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Shadows of Kurgansk, sopravvivere all'apocalisse

Disponibile in versione Accesso Anticipato a partire da oggi su Steam, Shadows of Kurgansk è un nuovo gioco dalle tinte post-apocalittiche che tenta, a suo modo, di re-immaginare un genere decisamente saturo come quello dei survival in prima persona. Si tratta di un esperimento che Yadon Studio ha voluto realizzare sotto l'egida di Gaijin Entertainment all'interno del programma inCubator, prendendo spunto – più o meno palesemente – dalla saga di Fallout, nonché da mostri sacri della letteratura e del panorama cinematografico.

Il codice preliminare messo a disposizione dagli sviluppatori mi ha dato la possibilità di avventurarmi nel mondo di Kurgansk e provare parte della campagna single player su cui il team indie sta lavorando. Le premesse, perlomeno a livello narrativo, non sono certo delle migliori: partito per un'escursione in compagnia dei suoi amici, il nostro anonimo protagonista si ritrova privo di sensi su un'isola apparentemente deserta, dopo che una misteriosa esplosione di luce (chiamata Anomalia) ha letteralmente devastato il pianeta, avvolgendolo in un alone radioattivo che ha decimato la popolazione e trasformato buona parte dei suoi abitanti in una sorta di zombie poco inclini alla cordialità.

Mossi i primi passi sull'isola, ci imbatteremo ben presto in un villaggio desolato noto come The Zone, su cui grava una forte presenza paranormale che, insieme alla minaccia dei non-morti, renderà la nostra permanenza non certo semplice. Obiettivo principale nelle prime missioni è quello di investigare sulle sorti dei compagni d'avventura scomparsi, interagendo con i pochi superstiti che incontreremo nel villaggio nel tentativo di raggiungere una torre radio e inviare un SOS.

Un'esplosione di luce ha sconvolto il pianeta, gettando il mondo nel caos e dando vita a una serie di inspiegabili eventi paranormali

Nulla di particolarmente originale per quello che, già dai primi minuti, si rivela un canovaccio piuttosto scialbo e assolutamente privo di mordente. Yadon Studio ha optato per un sistema di brevi (brevissime) quest, che ci faranno esplorare lo scenario, conoscere nuovi personaggi e ottenere risorse con cui costruire oggetti fondamentali per la nostra sopravvivenza, ma l'assenza di cutscene e, sopratutto, di un protagonista di spessore non fa altro che rendere la campagna un susseguirsi di noiosi incarichi da portare a termine, facendo attenzione a non morire di fame, perdere la lucidità e impazzire, con conseguente game over.

Un fattore piuttosto ricorrente, se non si tengono a bada i quattro valori principali che riguardano il protagonista: salute, sazietà, morale e stamina. La prima rappresenta la vita e può essere ripristinata con kit medici o cibo particolarmente nutriente; la seconda invece può essere controllata mangiando con regolarità bacche, funghi e quant'altro di commestibile si possa scovare nel mondo di Kungansk. Il morale è un fattore cruciale, che può oscillare pericolosamente se ci si trova a combattere frequentemente contro gli zombie o avventurandosi di notte nel villaggio The Zone, e può portare alla pazzia (con conseguente morte). Infine, la stamina si consuma combattendo o correndo, e si ripristina automaticamente dopo poco tempo.

L'Anomalia ha trasformato gli abitanti in una sorta di zombi, che di notte saranno ancora più letali.

Per mantenere in vita il nostro “eroe”, è di fondamentale importanza il sistema di crafting: come ogni survival che si rispetti, anche Shadows of Kurgansk permette al giocatore di raccogliere risorse di ogni tipo per creare oggetti, più o meno utili per la propria sopravvivenza. Che si tratti di un'ascia rudimentale con cui fare breccia nelle resistentissime porte delle abitazioni, un'arma con cui difendersi da creature minacciose o di un fuoco da campo per arrostire un po' di prelibata carne di topo (eh già), il crafting prevede la presenza di centinaia di oggetti e altrettante risorse base che dovranno essere scovate esplorando l'ambientazione circostante. Legna, foglie e sassi saranno utili per realizzare un fuoco di fortuna, mentre con tronchi, chiodi e un po' di metallo si potrà creare un'incudine, con cui accedere a un nuovo set di progetti da costruire. Ogni risorsa e oggetto avranno un peso specifico che andrà a gravare sulla capacità del proprio zaino, e nel caso in cui si superasse il limite massimo, sarà necessario lasciare gli oggetti meno utili nel deposito oppure creare uno zaino dalla capienza più elevata.

Appare tuttavia fondamentale valutare adeguatamente quali risorse portare con sé e quali, invece, depositare nel rifugio, perché ogni progetto richiederà un determinato lasso di tempo per il crafting: in alcuni casi, oggetti come foglie o carburante potrebbero essere fondamentali per alimentare un fuoco quella manciata di secondi che basta a costruire un oggetto indispensabile per la propria sopravvivenza. Sopravvivenza che diventa particolarmente complessa al calar delle tenebre: un po' come accade in Dying Light e Don't Starve, infatti, anche in Shadows of Kurgansk l'esperienza diventa più ostica una volta sopraggiunta la notte, con nemici più aggressivi presenti in numero maggiore, misteriose apparizioni sovrannaturali, lampi di luce improvvisi che contribuiscono ad accrescere la tensione. Potremo decidere di restare in casa oppure avventurarci nell'esplorazione notturna, creando un fuoco da campo o una torcia con cui scacciare eventuali nemici e resistere fino all'alba.

Per sopravvivere, sarà fondamentale esplorare il villaggio The Zone e collezionare risorse, con cui costruire oggetti. In alcuni casi, riuscire a fare breccia nelle resistenti porte risulterà particolarmente ostico.

Riuscire a superare la notte garantirà un quantitativo di punti esperienza da spendere per migliorare statistiche (difensive e offensive), parametri vitali e abilità nel crafting. Si tratta di una piccola componente ruolistica che arricchisce l'esperienza survival confezionata da Yadon Studio, ma che resta fine a sé stessa nel contesto della Storia, che anche nelle fasi più avanzate di questa versione preliminare non ha mai saputo rendersi memorabile. Ed è un peccato, perché in fondo il gameplay funziona sufficientemente bene, pur essendo piuttosto classico nei suoi meccanismi. Intendiamoci: Shadows of Kurgansk non inventa nulla di nuovo, ma con una campagna maggiormente curata – magari focalizzata sulla personalità del protagonista e il suo rapporto con i personaggi scomparsi – aumenterebbe notevolmente le potenzialità di un gioco che funziona sì, ma che difficilmente reggerà il confronto con altri esponenti più quotati e completi del genere.

Oltre alla modalità Storia, ho provato anche le varianti Survival e Adventure. La prima spoglia il gioco da qualsiasi pretesa narrativa e ci mette alla prova in un mondo ostile, in cui potremo muoverci liberamente. Anche in questo caso, dovremo sopravvivere collezionando risorse, costruendo armi e oggetti, con la possibilità di guadagnare punti esperienza al passare di ogni notte e sbloccare nuovi potenziamenti per il personaggio. La seconda, invece, è basata su una serie di scenari slegati dal contesto della modalità Storia, in cui dovremo completare una serie di missioni (come da tradizione, piuttosto brevi e discutibili) dalla difficoltà crescente, con un sistema di permadeath che ci obbligherà a ricominciare da capo nel caso in cui non si riesca a mantenere in vita il proprio eroe.

Tecnicamente, il lavoro di Yadon Studio non è certamente memorabile.

Dopo la mia prova, le aspettative nei confronti di Shadows of Kurgansk non sono certo elevatissime. La speranza è che, grazie agli input della community di Steam e agli introiti dalle vendite in formato Accesso Anticipato, Yadon Studio abbia i mezzi per migliorare il concept di un gioco che ha sì del potenziale, ma che inevitabilmente finisce per confondersi con tanti, troppi progetti simili. Anche tecnicamente il gioco della software house non riesce a lasciare il segno, con un cel-shading che sa di già visto e un comparto audio discutibile, caratterizzato da un pessimo doppiaggio (fra l'altro, limitato a poche linee di dialogo) e una soundtrack minimalista, incapace di creare la benché minima tensione nel giocatore.