The Game Awards: Le mie cinque cose preferite della festa di Doritos Pope
Ah, Doritos Pope! Mi ricordo ancora quando, qualche gamescom fa, vidi nei corridoi della fiera quella faccia di gomma di Geoff Keighley e, girandomi verso il buon Mottura, gli feci un po’ sgomento: “Ma quello è…” e lui, con la fanciullesca tranquillezza che lo contraddistingue, mi rispose “DORITOS POPE!”, anche un po’ indicandolo divertito. Rido ogni volta che ci ripenso.
Comunque. Nella notte sono andati in onda i The Games Awards, una roba tipo notte degli Oscar dei videogiochi, ma con meno barbogi, il voto lasciato nelle mani del pubblico da casa e delle categorie molto più a cazzo de cane. Ora, dal momento che il mondo dei videogiochi non ha degli intrattenitori trasversali come Neil Patrick Harris o Seth MacFarlane (e visto che Billy Crystal non ha ancora così tanti debiti con la mafia), invece di mettere intermezzi musicali per reggere una baracconata da quattro ore, tra un premio e l’altro vengono mostrati trailer e fatti annunci manco fossimo all’E3.
Vista la Cover Story di questo periodo, visto che io e giopep questa notte abbiamo dormito beati a differenza di tutti quelli che l’hanno seguita in diretta, e soprattutto visto che oggi mi si prospetta una lunga giornata di straordinario, abbiamo deciso di proporvi questo “Le mie cinque cose preferite”, bloggata estemporanea che accompagna tutti gli eventi videoludici che abbiamo voglia di seguire. Sigla!
5. La roba a cui non giocherò mai
Quelli di Job Simulator hanno annunciato Vacation Simulator (ammicco ammicco), sempre per tutte le robe in realtà virtuale. Loro sono molto bravi (gli unici davvero bravi?) a fare ‘ste robe, e la nuova impostazione darà sicuramente un sacco di occasioni di locura tutte nuove.
Link CON LA MOTO nel nuovo DLC di Breath of the Wild. Perché "come riusciamo a rendere ancora più fico il gioco più fico dell'anno?" "Perché non aggiungerci una moto, così, de botto?" "GEGNO!".
La nuova roba di From Software, invece, in venti secondi ti urla già fortissimo CILICIO e non potrebbe dissuadermi più di così. Poi però penso che con Bloodborne l’amore non è sbocciato solo per colpa delle circostanze, dei non sei tu sono io, dei gomiti che fanno contatto col piede, e penso che forse c’è speranza. Credici.
4. In The Valley of Gods, dai creatori di Firewatch
Che bellezza disarmante. Non ho mai subito il fascino perverso dell’egittologia e, in tutta onestà, di Firewatch ho un’idea non entusiasta come avrei voluto, ma questo trailer farebbe risvegliare anche quella vecchia scoreggia di Tutankhamon. Và che luci, và che render burrosi, và che *tutto*.
3. La vittoria del bene
Bayonetta 2 esclusiva Wii U è stato uno fra i più grandi torti subiti dalla community dei videogiocatori dall’uscita del Virtual Boy. Per fortuna, Switch è venuto per salvarci, come nostro signore del gameplay: la collection con Bayonetta e Bayonetta 2 uscirà sull’ibrido Nintendo il prossimo 16 febbraio, giusto in tempo per ridarci lo smalto perso dopo San Valentino (indipendentemente da come lo passiate). Ma, soprattutto, Bayonetta 3. Sono tutto un fuoco.
2. MACCOSA Stranding
Kojima come Lynch. Qualunque cosa voglia dire. Non ci si capisce un cazzo, allo stesso tempo ci leggi dentro le solite mezze vagonate di sottotesti e riferimenti e allusioni e salcazzo. Quasi otto minuti di fortissimo MACCOSA rigurgitati in faccia a noi poverini, che tutto sommato aspettiamo fiduciosi il primo gameplay trailer, previsto per il 2038. Reedus lavati!
1. Josef Fares sbrocca
Adoro. Dal “fanculo agli Oscar!” alla difesa a spada tratta del suo gioco, e soprattutto di EA, per quella “shit going on” con le lootbox. Ma poi il fare da sbronzo, il tono vagamente intimidatorio dato dall’accento est europeo. È tutto perfetto, sembra di guardare The Snatch nel mondo dei videogiochi. “Ehi, babbuzzi, ti piacciono i coni?”