SUPERHOT: so hot right now
Io sono una pippa con gli FPS. In realtà sono un giocatore meno che mediocre in moltissimi generi, ma con gli shooter in soggettiva la cosa peggiora: specialmente in quelli più frenetici, sono un pessimo tiratore, spreco proiettili anche con i bersagli meno mobili e mi faccio sparare addosso come nemmeno la sagoma in un poligono di tiro. Ecco perché sono stato incuriosito fin da subito da SUPERHOT, lo sparatutto in soggettiva nel quale “il tempo scorre quando ti muovi te”. Beh, in realtà il gioco di Piotr Iwanicki e soci non è proprio così: anzitutto, perché il tempo avanza - seppur lentissimamente - anche se il giocatore è immobile. E poi perché la sigla “FPS” secondo me sta un po’ stretta a SUPERHOT.
Come nel recente Pony Island o nel sempreverde Her Story, tutto comincia con un terminale “emulato” a schermo, con il giocatore intento a muoversi in una sorta di interfaccia à la Dos. Come nelle migliori leggende metropolitane moderne, tra gli smanettoni gira superhot.exe, eseguibile pirata che ti catapulta, tra un hackeraggio di un server di sicurezza e l’altro, in uno sparatutto in soggettiva al quale il giocatore si collega con un bel caschetto per la realtà virtuale. Attualissimo, vé?
Malati di motion sickness di tutto il mondo, non temete: la realtà virtuale e relative periferiche fanno sempre parte del sottotesto del gioco, che si evolve minuto dopo minuto in un creepypasta (sempre restando nel mondo delle urban legend) nel quale videogioco, futuribile e reale si fondono con non poche inquietudini per il sottoscritto, che poco prima di giocare aveva visto l’ormai celebre foto di Mr. Zuckerberg tra i giornalisti in carne intenti a trastullarsi con gli ultimi visori Samsung. Ma di più non vi rivelo, perché l’anima di SUPERHOT si lega indissolubilmente all’intreccio delle due dimensioni, quella ludica e quella (meta)narrativa, a loro volta legate in un’esaltazione continua e in un abbraccio che ti tiene stretto e ti trascina fino ai titoli di coda. Che arrivano prima che scocchi la seconda ora sull’orologio, ma incredibilmente al momento giusto.
Ho nominato “esaltazione” e, in effetti, SUPERHOT ti gasa a bestia. È incredibile come un gioco che, almeno su carta, fa della lentezza e della pianificazione la sua caratteristica possa essere frenetico e adrenalinico. Il mondo di superhot.exe si muove in un continuo, estremo, slow-motion, per poi proseguire a “velocità normale” non appena il giocatore esegue un’azione. Qualsiasi azione. Camminare, dar fuoco alle pistole o agitare un’arma contundente, guardarsi intorno o sferrare un deciso cazzotto sulla testa del rosso nemico: ogni movimento fa avanzare lo scorrere del tempo con più celerità, con scontri che alternano il bullet-dodge alla Matrix e la fisicità delle risse da bar.
Nel suo proporre stage fatti di tanti uomini incattiviti in ambienti circoscritti, SUPERHOT mi ha ricordato la furia sanguinosa dei due Hotline Miami. Come nei capolavori di Dannaton Games, basta un colpo per uccidere o essere uccisi; tra proiettili vaganti e nemici pronti ad accerchiarvi, la tensione è sempre sui massimi livelli, grazie anche a una colonna sonora minimale, il cui silenzio non fa che aumentare la percezione di pericolo costante.
In ciò, l’estetica di SUPERHOT non è solo incantevole, ma anche estremamente funzionale. In una corsa continua alla riduzione, con ambienti granitici bianchi che fanno risaltare vitrei avversari rossi e neri elementi con cui interagire, SUPERHOT è essenziale, limpido e ammaliante. È una goduria vedere gli avversari infrangersi in frammenti di cristallo sospesi in aria, fin quando il nuovo scorrere dell’azione riporta la gravità nell’etereo mondo di gioco, mentre si è intenti a scoprire il metodo più efficace per far fuori l’energumeno rosso pronto a sfondarci il cranio.
Perché SUPERHOT è quasi un puzzle game che invoglia a scoprire metodi sempre nuovi, più rapidi ed efficaci per far salva la propria pellaccia di vetro. A volte può apparire un trial and error, ma in realtà il suo sistema di gioco, basato su pochi ma semplici elementi, è talmente malleabile da spingere alla creatività: tentativo dopo tentativo, raramente mi è capitato di ripetere le medesime azioni compiute in precedenza. O forse sì, ma non lo percepivo. Anche la visuale in prima persona si dimostra una scelta estetica e di design indovinatissima: non potendo di fatto controllare completamente l’ambiente di gioco, si è sempre e costantemente sulle spine, persino quando ci si prende tutto il tempo per scegliere quale dei due avversari sulla nostra linea di tiro colpire, magari lanciando su uno di loro un oggetto contundente raccolto da una mensola, per poi rubare la sua pistola e farlo fuori con un colpo alla testa.
Insomma, SUPERHOT funziona da dio. Esalta, è incredibilmente tattico e frenetico al tempo stesso, da vedere è uno spettacolo e sotto una scorza “arcade” ha in realtà una dimensione narrativa compiuta e ben presente. Ecco, forse solo nei confronti della metanarrazione avrei qualche riserva: nel suo essere estremamente guidata, fa perdere di efficacia ad alcuni passaggi e, talvolta, sembra separare troppo il giocatore dalle implicazioni “meta” dell’opera, facendo così perdere forza a un messaggio di fondo non banale, pur nel suo essere eccessivamente distopico. Di più non scrivo, perché il bello di SUPERHOT, oltre alla continua danza della morte tra un nemico e l’altro, sta anche nello scoprirlo pian piano, missione dopo missione. Un gioco che vi consiglio caldamente, anche se siete tra quelli che poco sopportano la metanarrazione tanto in voga tra gli indie di oggi.
Ho giocato SUPERHOT su Steam per circa due ore, grazie a un codice ricevuto dallo sviluppatore, portando a termine la campagna principale e trastullandomi qualche minuto tra extra post-game e giochini scrausi in ASCII presenti nel menù. Credo proprio che ci ritornerò per qualche altra partita appena KILLSTAGRAM, il social su cui condividere i replay del gioco, mi sarà accessibile. Ah, come al solito, se volete acquistare il gioco in versione PC scatolata (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dal seguente link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Lo trovate su Amazon UK e su Amazon Italia.