Quel salsicciotto peloso di Wiener-Dog
I film di Todd Solondz sono un po' tutti delle commedie nere. Anzi, delle commedie nere. I suoi personaggi si muovo immersi in uno strato di pece talmente cupa che quando ne fuoriesce un lampo di speranza, per esempio nel secondo dei quattro episodi di cui è composto Wiener-Dog, ci rimani quasi male. Non è che le risate manchino, perché di certo Solondz ha anche un delizioso gusto per l'assurdo, il paradossale, la gag fulminante piazzata nel modo meno prevedibile, ma tendono ad essere sempre un po' soffocate. Sarà che ci vuole molto pelo sullo stomaco per ridere serenamente dei suoi personaggi tanto patetici quanto umani, sarà magari che le risate messe di traverso fra le tragedie sono per forza amare, sarà che con un finale come quello che c'è qui, infame, brutale, asciutto, difficilmente si esce da un suo film col sorriso sulle labbra.
In Wiener-Dog si seguono quattro storie tutte collegate dalla presenza di un bassotto nelle vite dei protagonisti. Non è chiaro se il bassotto sia lo stesso in tutti gli episodi, dato che solo fra i primi due viene mostrato un effettivo passaggio di consegne, ma di volta in volta il cane svolge sempre lo stesso ruolo di sostituto per una figura umana mancante, o non sufficientemente presente nelle vite dei suoi padroni. A seconda dei casi può essere un amico, un figlio, un genitore, un compagno per la vita. In tutte le situazioni il suo svolgere quel ruolo finisce per catalizzare l'espressione di ciò che i padroni nascondono gelosamente, i loro desideri, le ansie, i timori, le preoccupazioni, le sofferenze più atroci.
Vediamo una coppia di genitori infelici e impacciati alle prese con un figlio che sta recuperando dalla lotta contro il cancro, una ragazza in cerca di amore che sfrutta il bassotto come strumento per la conquista, un insegnante di cinema con sogni da gran sceneggiatore ma ridotto a patetica macchietta, una donna anziana cieca alle prese con la sua disastrata nipote. Sono personaggi strazianti, ai margini, interpretati da attori in gran forma, con in testa dei fenomenali Danny DeVito e Greta Gerwig, entrambi molto più controllati e trattenuti rispetto a come ci siamo abituati a vederli negli ultimi anni. E Wiener-Dog è un bel film, forse non forte, fulminante, devastante come altri di Solondz, ma divertente, riuscito, con un paio di momenti che davvero straziano il cuore e una trovata fulminante che ti spiazza del tutto a metà, quando arriva quella specie di intervallo con il bassotto unico protagonista.
Il film è uscito in qualche paese europeo (tipo la Francia, dove l'ho visto) ma, per dire, in patria per il momento si è visto solo nei festival. Prevedere se e quando potrebbe manifestarsi in Italia è un po' dura, anche se secondo me potrebbero provarci, vendendoselo col cane tutto tenero sul manifesto. Vai a sapere.