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Outcast FOTY 2016

Come si diceva ieri, quest'anno ci siamo fatti prendere la mano e abbiamo deciso di tirar fuori anche i mastodonti dedicati a cinema e TV. E quindi oggi vi puppate 'sta sfilza di best of cinematografici, in cui la banda di sciamannati propone consigli, suggerimenti, indicazioni categoriche sui film che più ha amato in questo tragico anno della morte.

Buona lettura e buon anno!

Ferruccio Cinquemani

10 Cloverfield Lane, ma forse perché, tecnicamente, The Lobster è del 2015. 10CL è il modo in cui, in un mondo più giusto, vanno fatti i sequel. A me Cloverfield era piaciuto tanto. Ma tanto tanto. Abbastanza da immergermi nell'ARG relativo e da portarmi a leggere una sceneggiatura leakata di 10CL. Quindi sono arrivato preparato, per così dire. Tuttavia, anche se la sceneggiatura che avevo letto era di fatto molto simile al film completo, Dan Trachtenberg e Bad Robot hanno saputo, con due o tre modifiche fondamentali, trasformare un thriller tutto sommato già visto in uno dei più potenti film che abbia visto sul tema dell'abuso. John Goodman è monumentale (roba da Oscar a mani basse) e il twist finale funziona molto più di quanto sia lecito aspettarsi.

Marco Mottura

The VVitch, perché era bello almeno quanto lo avevano descritto, se non addirittura di più.

Uno di quei film che mi porterò nella tomba, per me non è soltanto la pellicola migliore del 2016 ma anche uno dei miei horror preferiti in assoluto: tutto funziona a meraviglia - dal casting all'atmosfera, passando per i dialoghi e il sovversivo finale. L'esordio alla regia di Robert Eggers è di quelli memorabili.

E niente, #JeSuisBlackPhillip.

Stefano Talarico

The Nice Guys, perché è un film totalmente fantastico dall’inizio alla fine, che per di più mi ha fatto esplodere dal ridere semplicemente dicendo “sambuchi”.

Ma anche i fatti di Netflix: la filmografia di Jason Reitman e Hilarious di Louie C.K., perché mi hanno salvato la vita (Up in the Air è un film straordinario, che non verrà mai abbastanza lodato, e Hilarious l’ho visto tante volte che ormai conosco le gag a memoria).

Vincenzo Aversa

Steve Jobs, perché se Sorkin bussasse oggi alla mia porta e mi chiedesse di accontentarlo sessualmente, forse non accetterei, forse, ma neppure rifiuterei a cuor leggero. Oltre ai suoi dialoghi, però, Steve Jobs è anche un film dal taglio strano, anti paraculo oserei dire, che non cade mai nella tentazione di glorificare il personaggio o di assecondare i fan della mela ma che racconta un uomo, forse nemmeno il vero Steve Jobs, con tutti i limiti di un successo certo non casuale ma pure frutto di straordinarie conoscenze e coincidenze.

Andrea Giongiani

Suicide Squad

Perché mi va di trollare. E per il culo della Quinzel.

Nah, ho mentito. Il mio film preferito dell’anno è stato Deadpool. Ma in realtà avevo in mente dall’inizio di scegliere Interstellar, solo che ho scoperto che è del 2014 e io ero convinto fosse del 2016.

Batfleck spacca.

Fabio Di Felice

The Neon Demon perché adoro Refn, il suo stile e il modo in cui ha reinventato questa Alice nel Paese delle Meraviglie. È uno di quei cineasti che mi mettono in moto il cervello e mi deliziano gli occhi. The Neon Demon, la sua incursione nell'horror, è splendido e terribile e racconta la nascita e il dolore dei canoni di bellezza.

 

Alessandro De Luca

Vista pochissima roba a causa del pesaculismo, del trasloco e del lavoro, ma ci metto Sing Street, tanto bellino e piacevole.

 

 

Natale Ciappina

Zero indecisioni di sorta: il mio film preferito del 2016 è senza dubbio The Nice Guys. Divertente, godibilissimo in ogni suo singolo spezzone, bello sia da vedere che da ascoltare; veramente, non riesco a trovarci un neo. Shane Black, dopo più di dieci anni da Kiss Kiss Bang Bang, è riuscito a tirar fuori dal cilindro un coniglio che tiene incollati allo schermo per tutta la sua durata, grazie soprattutto ai suoi due interpreti, Ryan Gosling e Russell Crowe, sex symbol di due generazioni diverse che riescono a creare una personalissima alchimia, talmente convincente da mandare a quel paese tutti quelli che "eh ma è il classico buddy movie"; fossero tutti così, i buddy movie.

Andrea Maderna

Il mio film preferito del 2016 è The Spectacular Now, anche se io l'ho visto nel 2014 e in Italia ci è arrivato solo nel 2016, direttamente su Netflix. Quindi in realtà me lo ricordo a malapena, ma so che era il mio film preferito del 2014 fra quelli non usciti in Italia, quindi va bene così. È una storia semplice, delicata e intensissima, diretta da uno fra i registi indipendenti più bravi degli ultimi anni, con tre giovani attori bravissimi presi cinque minuti prima di diventare famosi. Comunque, se ci limitiamo alla roba uscita al cinema in Italia nel 2016, dico Io, Daniel Blake, con enorme scorno di The Nice Guys, e bona lì. Ah, Arrival e Manchester by the Sea sono le due robe più belle in assoluto che ho visto nel 2016, ma in Italia ci arrivano nel 2017. Fine.

Alessandro Di Romolo

Per quanto sia mancato il titolo irrinunciabile, il Mad Max: Fury Road di turno, è stata davvero un'ottima annata e alcune anomalie della distribuzione italiana l'hanno resa ancor più memorabile. Dico due nomi che rappresentano la nuova golden age dell'horror mondiale: The Witch e It Follows. Il primo è un gioiellino di pregevole fattura, che rielabora le storie del folklore americano in uno spettacolo conturbante, che riflette con grande intelligenza sulle derive estremiste religiose.

It Follows, invece, non solo è una festa per tutti gli appassionati nostalgici del cinema di John Carpenter impreziosita dalle musiche di Disasterpeace, ma offre anche interessanti spunti di discussione sulla sessualità adolescenziale senza essere bacchettone.

Danilo Dellafrana

Per quanto riguarda i film, sono lieto di annunciare che il mio 2016 cinematografico è stato una pila di feci, so far. Sarà che sono stato violentato nei sentimenti da cose brutte come le acchiappafantasmi di Paul Feig (Kristen Wiig continua a farmi sangue come una trasfusione, comunque) o Batman che solleva copertoni per allenarsi a fronteggiare un dio proveniente da Krypton. Però, oh, stasera vado a vedere Rogue One, forza e coraggio!

Davide Moretto

Sono stato molto dubbioso se scegliere come film dell’anno Zootropolis, The Nice Guys o Rogue One, ma alla fine la decisione è caduta sul lungometraggio Disney, a mio avviso un vero e proprio capolavoro. Non solo Zootropolis è tecnicamente fuori parametro (le animazioni, soprattutto dei musi degli animali, sono bellissime) e ha una trama, seppur classica, molto ben congeniata, ma mi ha riappacificato con un filone dell’animazione, quello degli animali antropomorfi, che non diceva più nulla di nuovo da anni. È stato un po’ come toranre a vedere Red e Toby Nemiciamici, film che collego a doppia mandata con la mia infanzia. Però Zootropolis è molto di più, è un poliziesco, in alcuni punti un thriller, è un road movie e anche una sorta di 48 ore senza prostitute. Insomma, mi spiace per Gosling e Crowe e anche per il bellissimo racconto della compagine ribelle di Rogue One, ma stavolta Disney Animation Studios vince, e vince bene.

Erik Pede

Di film ne ho visti pochissimi, quest'anno (Suicide Squad non conta, e poi l'ho guardato solo per Margot Robbie), per cui ho autonomamente deciso di sostituire la categoria cinematografica con quella dei libri sui videogiochi. Ne ho presi e letti parecchi, nel 2016, e il livello medio è stato sorprendentemente elevato, ma a vincere a mani basse è The Bitmap Brothers: Universe. Del resto, se siete intorno alla quarantina, avete avuto almeno una macchina della serie Amiga (o tre, come il sottoscritto) quando eravate ragazzi e non avete sognato almeno una volta di diventare Eric Matthews da grandi, non capisco perché stiate leggendo queste righe.

Alberto Torgano

Nel 2016 ho visto talmente pochi film che questo titolo non ha nessun senso nel mio caso, per cui lo trasformo arbitrariamente in CMOTY, ovvero Comic / Manga of the Year, dove ci piazzerei Fables, un fumetto che leggo a "momenti" e di cui quest'anno ho consumato alcuni volumetti, mi pare dal 50 al 60. Fables è davvero un ottimo fumetto, che mi ha colpito molto per essere fuori dagli schemi e in grado di raccontare bene molteplici archi narrativi, nonché per i personaggi con cui è facilissimo relazionarsi, essendo tratti da fiabe di tutto il mondo. Non c'entra una fava con il 2016, ma, dato che è la cosa probabilmente più egregia che ho letto quest'anno (con SAGA che gli si avvicina molto), io lo metto qua, alla faccia di tutti i film che non ho visto!

Tatiana Saggioro

La canzone del mare è un film di animazione dallo stile delizioso, quasi naif, che mi ha emozionata come solo i film dello Studio Ghibli han saputo fare. Film di animazione del 2014, in Italia è però uscito nelle sale a metà del 2016, ed è una “piccola” produzione irlandese che, pescando a piene mani nel folklore della propria terra, mette in scena una favola fantastica e magica come ormai né Disney, né Pixar sanno più raccontare.

Anche qui, sulla mia scelta forse ha pesato, come per Westworld, un elemento nostalgico legato al passato e ai film di animazione di Lev Atamanov, che guardavo da bambina proprio sotto Natale, ma mi è impossibile non restare incantata davanti alla beltà e alla “semplicità” di un animazione in 2D che si sposa perfettamente con la ricchezza dello stile del disegno a mano dell’ambientazione. Ogni fotogramma è un piccolo quadro, una piccola opera d'arte.

Stefano Castelli

Sono andato poco al cinema, quest'anno ma in ogni caso mi è piaciuto davvero molto Captain America: Civil War. Non tanto per il film in sé - comunque un buon lavoro dei fratelli Russo, dopo un Winter Soldier che non ho apprezzato pienamente - quanto per la sua capacità di raccogliere tutto quello che l'universo cinematografico Marvel ha seminato, sbattertelo in faccia e urlare "Guarda! Guarda che ho fatto! Eh?". Avanti così!

Lorenzo Antonelli

Lo chiamavano Jeeg Robot. E frechete. Un'altra dimostrazione incredibile: un cinema di qualità, diverso, solido, divertito e ben confezionato, è possibile anche in Itaglia. Il film, con piena coscienza dei suoi mezzi e dei suoi limiti, sfoggia un vivissimo amore per la scrittura, la fotografia, la recitazione, la forma e il fregno. Bravi tutti, fanculo Marvel e i suoi supercoglioni in calzamaglia.

Alessandro Billeri

Non sono un grandissimo cultore di cinema ma quest'anno mi ha colpito tantissimo un film italiano: Perfetti sconosciuti. Nella sua apparente banalità di partenza, nel suo basso budget, è un film che funziona, che riserva sorprese, riflessioni, situazioni prevedibili ma mai scontate (anche se chiaramente caricate). Un film che fa riflettere anche sulla propria vita. E non dimentichiamo un Marco Giallini assolutamente monumentale

Tommaso De Benetti

Fra quelli fatti con dei soldi, dico 10 Cloverfield Lane, perché è tutto girato in uno spazio ristretto, crea tensione in maniera pazzesca e usa il mio escamotage cinematografico preferito, cioè quel tipico trucco da prestigiatore del farti guardare sempre la mano sbagliata. Dire di più senza fare spoiler è difficile, ma tanto di cappello per le palle di chi ha scritto la sceneggiatura (e pure agli attori, che se la cavano alla grande). Cito anche due bei film minori, scoperti su Netflix e fatti con tredici euro smezzati. Non sono del 2016 ma io li ho visti quest'anno, quindi ve li beccate: Coherence e The Invitation. Tutti e due girano intorno a una cena/incontro fra amici e diventano tutt'altro. Rispettivamente sci-fi e thriller di grande livello fatti da gente senza una lira ma con molte idee.

Luca Galliano

Quest'anno mi è piaciuto molto The Nice Guys di Shane Black (già noto al grande pubblico per aver scritto Arma Letale, aver guadagnato cento trilioni di paperdollari con Iron Man 3 e sicuramente anche per aver fatto un sacco di altre cose): ambientato negli anni '70 (ma con il cuore negli '80 delle commedie con il poliziotto buono e il poliziotto cialtrone), The Nice Guys è uno strano miscuglio di scene che fanno ridere, scene che fanno (quasi) pensare e scene che rendono (quasi) tristi. Ryan Gosling e Russel Crowe (affiancato in quest'occasione dall'ultimo mese di pasti troppo abbondanti di Russel Crowe) sono praticamente perfetti, nei panni di due detective privati catapultati in una faccenda più grande di loro, e nonostante una vicenda che non è certo il massimo quanto ad originalità, portano a casa il film in assoluta scioltezza.

Davide Mancini

Senza ombra di dubbio, Lo chiamavano Jeeg Robot, perché realizzare un film sui supereroi facendo praticamente solo leva sulle capacità degli attori e sui movimenti di macchina è già da applausi. Riuscire a raccontare la storia dell'Italia di periferia all'interno di un contesto sempre godibile e mai fuori fuoco rispetto al genere, di più. Il risultato è uno dei migliori film tricolori degli ultimi anni e la conferma che la nuova generazione di registi, formatasi in un mondo più globale, ha finalmente trovato una cifra stilistica funzionale a racconti di diversa natura e dalle molteplici chiavi di lettura.

Marco Esposto

It Follows, a mani basse. Forse baro un po', perchè io il film l'ho visto nel 2015 (con la magia dell'internet in lingua originale sottotitolato in non so che alfabeto asiatico, vi giuro che ho pure cercato l'home video ma penso sia uscito poco dopo, e ovviamente solo all'estero) ma è uscito al cinema in Italia (dove sono subito corso a rivederlo) solo nell'estate di quest'anno. It Follows o lo ami o lo odi, parlando con chi lo ha visto non ho mai incontrato mezze misure. Io lo adoro: pur con alcune trovate che fanno alzare un pochino il sopracciglio, ha una fotografia, una direzione e una colonna sonora così potenti, ma soprattutto un'alchimia fra le parti tale che in sala, quando a tre quarti di film è esplosa una traccia di Disasterpeace (il compositore che qui omaggia alla grande i sintetizzatori delle colonne sonore anni '80, roba che proprio “Ciao Carpenter”), ho avuto la pelle d'oca. Se non conoscete il film non ve ne parlo più di tanto, già qui su Outcast lo si è trattato. Dategli una chance, magari senza pretendere di cagarvi addosso. Cercate di immergervi nelle sue atmosfere e in quella sottile paranoia che arriva a generare. E poi, quando uscite di casa, ogni tanto guardatevi in giro.

Francesco Fossetti

Ave, Cesare! è una commedia leggera e divertita che si infila nella Hollywood degli anni d'oro. Ci porta dietro ai set e racconta - con un gusto morbidissimo per l'esagerazione - lo star system, la logica di genere e tutti i meccanismi produttivi. Ci sono suggestioni da thriller e l'ombra di un'improbabile minaccia comunista, ma l'obiettivo principale è quello di spiegare quanto sia affascinante e magnetico questo mondo: vorace, spietato, spaccato tra essere e apparire, ma tanto meraviglioso da non poterlo sacrificare. Siccome alla fine mi ha ricordato quanto per me sia necessario il lavoro che faccio, e quante rinunce sarei disposto a fare per restare in questo pur turbolento settore, mi sono pure commosso. Pensa che scemo.