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Stranger Things e il mito di Gianni Bugno

Okay, lo confesso: mi depilo le gambe.

E lo faccio da più di vent’anni.

Sono un ciclista. Lo sono sempre stato. Uno di quelli convinti, fissatoni, con tutina aderente, casco ben allacciato e tanta voglia di soffrire, morire e rinascere ogni volta. Anzi, esagero: posto dinanzi alla più ardua delle scelte Soros - “Biciclette o motociclette: cosa non esisterà più nel mondo? Se non scegli, muori!” – punterei il dito sulle dueruote a motore. Con una parte di me che morirebbe ugualmente, ma tant’è. Per dirvi quanto sono fissato con le bici, la fatica e il concetto di pedalare.

Come diceva Pascal, non è forse vero che il piacere della bicicletta è esso stesso il piacere? No, il piacere della bicicletta è quello stesso della libertà, forse meglio di una liberazione. Andarsene ovunque, ad ogni momento e per cazzi vari e possibilmente propri, superando lo spazio, il tempo e le forature, interrompendole e mutandole a nostro piacimento.

A patto di gonfiare le gomme alla giusta pressione, la bici è una poesia istintiva di un’improvvisazione spensierata, un’esigenza mentale, prima ancora che fisica, mentre una forza orgogliosa ci gonfia il cuore nel sentirci così liberi, così vivi, così fregni.

Che sia una Parigi-Roubaix, la salita per Passo Lanciano o un semplice balzo lunare su una BMX Kuwahara con cestino e alieno, la bicicletta è uno strumento democratizzante, totale. Era così ne I Goonies, in E.T. l’extraterrestre, in Ladri di Biciclette di De Sica o in Flaked con Will Arnette.

Ed è così anche ieri e oggi, nel 1983 di Stranger Things.

La premiata serie dei Duffer Brothers mette in scena le tipiche, adorabili biciclette degli anni Ottanta (primi anni Ottanta), fatte d’acciaio, con la sella a banana (per ospitare anche un passeggero!), due marce (Hi e Low) e gli ammortizzatori farlocchi, con gli steli della forcella (rigida) coperti da inutili soffietti di plastica.

Ah, quanta cialtroneria e quanta bellezza d'epoca! E ancora, simil-chopper con matte forcelle a balestra e bandierine, biciclette che emulavano malamente tutto un immaginario motociclistico à la Dennis Hopper e Peter Fonda, oppure svelte BMX, con la doppia spugna (sul tubo orizzontale e sul manubrio) che evitava di rimetterci testicoli e denti dopo il salto di un dosso Super Expert...  di cui agevoliamo un filmato conservato negli impolverati archivi di Outcast:

Non importa quanta eritropoietina ti inietterai, quanto stile avrai nell’indossare un cappellino da ciclista o quanti demogorgoni incontrerai sul tuo tragitto. Che tu sia Lance Armstrong, Gianni Bugno o il piccolo Will Byers, l’importante è non smettere mai di pedalare, restando sempre in equilibrio tra l’asfalto e il sottosopra.

Questo articolo fa parte della Cover Story "Stranger Things e gli anni Ottanta", che trovate riepilogata a questo indirizzo. Se volete leggere la mia recensione di Stranger Things, questo è l'indirizzo giusto!