Shadow Warrior 2 - Ninja, quanta gente in gamba che vi aiuterà
Se questo pezzo dovesse riflettere le qualità e le caratteristiche di Shadow Warrior 2, sarebbe una cosa del tipo: frechete, bello, bellissimo, non lasciatevelo sfuggire, è uno dei migliori FPS arcade degli ultimi anni. Punto. Fine. Veloce, letale e dritto al punto. Che in effetti sono le tre caratteristiche che ho apprezzato di più di questa seconda avventura di Lo Wang, il ninja cybernetico un po’ pazzerello che strizza l’occhio a Deadpool ma senza essere tanto insopportabile. Shadow Warrior 2 è una corsa alla velocità della luce che offre anche una certa opportunità di approfondimento a chi non vuole limitarsi ad affrontare il tutto semplicemente spappolando il grugno dei nemici che ci si trovano di fronte, grazie a un sistema di personalizzazione dell’inventario e del personaggio mai pressante. Insomma: una di quelle favole in cui tutti finiscono felici e contenti… e spappolati da un colpo di fucile a canne mozze.
Ma facciamo un po’ di chiarezza sulla storia: la vicenda è decisamente fuori di testa e rappresenta, senza girarci attorno, la parte peggiore della produzione. Non perché sia particolarmente deficitaria, piuttosto perché il resto è talmente adrenalinico che la sola idea di fermare la mattanza è un vero crimine. Il tono della narrazione è comunque sempre sopra le righe, con Lo Wang che da buffone smorza i toni una trama che non riesce comunque a essere davvero incisiva o appassionante. Non che ce ne sia bisogno, ripeto, perché Shadow Warrior 2 in realtà non necessita di una singola linea di testo. So che è una cosa che in altri casi mi farebbe venire la pelle d’oca, ma qui è così. Se avete bisogno di un contesto, sappiate che Lo Wang è un ninja mercenario che lavora, tra gli altri, per la Yakuza. Proprio un boss della criminalità lo ingaggia per ritrovare la propria figlioletta scomparsa. La vicenda, però, assume ben presto tinte soprannaturali e tra demoni, spiriti ed enormi mostri bipedi, l’avventura si fa decisamente grandguignolesca.
La corsa di Lo Wang inizia sempre da un piccolo hub, in cui è possibile parlottare con i diversi NPC per comprare equipaggiamento o raccattare quest. Le missioni sono utilissime per potenziare il personaggio e costruire diverse build dello stesso, assicurandosi nuove abilità e nuove armi. A tal proposito, la schermata del potenziamento delle armi è una roba infinita. Partendo dal presupposto che esistono talmente tante tipologie di strumenti d’offesa da perdere la testa (tra armi bianche, fucili, mitragliatori, pistole, la varietà dell’armamentario è vastissima) è possibile personalizzare le stesse costruendo degli oggetti unici. Per esempio, si può infondere il potere del fuoco all’interno di un fucile a pompa: la canna si farà incandescente e i colpi incendieranno i nemici, inducendoli alla fuga mentre le fiamme li divorano. Oppure caricare di elettricità i colpi del mitragliatore, lanciando saette a ogni scarica di proiettili e lasciando che l’estetica dell’arma si adatti alla forza che le scorre dentro. Con le suddette gemme è possibile modificare persino la modalità di utilizzo dell’arma: si può annullare il tempo di ricarica, decidere di impugnare due armi contemporaneamente o sacrificare precisione in favore della velocità. È possibile costruire la propria arma decidendo ogni caratteristica, dalla percentuale del colpo critico al numero di cartucce in canna. Il menù che permette questa magia è intuitivo ma un po’ confusionario e, avanzando nei livelli e collezionando centinaia di gemme, viene facile perdersi tra le centinaia di voci.
Allo stesso modo, è possibile personalizzare Lo Wang attraverso un sistema che permette di assegnare diversi punti skill alle capacità del ninja: potenziare gli attacchi elementali, la velocità di movimento, la quantità di munizioni che è possibile trovare a terra o il numero di usi delle arti ninja a disposizione. La libertà di personalizzazione è molto varia e permette di costruire build spiccatamente fisiche, piuttosto che altre focalizzate sulle magie o sul combattimento all’arma bianca. Anche da questo punto di vista, il numero dei potenziamenti diventa ben presto soverchiante, estendendo le possibilità man mano che si accumulano ricompense nelle missioni principali. A questo punto risulta doppiamente utile portare a termine gli incarichi secondari: c’è la questione della pecunia ma ci sono anche le possibilità di gioco che si allargano, letteralmente.
Tante chiacchiere su numeri e statistiche, quando il cuore pulsante di Shadow Warrior 2 è altrove. L’avventura di Lo Wang è feroce e velocissima: uno shooter arcade vecchio stile che, un po’ come è stato per l’ultimo DOOM, riprende la via di quei giochi puri, impreziosendo il tutto con un sistema di combattimento snello e divertente. Le abilità del protagonista gli permettono di passare da un momento all’altro ai vari stili di combattimento: prima lo scontro sulla distanza, poi i colpi da arma da fuoco, volando come i guerrieri svolazzanti de La Tigre e Il Dragone. La libertà d’approccio è totale ed è una delle caratteristiche più sorprendenti del gioco. Si può tirare dritto a terra avanzando verso l’obiettivo, fucilando ogni demone che si mette di mezzo, o si può volare da un tetto all’altro accontentandosi di affettare solo gli ostacoli davvero fastidiosi. A tal proposito, un plauso va fatto anche ai livelli generati casualmente, anche se tutti prevedibilmente molto simili, che stupiscono con ambientazioni che passano agilmente dalle architetture del Giappone classico fino alle città tecnologiche tutte vetro e neon.
Insomma, Shadow Warrior 2 è un pacco di roba. A voler snocciolare tutte le qualità del gioco dei Flying Wild Hog non si finirebbe più. Sono rimasto estasiato dalla quantità di armi, equipaggiamenti, arti ninja e gemme con cui è possibile costruire il personaggio ma ho deciso anche di non perdere troppo tempo dietro ai menù e lanciarmi in battaglia come una furia omicida, all’inseguimento dei nemici imbracciando il mio fedele canne mozze. Il tutto mantenendo una velocità di crociera di circa 130 km/h, a rischio epilessia, avanzando sbruffone tra frotte di nemici che venivano smembrati dai miei colpi. Che figata.
Ho giocato a Shadow Warrior 2 su Steam grazie a un codice gentilmente concesso dallo sviluppatore. Ho preferito il controllo via pad, anche e soprattutto in favore dell’immediatezza del tutto, e ho passato un mucchio di tempo a sviluppare la mia arma superpreferita di sempre: un fucile a canne mozze che vomita fuoco.