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The Evil Within 2 e la strana voglia di piacere a tutti

Sono una persona fondamentalmente scettica. Nel 2014 ero uno di quei personaggi che non avrebbero scommesso neanche un centesimo sul “nuovo gioco del padre di Resident Evil”, considerando che frasi del genere, spesso, non sono di buon auspicio per la qualità finale del gioco in questione. E invece The Evil Within mi sorprese e non poco. Anzi, posso dire che quasi me ne innamorai.

Certo, il gioco, soprattutto nei giorni immediatamente successivi all'uscita, aveva diversi problemi, sia tecnici che di impostazione generale. Per esempio, su PC il frame rate era bloccato, le "bande nere cinematografiche” rendevano difficile capire cosa stesse accadendo a schermo e il motore grafico di certo non era un campione di ottimizzazione.

Eppure, nonostante tutto ciò, non solo The Evil Within rendeva il giusto omaggio proprio a Resident Evil e all'altra saga per me fondamentale dei survival horror, Silent Hill, ma ci metteva pure del suo, facendo precipitare il giocatore il un delirio di visioni, deformità e sangue che aveva il grande pregio di non annoiare mai. Se oltre a questo ci mettiamo che era un gioco veramente tosto, si capisce perché in una certa schiera di giocatori “duri e puri” l’opera prima del team giapponese Tango Gameworks abbia fatto più breccia rispetto ad altri titoli del medesimo genere.

The Evil Within 2 inizia tre anni dopo gli eventi del predecessore. Il protagonista, Sebastian Castellanos, è ormai un uomo distrutto. L’esperienza al Beacon Hospital di tre anni prima l’ha devastato psicologicamente e non riesce ancora a dimenticare gli incubi di cui è stato testimone. Oltre ai problemi dovuti a questa situazione, l’ex poliziotto si porta nel cuore il dramma della figlia, morta nel rogo della casa di famiglia, e la sparizione della moglie Myra. Ovviamente, questa sua situazione di uomo alla frutta cambia quando la sua ex partner Kidman lo rintraccia e gli racconta che la verità non è quella che conosce lui. Ma per scoprirla dovrà collaborare con la Mobius, cattivissima multinazionale che sa cosa sia realmente successo alla figlia di Sebastian.

Ecco, se vogliamo usare un eufemismo, la trama non è esattamente in lizza per il nobel della letteratura, ma tutto sommato può essere considerata in linea con altre produzioni simili del sol levante, che puntano molto più sull'atmosfera, che sulla capacità di coinvolgere il giocatore con chissà quali twist narrativi. Per fortuna, nonostante un cambio abbastanza drastico nel gameplay (ci arriviamo tra poco), The Evil Within 2 mantiene la tensione sempre alta e in diversi punti regala situazioni di impatto.

La modifica del gameplay riguarda il fatto che in questo sequel molte parti del gioco sono in aree aperte, liberamente esplorabili. Se da un lato la cosa può far storcere il naso ai fan più ortodossi del primo capitolo, dall'altro permette di avere un’esperienza di gioco più moderna, con la raccolta di oggetti, side quest e situazioni che comunque aiutano dare una forma al contesto in cui si muove tutto. Perché diciamolo, il primo The Evil Within è stato un piccolo gioiello, ma era fondamentalmente un corridoio in cui il giocatore veniva sballottato da una situazione assurda all'altra. Avere un seguito uguale come impostazione averebbe forse infastidito un pubblico più ansioso di cambiamenti. 

Se vogliamo, questa virata verso aree "libere" (parlare di open world mi sembra veramente esagerato) porta alla mente una meccanica di gioco un po' alla The Last Of Us, altra possibile fonte di ispirazione per questo secondo The Evil Within, oltre ovviamente ai già citati Silent Hill e Resident Evil (qui,in alcuni casi, le atmosfere di Resident Evil 4 sono molto presenti e palpabili).

È inoltre evidente inoltre che Tango Softworks ha deciso, forse sotto pressioni di Bethesda (vai a sapere), di abbassare la difficoltà del gioco, che, come si diceva poco sopra, nel primo The Evil Within era un po' fuori dal comune. Per chi vuole una sfida come si deve, quindi, è necessario puntare subito al massimo livello di difficoltà, perché il gioco, nel livelli inferiori, permette di trovare e creare spesso e volentieri armi e pozioni. Questo permette di giocare a The Evil Within 2 senza tirare giù i santi del paradiso, ma sicuramente offre una sfida molto più bassa e alla portata di tutti.

Tecnicamente, il gioco, rispetto al suo predecessore, ha fatto un balzo netto verso l’alto. Lo STEM Engine, basato sull’id Tech, riesce dove il semplice id Tech 5 aveva fallito nel primo episodio: offrire un impatto grafico al passo coi tempi senza far sedere drammaticamente CPU e GPU. Purtroppo, alcuni piccoli difetti congeniti del motore grafico di ID si possono comunque notare, soprattutto nei cambi di inquadratura nelle cutscene, dove le texture vengono caricate in maniera sì veloce, ma percepibile dall’occhio.

Il gioco è fra l'altro completamente localizzato in italiano, parlato e scritto, e la qualità è decisamente buona, al netto di qualche momento in cui il tono di voce non è adeguato alla situazione. Ma si tratta veramente di pochi punti.

Finisce sempre in bei posti, il buon Sebastian

La cosa che mi stupisce è che anche per questo seguito, come per il primo The Evil Within,  sono entrato in quello stadio di trance di cui “Vediamo cosa c’è dopo”, o “Ancora un checkpoint e smetto” sono le frasi tipo. E questo mi ha permesso di completare l'avventura in molti meno giorni di quanto mi sarei aspettato.

È abbastanza chiaro che Shinji Mikami, qui in qualità di produttore e non come director, e Tango Gameworks abbiano deciso di stravolgere in parte l’anima (corrotta) di The Evil Within per, probabilmente, raggiungere un pubblico più numeroso. Una scelta di marketing comprensibile ma anche coraggiosa, visto il rischio di inimicarsi chi ha adorato il primo capitolo. Con me non è successo e posso dire che mi sono goduto tutta l’esperienza di questo The Evil Within 2 con grande piacere, seppur in un mondo infestato da mostri deformi, pazzi esaltati e arte fatta con sangue e carne.

Ho giocato a The Evil Within 2 su PC grazie a un codice gentilmente inviatomi da Bethesda Italia. Per portare a termine le fatiche di Sebastian Castellanos, ho impiegato circa una dozzina di ore, affrontando qualche missione parallela ma non perdendo troppo tempo a cercare tutti i bonus nascosti nei vari livelli del gioco. Per chi è un fan dei giochi Bethesda, ci sono alcuni collezionabili molto simpatici che si possono scovare qui e lì. The Evil Within 2 è disponibile anche su PlayStation 4 e Xbox One.  Come al solito, se acquistate il gioco su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere una piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua.