Outcast

View Original

Old! #193 – Gennaio 1997

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

A gennaio del 1997, circa tre anni dopo l’uscita del primo episodio, i Bitmap Brothers buttano fuori The Chaos Engine 2 per Amiga. O forse l’hanno buttato fuori a dicembre del 1996. Non è chiarissimo, ci sono fonti contrastanti. Ma insomma, ce lo facciamo andare bene. Il seguito recupera la struttura a base di sparatorie in multiplayer con visuale dall’alto, oltre all’intelligenza artificiale avveniristica nel caso si giochi in solitaria, ma propone un gameplay più incentrato sulla competizione e sulla sfida fra i due protagonisti, tra l’altro messi in campo tramite pratico split-screen. Il gioco viene accolto molto favorevolmente, nonostante qualche critica al livello di difficoltà, ma la serie si conclude qui, anche perché di lì a poco i Bitmap Brothers rovineranno verso la disfatta che colpirà tanti grandi sviluppatori dell’era a 16 bit.

Fra i nomi più celebri a non essere travolti da quella disfatta ci sono i Reflections e Psygnosis, che il 13 gennaio 1997 pubblicano Destruction Derby 2 su PC e PlayStation. Capito? Mentre quegli altri ancora arrancano su Amiga, questi stanno già al secondo gioco per PS1. Certo, aiutati da mamma Sony, but still. Comunque, rispetto al primo episodio, questo seguito propone una struttura più articolata, con diverse modalità di gioco e una maggiore attenzione per chi apprezza anche gareggiare verso un traguardo, oltre a sfondare tutti i veicoli nei paraggi. Per come la vedo io, si perde un po’ la purezza e il divertimento dell’idea originale, ma molti lo considerano un gioco più ricco e godibile.

Infine, nello stesso mese arriva in Europa Tobal No. 1 per PlayStation. Il gioco segna il primo tentativo targato Square di approcciare il genere dei picchiaduro ed è sviluppato da DreamFactory, che sarà per alcuni anni lo studio di riferimento per gli esperimenti del publisher giapponese in zona arcade. Tobal No. 1 si distingue dalla concorrenza per il look essenziale, figlio di quell'assenza di texture che garantisce sessanta stabilissimi fotogrammi al secondo. I lottatori possono muoversi in maniera completamente libera all'interno dello spazio tridimensionale e questa cosa si presta fra l'altro bene alla modalità quest, in cui bisogna esplorare dungeon fra una rissa e l'altra. Tobal No. 1 vende bene soprattutto in Giappone (anche grazie all'inclusione di una demo per Final Fantasy VII), tanto da meritarsi un seguito che verrà pubblicato solo in quel territorio.