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RIVE si conferma un macello

Nello scrivere la recensione di RIVE mi trovo di fronte a un piccolo problema: non ho nulla di nuovo da scrivere, perché di fondo ho detto tutto quel che c’era da dire nell’anteprima di qualche settimana fa. Certo, all’epoca ero arrivato circa a metà del gioco, mentre adesso l’ho completato e potrei commentare quel che avviene nelle ultime sei missioni, svelando magari qualche piccola sorpresa, ma che senso avrebbe? Nessuno, su. Quindi, facciamo una bella cosa: il riassuntone dell’anteprima con in coda un paio di commenti conclusivi. Se avete già letto la vecchia anteprima e non volete perdere tempo, passate direttamente all’ultimo paragrafo, che fate prima.

RIVE è il nuovo e ultimo gioco di Two Tribes, team olandese che si è costruito una carriera ben più che decennale con giochi teoricamente pensati per ogni tipo di pubblico (il più famoso rimane Toki Tori) e che ha deciso di farla finita, anche perché Toki Tori 2 quasi li mandava in bancarotta. Quindi, il pensiero è stato, più o meno: “Siamo troppo vecchi per queste stronzate, è finito il tempo delle buone maniere, vogliamo fare altro ma vogliamo anche salutare col botto, realizzando un bel gioco arcade retrò di quelli che ci piacciono veramente.” E quindi eccoci qui con RIVE.

RIVE è un platform/twin stick shooter, nel quale ci si aggira per i meandri di una grossa base spaziale esplorando in varie direzioni con fare da metroidvania, ma procedendo in realtà su binari ben definiti. Il percorso è uno e uno solo, ci pensa l’incedere delle missioni a organizzare backtracking, scelta delle strade da seguire e così via. Niente esplorazione, conta solo la distruzione. Il protagonista, ai controlli di una navetta spaziale capace di passeggiare a quattro zampe e con un incedere da tank, ha dalla sua un cannone di base piuttosto potente, quattro sfiziose armi secondarie (che vanno però sbloccate spendendo in un apposito negozio i rottami accumulati distruggendo nemici) e una simpatica modalità hacking, tramite la quale può aprire portoni, attivare congegni e far passare dalla sua parte alcune tipologie di nemici.

Il sistema di progressione è semplice ma efficace: oltre alle suddette armi secondarie, è possibile acquistare un paio di potenziamenti per gli scudi della navetta e altrettanti per la capacità di raccogliere rottami. Inoltre, sparsi in giro lungo l’incedere delle missioni, si trovano anche potenziamenti per la funzione di hackeraggio, tramite i quali diventa possibile controllare mano a mano robot “curativi” e svariati tipi di torrette, nemici e quant’altro. Ce ne possiamo portare dietro solo uno alla volta, sono sempre piazzati in luoghi specifici legati al level design e sono spesso molto utili, talvolta necessari (magari per distruggere qualcosa che ostruisce il passaggio).

E RIVE è sostanzialmente quasi tutto qui. Il “quasi” sta a indicare ciò che fa da contorno. Per esempio, l’ottimo lavoro svolto sul piano del design audiovisivo, che scivola un pochino nel pacchiano ma regala quasi sempre momenti di gran spettacolo. E ancora, la simpatia con cui sono stati caratterizzati il protagonista e il robottone con il quale per vari motivi questi si ritrova a chiacchierare: i loro scambi non sono sempre scritti benissimo e si tratta fondamentalmente di due macchiette, ma ti tengono un sorrisetto sulle labbra, ogni tanto strappano qualche risata e buttano lì un po’ di omaggi ai classici del videogioco che fanno sempre piacere.

Al di là di tutto questo, comunque, il gioco è semplicemente uno spacco. L’azione è frenetica, esplosiva e continua, ci sono momenti in cui RIVE distrugge veramente tutto, mentre tu sei lì che salti, schivi, spari, valuti se scatenare l’arma secondaria, piazzi il fuoco primario in quel punto là in fondo, cerchi di capire che strategia applicare al boss di turno. È sempre tutto scatenato e lo è per tanti motivi diversi, con un design dei livelli vario, ricco e appassionante, idee a strafottere sbattute in giro e tanti momenti dal sano trasporto casinista. Il tasso di sfida è impegnativo, ma mai sul serio frustrante, anche grazie a una gestione dei checkpoint piuttosto permissiva. E d’altra parte anche su questo aspetto RIVE segue il suo amore per i classici: arrivare semplicemente in fondo richiede un po’ di impegno ma è serenamente fattibile; è diventare maestri del gioco, padroneggiarne le modalità extra (Speedrun, Single-Credit), piazzare prestazioni da cintura nera, che offre la vera sfida. Insomma, Two Tribes ha davvero chiuso con il botto, con una bomba che esplode di divertimento.

Ho giocato a RIVE grazie a un codice Steam ricevuto direttamente dallo sviluppatore. Ho impiegato poco meno di cinque ore per portare a termine l’avventura, sbloccando solo 7 achievement su 41 perché sono uno sfigato. Forse ci ho messo meno di poco meno di cinque ore, perché mi sa che Steam conta anche quel po’ che ci avevo giocato ai tempi della beta, ma insomma, ci siamo capiti. Ah, Two Tribes ha annunciato che arriveranno contenuti extra gratuiti. Attendiamo fiduciosi.