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Hello Neighbor: lo Xenomorfo coi baffi

Hello Neighbor dimostra in maniera lampante come una buona idea non possa sostenere un intero videogioco. Non da sola, almeno, e certamente non con una mancata limatura del prodotto finale. Sono sicuro di aver già espresso un concetto simile, a riprova che l'inventiva e l'estro artistico, per quanto necessari alla creazione di un'opera tanto sfaccettata e complessa come un videogioco, non siano sufficienti senza un adeguato supporto ludico. Concepito inizialmente come un acerbo progetto su Kickstarter, il gioco ha poi preso forma in maniera più concreta, grazie al solito chiacchiericcio internettiano e relativa distribuzione in accesso anticipato.

Hello Neighbor è fondamentalmente uno stealth, con una struttura ludica dall'approccio libero e un'I.A. "adattiva" del nemico, in grado di apprendere il nostro modus operandi e agire di conseguenza. Tramite un incipit narrativo volutamente nullo, ci mette nei panni di un vivace ragazzino. Mosso dalla curiosità insaziabile propria della sua età, il bimbo si spinge presto oltre il lecito, nel tentativo di scoprire i segreti del vicino di casa. Il desiderio quasi morboso di scovare l'origine di certi rumori inquietanti e voci soffocate è l'unica, vera ragione che ci spinge a indagare. La modalità campagna del gioco è suddivisa in tre atti, con case sempre più bizzarre e complesse nelle quali intrufolarsi. 

Essere trovati dal caro vicino significa game over istantaneo: e vi capiterà molte volte.

Eternamente pattugliate da un sordido villan baffuto, le abitazioni di Hello Neighbor presentano una generosa serie di enigmi da risolvere, ma fin dalle prime partite, un fastidioso senso di trial and error attanaglia con prepotenza il giocatore. Essere catturati dal vicino comporta il game over istantaneo, con relativo restart. Non ci sono conseguenze negative in seguito alla nostra dipartita, nemmeno riguardo lo striminzito inventario, che rimarrà sempre intatto.

Questa scelta di game design attenua leggermente la ripetitività delle azioni e la frustrazione che ne consegue, ma mai abbastanza da rendere il gioco pienamente appetibile e divertente. Quello che trasforma Hello Neighbor in un piccolo calvario sono la natura assolutamente aleatoria della fisica di gioco e i vari puzzle ad essa legati. Un tosaerba ha lo stesso peso di una pentola, ed entrambi possono rimbalzare come una pallina da tennis se lanciati contro una parete. Di fatto, le nostre azioni si limitano all'interazione con lo scenario e all'attivazione di leve, pulsanti e altri meccanismi assortiti. Tuttavia, quella di "tirare cose" si dimostra l'attività principale, trasformando presto il mondo di gioco in un gigantesco asilo nido alla deriva.

La natura bislacca del design si traduce in un mobilio non esattamente sobrio.

La tanto strombazzata I.A. del nemico è in effetti imparentata alla lontana con quella vista in Alien: Isolation, o nel più recente e sottostimato ECHO. L'isterico baffuto piazza trappole nei luoghi dove siamo soliti passare, o corre subito verso i nascondigli che usiamo più spesso, spingendoci a variare le nostre azioni. Paradossalmente, proprio questa risolutezza è il vero tallone d'Achille del nemico, che può essere "dirottato" lontano dai punti che vogliamo ispezionare. Fa tutto parte del gioco, sia chiaro e non ritengo che questi espedienti siano un difetto.

Ciò che davvero fa storcere il naso è la natura sovrumana dell'avversario: capace di percepire la nostra presenza attraverso i muri o di sentire ogni più piccolo rumore, lo xenomorfo coi baffi rende il gioco estenuante, invece che competitivo. Il quadro, già di per sé poco roseo, è ancora più appesantito dalla rozzezza del codice, infarcito di bug più o meno vistosi e una fisica ballerina alla quale affidarsi. Quest'ultima, soprattutto, non sarebbe un grosso problema se gli sviluppatori non avessero puntato su arrampicate, salti e impilamento di oggetti per superare gran parte degli enigmi. Insomma, è come guidare una fuoriserie con trazione posteriore su una strada ghiacciata. 

C'è anche un ciclo di giorno notte a scandire lo scorrere del tempo.

Esteticamente, il gioco pone grossa enfasi su una direzione artistica bislacca, con figure sottili e caricaturali, in perfetta antitesi con la natura ansiogena dell'esperienza. Questo contrappunto stilistico gioca sicuramente a favore di Hello Neighbor, che riesce, almeno all'inizio, a instillare un discreto senso d'inquietudine. Purtroppo il motore grafico risulta fin troppo zoppicante, e incapace di stare al passo con le velleità artistiche del gioco. Il codice, come vi ho già anticipato, è ancora troppo sporco, con continue compenetrazioni, un frame-rate claudicante e una fisica completamente sballata: non è raro interagire con scatoloni dal peso specifico di un'incudine prima e di un Super Tele, poi: così, senza un'apparente ragione.

Affascinante, senza dubbio. Ma incastrarsi per la centesima volta in una trave non aiuta.

Non ho riscontato bug gravi, o elementi capaci di "rompere" le dinamiche di gioco, ma ci sono comunque tante, piccole sbavature in grado di minare pesantemente la qualità globale dell'esperienza. Difficile non gettare la spugna di fronte all'ennesima situazione di salto mancato, cattura immeritata o trappola messa a punto con pazienza e completamente ignorata dal nemico.

A dispetto dell'estetica puntuta e gradevole e delle dinamiche di gioco volenterose e promettenti, Hello Neighbor vede il suo principale nemico nella noia, piuttosto che nel baffuto vicino: e in quel caso, non c'è nascondiglio che tenga.

Ho scaricato Hello Neighbor grazie a un codice fornitomi dal distributore. Ho giocato su Xbox One, completando la campagna in sei ore scarse, ma sono convinto che con un pizzico di fortuna e minor senso del cazzeggio, si possa tranquillamente limare qualcosa. In tutta sincerità, nonostante la consapevolezza di vari segreti e diversi finali, ho trovato il ritmo un po' estenuante: non me la sono sentita di giocarci nuovamente. Hello Neighbor è disponibile anche su PC. Ah, se lo acquistate su Epic Games Store tramite questo link, il 5% di quello che spendete va a noi, senza sovrapprezzi per noi.