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eXistenZ #45 – Fuori target

eXistenZ è la nostra rubrica in cui si chiacchiera del rapporto fra videogiochi e cinema, infilandoci in mezzo anche po' qualsiasi altra cosa ci passi per la testa e sia anche solo vagamente attinente. Si chiama eXistenZ perché quell'altro film di Cronenberg ce lo siamo bruciato e perché a dirla tutta è questo quello che parla proprio di videogiochi.

Era agosto dell’anno scorso, cadeva l’appuntamento mensile con questa rubrica, non sapevo bene di cosa scrivere e venni folgorato sulla via di Damasco (wink wink), mettendomi a delirare di come i nomi coinvolti nell’adattamento cinematografico di Assassin’s Creed (Michael Fassbender, Marion Cotillard e Justin Kurzel), m’avessero improvvisamente trasformato un film di cui non poteva fregarmene di meno in un film che mi interessava abbastanza e che aveva il potenziale per essere uno fra i migliori adattamenti da videogioco a cinema di sempre, se non addirittura il migliore. Povero stronzo. O forse no? Vai a sapere.

Passano i mesi, il ricordo lancinante della prima immagine di Fassbender in costume sbiadisce, inizio forse a crederci sul serio, arriva il primo trailer di Assassin’s Creed, io mi abbatto un po’ e non penso di crederci più ma in fondo vai a sapere, Duncan Jones si esibisce in una scorreggia con il film di Warcraft, passano i mesi, esce il secondo trailer di Assassin’s Creed e mi rendo conto che non ce la posso proprio fare. Però, tutto sommato, ci credo ancora. No, non è vero, non ci credo ancora, diciamo che mi sono adagiato su una situazione un po’ ammiccante, di traverso, furbetta, da bicchiere mezzo pieno. Mettiamola così: se Assassin’s Creed dovesse essere un film cretino in cui l’azione è comunque girata come le battaglie di Macbeth, oh, suvvia, io mi accontenterei. Aggiungiamoci che la Cotillard è sempre un bel vedere e che l’intensità che Fassbender mette anche in ‘ste cagate mi fa troppo ridere e penso che ci si potrebbe divertire. Ma ormai non so neanche più se sperare in quello.

Il problema, al secondo trailer che mi genera lo stesso tipo di reazione temo di essermene ormai tragicamente reso conto, è che sono fuori target. Sono troppo vecchio, non me ne è mai fregato niente di Assassin’s Creed e sono troppo vecchio. Una sola di queste tre componenti, da sola, non basterebbe, perché è evidente che sono troppo vecchio anche rispetto al target dei film di supereroi, ma quelli me li guardo lo stesso con gusto. Oddio, non sempre con gusto, ma insomma, ci siamo capiti. Come mai? Perché ai supereroi ci voglio bene. Quindi, probabilmente, se fossi un fan di Assassin’s Creed, sarei in target anche ai margini dei quarant’anni. Oppure se, a parità di disinteresse nei confronti della setta degli assassini, fossi un adolescente, potrebbe andare bene lo stesso. E invece butta male.

E cos’è che mi ha fatto giungere a questa conclusione? A parte la logica e il fatto che, grazie, lo sapevo anche prima, intendo. Semplice: guardare i due trailer. In parte, forse, è stato il rendermi conto di quanto non me ne freghi nulla di quell’estetica e di quel prendersi così sul serio, ma la verità è netta e sta altrove: le scelte musicale. Sentirmi respinto a calci in culo dall’accompagnamento musicale utilizzato per quei due trailer mi ha fatto sentire vecchio come neanche avere una figlia o chiacchierare con le orde di persone nettamente più giovani di me con cui il mio lavoro mi fa avere a che fare ormai da quindici anni. Una botta improvvisa di consapevolezza, insomma.

Ma qui subentra forse un'altra consapevolezza: non ce la faremo ancora per un po'. La verità è che i migliori adattamenti cinematografici di videogiochi visti fino a oggi, piaccia o meno, sono le cretinate di Paul W.S. Anderson. Sono scemi, sono zarri, non hanno la minima vergogna e sono cretini tanto quanto i videogiochi a cui si ispirano (tutti quelli che si lamentano della trama dei Resident Evil cinematografici perché invece i videogiochi cazzo Hemingway meritano gli schiaffi). E forse, per il momento, l'unica strada è quella. Perché alla fin fine il minimo comun denominatore su cui puntano questi film a livello produttivo è basso, senza se e senza ma.

È il film per ragazzi scemo, quello che "Ma sì, che ce ne fotte, tanto son ragazzi", non quello che i ragazzi li rispetta e prova a stimolarli in maniera intelligente, seppur adatta a loro. E allora, forse, fino a che la prospettiva rimane quella, tanto vale buttarla in caciara. Che poi, oh, fra l'altro, nonostante i suoi primi due film siano due bellissime mattonate sui coglioni, nulla mi vieta di sperare che in fondo Kurzel possa essere uno zarro incredibile, che tirerà fuori una zarrata incredibile e divertentissima. Però, boh, a me nei trailer sembra di vedere una pallida fotocopia un po' impacciata delle immagini meravigliose di Macbeth. Voglio dire, dai, pigliate quel triste tentativo di darsi un tono con un cretino appeso a un'altalena da sesso e guardate invece che pacca c'è qua sotto, su.