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La Mensola di Shin X #35 - Super Mutant Alien Assault: extraterrestre, portami via!

Da sempre sostenitore di titoli bistrattati dalla critica, Shin X è passato da “difensore dei poveri” a “masochista”, da “acquirente compulsivo” a “bastian contrario”. La verità è che a suo parere ogni titolo può dire qualcosa: c’è chi sbraita, chi sussurra e chi lo recita in versi. L’importante è avere lo spirito di voler ascoltare. E l’antro in cui riposano questi brutti anatroccoli è la sua mensola: l’unico luogo dove possono diventare cigni.

Ci sono giochi che fin dai primi istanti riescono a farti scattare qualcosa d’inspiegabile: si tratta di una sensazione alienante e piacevole al tempo stesso. Un desiderio morboso di rimanere davanti allo schermo, con lo sguardo inebetito e un'insana voglia di continuare a giocare senza sosta. Ovviamente, Super Mutant Alien Assault ricopre appieno la “categoria”, e nel sottoscritto è riuscito a instillare un'insaziabile voglia di massacrare piccoli alieni. 

Sviluppato dall’australiano Chris Suffern (che non conosco, ma a cui voglio già bene) il gioco è nato inizialmente come freeware, ma si è rivelato capace – già in questa fase embrionale – di divertire immensamente e di catalizzare una certa attenzione. In seguito, grazie a un supporto economico esterno, il baldo giovane ha fatto il grande passo, creando una versione “super” del suo gioco, disponibile ora anche su PS4 e Xbox One, oltre che su PC.  

L’esile trama, snocciolata attraverso semplici linee di testo, vede un poderoso esercito alieno distruggere la Terra in una sorta di guerra lampo interplanetaria, mettendo in ginocchio il genere umano. Per fortuna (eh, già, è proprio il caso di dirlo!) tre armate spaziali sono riuscite a scappare. Nel buio dello spazio, sarà un piccolo robot degno del miglior Wall-E a imbracciare le armi col compito di difendere ciò che resta del genere umano.

Il caos generato dal nemico è sempre sotto controllo, grazie all'estetica funzionale.

Super Mutant Alien Assault è l’ennesimo ma brioso roguelike, che riesce a dire la sua anche in un genere che sta cominciando a soffrire di una certa saturazione. La campagna, affrontabile in co-op locale fino a due giocatori offline, mette a disposizione dodici livelli, divisi in tre settori. Oltre alla mera sopravvivenza, le meccaniche si arricchiscono di missioni secondarie generate al volo: lo stoccaggio di carburante per l’iperspazio o lo sfiato di celle pressurizzate pronte a esplodere, tanto per fare un esempio.

In una tempesta adrenalinica che shakera in maniera apocrifa titoli come Warhammer e Bubble Bobble, il gioco ci fa avanzare grazie a uno spropositato numero di armi, gadget e abilità. La commistione è casuale, e mette a disposizione robot sempre diversi, e intriganti da gestire. La schermata fissa dove si svolge l'azione, che ci ricorda gli arcade vecchia scuola, è chiaramente leggibile, nonostante il caos immane presente su schermo.

Colori acidi, colonna sonora dubstep: ci vuole poco per esaltarsi.

Il gioco, inizialmente impietoso, esige grande dedizione, nella gestione del ritmo e delle numerose spade di Damocle eternamente penzolanti sul nostro capo. L'esperienza personale è di primaria importanza, proprio come in tutti i giochi simili, e il level design - nonostante la casualità dei livelli - ha comunque una solida base alle spalle. Come nel miglior Spelunky, il caso è sempre subordinato a regole ben scritte, per un’esperienza mai frustrante o ingiusta. Il poderoso bestiario, sempre differente per aspetto e pattern d’attacco, si macella sotto i colpi delle varie armi, trasmettendo un ottimo gunplay e galvanizzando per l'incessante carneficina. 

La deliziosa pixel art del gioco, che fin troppi - tra gli addetti ai lavori - elogiano a prescindere, fa il suo dovere in modo magistrale. Essenziale nelle strutture, che sbuffano, lampeggiano e tremano. Meticoloso nelle animazioni, con una nota di particolare attenzione per il sangue, le frattaglie aliene e i bossoli dei proiettili che riempiono lo schermo in una pioggia d'acciaio. 

Una piccola odissea spaziale, che al suo termine ci regala due ulteriori livelli di difficoltà e una modalità endless, a coronamento di un pacchetto realizzato con amore e dedizione, oltre che con grande competenza. Per poco meno di dieci euro, vi portate a casa un orgoglioso esponente di un genere mai veramente morto e che spesso, solo in tali produzioni riesce a brillare appieno, esattamente come i capolavori degli anni '80 e '90 che lo hanno preceduto e ispirato.