Backlog #6: In Serial Cleaner c'è un pizzico di Sunshine Cleaning
Backlog è la rubrica in cui chiacchieriamo fuori tempo massimo di giochi che abbiamo recuperato nella nostra lotta infinita contro il cumulo di arretrati. Sono quei giochi troppo recenti per poter essere ammessi nell'ospizio, ma già troppo vecchi perché possa ancora interessare a qualcuno una recensione classica.
Il serial cleaner è il ninja del pulito, l'addetto alle pulizie della mafia, l'uomo chiamato Quasar. Lavora su commissione e in un lampo si reca sulla scena del delitto, svicolando fra i zelanti poliziotti lì di ronda. Imbracciato un buffo aspirapolvere, smacchia il sangue, si libera dei cadaveri e scompare nel nulla, senza lasciare traccia. Indossa i pantaloni a zampa d'elefante e passa le giornate in una villa fuori città, lontano dal frastuono della metropoli. La sua è un'esistenza pacifica, turbata all'improvviso da una strana telefonata, incipit di un racconto ironico e pulp.
Incuriosito dall'inusuale direzione artistica, geometrica e poliedrica, mi sono immerso con piacere in Serial Cleaner e nel suo divertente spaccato degli anni Settanta. Sotto la coltre dello Studio 54, si cela uno stealth concreto e ben strutturato. Con tatto e discrezione, l'addetto alle pulizie si intrufola nel teatro dell'orrore e lo passa al setaccio: raccoglie l'arma del delitto, cerca di occultare al meglio le vittime e infine scappa a bordo della sua vettura. Deve necessariamente sporcarsi le mani, prestando attenzione ai poliziotti presenti sulla scena del crimine. Gli agenti perlustrano l'area in un continuo andirivieni, camminando lungo un percorso prefissato. Non resta quindi che anticiparne le mosse, prestando attenzione ai loro pattern, L'importante è non incappare nel cono visivo dei gendarmi, una porzione di schermo ben evidenziata dall'interfaccia utente. In caso contrario, scatta l'inseguimento e nella peggiore delle ipotesi arrivano le manganellate. In questi frangenti, al serial cleaner non resta che fuggire di levata e nascondersi in qualche anfratto, in attesa che le acque si calmino. E se scattano le manette, si riparte da zero, perché così vuole la logica del trial and error.
Quello di Serial Cleaner è un crescendo da manuale: i primi livelli sono piccoli, si svolgono in aree circoscritte e scivolano placidamente. Si apprezza fin da subito la precisione del sistema di controllo, perno della toccata e fuga. A intervalli più o meno regolari, il gioco pone l'asticella un po' più in alto, sale di tono senza strafare. La struttura ludica si arricchisce così di nuovi elementi, facendosi progressivamente sempre più complessa. Con calma e prendendosi il tempo necessario, Serial Cleaner raggiunge la piena maturità, rivelandosi un titolo a tratti impegnativo ma mai frustrante. Le ultime missioni sono cervellotiche, con sezioni legate da botole e scorciatoie, zone pattugliate da petulanti ispettori e formidabili cecchini. E il margine di errore si riduce sensibilmente, com'è giusto che sia.
Nell'affollato panorama degli indie, Serial Cleaner si ritaglia il suo quarto d'ora di celebrità: il titolo iFun4All poggia su una solida struttura di gioco, basata su una premessa divertente e originale. Nel suo piccolo, si diverte a rielaborare i canoni del genere, strizzando l'occhio a Metal Gear Solid. Il suo è un approccio scanzonato, all'insegna della leggerezza. Serial Cleaner è uno stealth perfetto per chi, seppur intrigato dal genere, se n'è sempre tenuto a debita distanza. I laureati in shibitologia forse storceranno un po' il naso, ma alla fine non importa.
In conclusione, mi ritengo più che soddisfatto. Serial Cleaner è un buon gioco, che vive al massimo il suo presente, senza stravolgere il genere di appartenenza. Inquadrato nella giusta ottica, diverte e appassiona.