FIFA is for boys, PES 2018 is for men
Il titolo che fa a capo di questo articolo potrebbe apparire come uno di quegli specchietti per le allodole che cercano di acchiappare clic e poco altro. È effettivamente così? Non saprei, lo giudichi chi legge. Io vi dico di no. Questa volta più che mai, Pro Evolution Soccer ha puntato sull’aspetto ludico in senso stretto, il gameplay vero e proprio, lasciando da parte tutti gli orpelli (per alcuni imprescindibili, ed è pienamente comprensibile) che invece sono prerogativa della controparte targata EA Sports. Questo cosa significa? Che PES 2018, pad alla mano, è una figata clamorosa. Se invece vi interessano licenze, modalità online studiatissime e via discorrendo, quella è la porta, va detto fin da subito per non trarre in inganno nessuno.
Possiamo quindi dire che il team di sviluppo ha curato più il contenuto che la forma, quando per forma si intendono, come già esplicitato, licenze e menù e componenti online più o meno appaganti a seconda di chi si cimenta col joypad. Emblematico, in tal senso, è il personaggio di Neymar, la cui figura campeggia sia nell’icona di gioco che nella schermata iniziale. Il problema è che la stella brasiliana veste qui, ancora, la maglia del Barcellona e, insomma, per chi ha seguito tutta la sua telenovela estiva, vederlo vestire quei colori, specie se con la divisa di quest’anno, fa quantomeno specie. Magari sistemeranno questa cosa, magari no, vai a sapere. Comunque, dicevamo che l’aspetto più impressionante di questo PES 2018, una volta entrati in partita, è il feeling di gioco. E sia chiaro, va sottolineato che non si tratta di entusiasmo frutto dello spaesamento della prima ora: giocare a Pro Evolution Soccer 2018, rispetto al suo predecessore, è decisamente diverso. Certo, gli assi portanti rimangono invariati, ma l'approccio è totalmente inedito, vertendo in direzione di un realismo ben distante da quell’anima arcade che rese meraviglioso, parecchi anni orsono, il gioco di Konami. Il ritmo è parecchio più ragionato, senza per questo rallentare il gioco; è semplicemente tutto più credibile.
Gli aspetti che vanno a comporre questa piacevolissima sensazione di giocare a una partita vera e propria sono molti. In primis, il Real Touch+, feature che si presenta in veste rinnovata rispetto all’anno scorso, in modo adesso molto più convincente: ogni calciatore, a seconda della propria conformazione fisica, ha una specifica fisicità nell’approcciarsi alla sfera di gioco. Ricevere palla con Mertens sarà molto diverso rispetto a quando prenderemo possesso del pallone con Lukaku. E no, non si parla semplicemente delle differenti caratteristiche del giocatore, che vanno pure a contribuire alla diversificazione del gioco (uno più rapido e tecnico e l’altro più potente ed esplosivo). Piuttosto, il belga del Napoli andrà ad impattare il pallone, sia in fase di tiro che in quella di ricezione, in un determinato modo, più dolce e repentino, mentre il colosso del Manchester United avrà con la sfera un rapporto decisamente più aggressivo. Banalizzando, si potrebbe dunque dire che i giocatori alti e potenti giocano in un certo modo, mentre quelli bassi e veloci in un altro. E invece no. Prendiamo come paragone sempre Mertens, il cui overall di 87 corrisponde ad un giocatore non troppo dissimile come Aguero. Ebbene, i due non divergono solo per specificità, ma anche per approccio al pallone. Non c’è una discrepanza come con il sopracitato Lukaku, ma la differenza si sente eccome. Mica male.
Non solo: a cambiare, rispetto a PES 2017, è anche la fisica del pallone, molto più convincente soprattutto nei tiri da fuori ma anche nei contrasti di gioco. I rimpalli in stile flipper rimangono (chissà quando, i calcistici tutti, riusciranno a venire a capo di questa problematica), però in maniera nettamente meno invasiva. Tutte modifiche che vanno, c’è bisogno di ribadirlo, a rendere il gioco più realistico, cadenzandolo senza per questo abbassarne oltremodo il ritmo. Oltre a ciò, va da sé, sono presenti una serie di modifiche più o meno rilevanti, di seguito elencate in ordine sparso:
- Finalmente gli arbitri si sono dati una calmata; niente più cartellini ad ogni scivolata, grazie al cielo.
- In fase difensiva, spazzare la palla con Quadrato/X è, oltre che fondamentale, anche spettacolare, quando si utilizzano giocatori tecnici come Sergio Ramos o Bonucci. Forse un po’ troppo, andando a ledere delle volte il sopracitato realismo, ma insomma.
- Tantissime animazioni, molte delle quali completamente riscritte.
- Intelligenza avversaria che migliora di volta in volta. E anche quest’anno, più che mai, sarà ostico affrontare il Barcellona in modalità Superstar.
- Un secondo indicatore, trasparente, che segnala il prossimo giocatore che andremo a controllare se dovessimo premere il tasto L1/LB.
- Il portiere che finalmente prende l’appoggio di testa del proprio difensore con le mani, senza spazzare la palla manco fosse Howard in piena crisi da sindrome di Tourette.
- Overall dei giocatori più in linea con le prestazioni reali dei calciatori (ancora ricordo un PES 2015 con Felipe Melo, ai tempi al Galatasaray, il cui overall era addirittura di 88)
In generale, dunque, se avete voglia di re-imparare, PES 2018 è uno splendore da giocare – e anche da vedere, ma qui ci arriviamo più tardi. È a questo punto che, tuttavia, cessano le lodi sperticate. Purtroppo il riferimento non è, come prevedibile, unicamente nei confronti delle licenze, che anzi sono aumentate per numero e importanza (sono moltissime le nazionali presenti ufficialmente in questa edizione), visto che sì, c’è l’editor di gioco e, soprattutto, abbiamo le patch create dagli utenti stessi. Quindi, con un pizzico di buona volontà, chiunque potrà avere tutta la Premier League, la Juventus, il Real Madrid e via discorrendo. Che, per carità, è una grossa pecca, però chi gioca a PES da anni un po’ ha capito come ovviare a mancanze del genere – anche se la Bundesliga, pure tarocca, andava messa tutta, suvvia. Le magagne più grossolane sono altre. I menù, ad esempio, inalterati rispetto a PES 2017. O gli stadi su licenza, sui quali con l’editor non si può nemmeno mettere mano, ancora davvero pochi. E le modalità offline sono, fondamentalmente, sempre le solite, avare di novità. Certo, la Master League, seppur quasi inalterata, riesce sempre a garantire momenti di soddisfazione, grazie poi ad una gestione del calciomercato più variegata, unita ai tornei pre-campionato per le grandi squadre; ma cambia poco, in fin dei conti. Come anche la modalità Diventa un mito, ancora distante dalla controparte che riesce a garantire da anni FIFA.
Neanche online le cose sono cambiate più di tanto. Il sistema di matchmaking, va detto, è solido e recettivo, ben distante da quello di qualche PES fa. Il myClub non subisce stravolgimenti rispetto all’anno scorso e in generale si sente che tutto è parecchio simile a come l’avevamo lasciato con Pro Evolution Soccer 2017. Così come lo è anche l’aspetto grafico. Difatti, seppur quest’anno sia presente un numero ancora più alto di giocatori estremamente fedeli alla controparte reale (anche non troppo famosi come, toh, il ‘Cholito’ Simeone), l’impatto generale risulta quasi immutato se paragonato all’edizione dell’anno scorso. Non si avverte quel passo in avanti, ecco, se non nelle partite diurne, magari d’estate, quando la luce è intensa ed i giocatori assumo una nuova, piacevole prospettiva.
Konami ha fatto quest’anno un vero e proprio all-in sull’essenza del gioco, rivoluzionando il gameplay di Pro Evolution Soccer in maniera netta anche se confrontato con l’edizione precedente. Giocare a PES 2018 è appagante, soddisfacente e ogni partita strizza incredibilmente l’occhio a quelle visionabili nelle pay TV, con i calciatori in carne ed ossa. E solo per questo merita l’acquisto. Se però si cercano, pure giustamente, le licenze, o una serie di modalità online con cui farmare e passarci un intero anno di gioco, forse è meglio migrare verso altri lidi. Purtroppo, in questo frangente, PES deve ancora inseguire, in attesa di un capitolo che, forse già dall’anno prossimo, riesca a mettere anche su questo piano Pro Evolution Soccer accanto a FIFA. Intanto io mi godo questo gioiellino di simulazione sportiva.
Ho giocato a PES 2018 su PlayStation 4 Pro grazie ad una copia inviatami gentilmente da Halifax Italia, e prevedo di giocarci, in modo più o meno continuativo, almeno per un'altra decina di mesi. In generale ho dedicato un po' di ore ad ogni modalità di gioco al fine di testarla a fondo, ma alla fine mi sono cristallizzato soprattutto nelle Divisioni Online, affrontando avversari che solo di rado si sono opposti al mio Napoli a dir poco spumeggiante. Sarrismo a vita. Come al solito, se acquistate il gioco su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere una piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua.