerò mai più ma anzi proverò a infilarti anche nei tostapane”:Threes!Perché? Perché è un gioco perfetto, perché non gli si può chiedere di più e perché quelle vocette e quella musichetta ti entrano nel cervello e là rimangono, dove tra l’altro è giusto che debbano stare.
Premio “Se non ti piace allora sei un cuore arido”: Child of Light (ma anche Valiant Hearts) Perché? Io sono un patatone che si commuove sempre e OK, ma i due giochi Ubisoft sono davvero delle piccole meraviglie che andrebbero prese e giocate quando la fiducia nel settore scende a livelli allarmanti e si ha bisogno di una pausa tra un sequel e l’altro (che poi a me i sequel piacciono pure).
Premio “Sapevo che ci sarei ricascato”: Final Fantasy XIV: A Realm Reborn Perché? Perché FFXI è stato il primo (e unico) MMORPG a farmi realmente perdere la brocca e tornare su un gioco che ne condivide lo spirito e le meccaniche di base dopo dieci anni era una cosa a cui non potevo rinunciare. Il fatto che ci giochi poi con le stesse persone di un decennio fa (ciao Cry!), con le quali ho condiviso uscite, vacanze, case, e della figlia di uno sono pure diventato il padrino, allora, beh, non mi fa pentire dello spropositato numero di ore che gli dedico ogni mese.