Manchester by the Sea è il mio film preferito dell'anno scorso e pure di questo
Manchester by the Sea - La genesi. Edizione romanzata ma non troppo. Kenneth Lonergan, commediografo, sceneggiatore e regista, inizia a scrivere per il cinema a fine anni Novanta, co-firma la sceneggiatura di Terapia e pallottole e fa il suo esordio come autore completo con Conta su di me. Il suo primo film da regista lo fa subito notare, grazie a un bel po' di premi e nomination, anche per gli attori coinvolti. Nella mia memoria fallace, è quel bel film divertente che vidi alla rassegna di Venezia del 2000, forse addirittura il mio film preferito di quell'edizione del festival. Ricordo più che altro un "Caspita che brava 'sta Laura Linney" e un "Bravo pure lui, chiunque sia", dove "Lui, chiunque sia" ho scoperto recentemente essere Mark Ruffalo. A seguito di quel successo, dopo aver co-scritto altri tre film dalla qualità variabile (Gangs of New York, Un boss sotto stress e Le avventure di Rocky e Bullwinkle) Lonergan si lancia nel progetto a cui tiene tantissimissimo. Ed è subito tragedia.
Margaret gli succhia qualcosa come nove anni di vita, persi fra mille inciampi produttivi ed economici, oltre che all'insegna di un non riuscire mai a trovare la quadratura del cerchio in sala di montaggio, con addirittura un lustro di postproduzione. Durante questo periodo, a dargli una grossa mano, anche proprio intesa come "Toh, ti faccio un assegno", ci pensano svariati amici, fra cui Matthew Broderick e Matt Damon. Nel 2011, Margaret finalmente esce, seppur a distribuzione limitata, e viene fra l'altro molto apprezzato dalla critica. A questo punto il Damon entra in tackle: "Senti, io voglio che tu ti rimetta subito al lavoro, quindi ti produco il prossimo film, ti faccio pure da protagonista e quasi quasi, per sicurezza, tu lo scrivi ma lo dirigo io. Anzi, no, non lo dirigo, ché non c'ho tempo, però, siccome in fronte non c'ho scritto 'Coglione' e non voglio vederti girare in tondo per altri nove anni, mi arrogo il diritto del final cut." Problema: il Damon deve girare The Martian e Jason Bourne, quindi i tempi rischiano di allungarsi. Nuova sentenza del Matt: "Dai, facciamo che cedo il ruolo di protagonista, ma solo se se lo piglia Casey Affleck."
Fast forward di qualche tempo e abbiamo Manchester by the Sea coccolato dalla critica, apprezzato dal pubblico, tempestato di nomination e premi. Kenneth Lonergan s'è visto tirar fuori a calci in culo dalla spirale autodistruttiva e ha improvvisamente recuperato una carriera. Casey Affleck s'è visto cadere in braccio il ruolo della vita senza dover fare nulla. Morale della favola: essere amici di Matt Damon è bello.
Perché tutto questo preambolo? Perché io sono andato a guardarmi Manchester by the Sea sapendo solo che era di Kenneth Lonergan, che c'era Michelle Williams e che Casey Affleck era molto bravo. E trovo che sia stato molto bello guardarselo in questa maniera, senza sapere nulla nulla nulla della trama, neanche quel che spiega il trailer (che comunque, perlomeno quello che ho visto, mi sembra meno spoileroso di tanti altri). Non perché ci siano colpi di scena clamorosi o shyamalan twist, piuttosto perché la delicatezza con cui vengono pian piano spiegate le cose che devono essere spiegate è troppo più forte da subire se non ne sai nulla. Quindi, insomma, andate a guardarvi Manchester by the Sea e facciamola finita qui. Quasi. Diciamo che adesso aggiungo alcune considerazioni, evitando il più possibile riferimenti diretti.
Uno fra i pregi principali del film sta nella maniera deliziosa, elegante, armoniosa in cui riesce a mescolare dramma straziante e commedia esilarante. Non è quella schizofrenia tipica di un certo cinema orientale, che passa senza freni dal melodrammone spinto al demenziale allucinato. È invece una perfetta rappresentazione del tragicomico che caratterizza l'esistenza umana, del modo in cui la vita riesce sempre ad essere buffa, anche nei momenti in cui ti sta seppellendo di calci in faccia. Ed è anche un ottimo mettere in scena la maniera in cui tendiamo a usare l'umorismo come meccanismo di autodifesa, aggrappandoci ad esso per sopravvivere nei momenti più bui e in ultimo anche per sfuggire dal terrore della morte. Ci sono passaggi di questo film che ti straziano il cuore e ce ne sono altrettanti che ti fanno ridere come uno scemo, ma sono tutti perfettamente intrecciati fra loro, legati in maniera indissolubile, perfetti nell'equilibrio delicato che li regola.
In questo senso, trovano uno spazio storto e a modo loro perfetto le scelte musicali un po' bislacche, sicuramente coraggiose, che altrove mi avrebbero forse respinto senza pietà e invece qui funzionano a meraviglia. Il film alterna momenti di silenzio assordante a improvvise esplosioni di musica fortissima, totalmente priva di vergogna, ai limiti del pacchiano (Albinoni nella scena madre!), ma anche per questo perfette nell'utilizzo e nella costruzione. E in fondo, forse, proprio nella voglia di osare, estremizzando anche un po' i suoi sentimenti, Manchester by the Sea trova la sua forza maggiore, oltre che, magari, i motivi per cui potrebbe respingere. Ma non c'è solo questo.
C'è per esempio una scrittura semplice, posata, che trova il suo realismo nella caratterizzazione profondamente umana dei personaggi e nella natura surreale di gran parte delle conversazioni che il film racconta. Ogni volta che due persone si trovano a chiacchierare di qualcosa, si affrontano in maniera quasi asincrona, con un personaggio che sente il bisogno di affrontare un argomento e il suo interlocutore che non ne vuole sapere di schiudersi. Quello che ne viene fuori è il ritratto di un'umanità che procede per binari paralleli ma non trova mai la coincidenza giusta per incontrarsi e comunicare. E il culmine di questo approccio ai rapporti umani giunge in quella scena. Quel momento in cui Michelle Williams e Casey Affleck cercano di avere una conversazione e mettono in piedi una fra le scene di cinema più strazianti degli ultimi anni, che da sola varrebbe tutti i premi del mondo per lei, se tutta la faccenda di protagonista e non protagonista ad Oscar e simili fosse gestita con del criterio.
Ma gli attori, in generale, costituiscono l'altra arma fenomenale di Manchester by the Sea, un film in cui anche l'ultima delle comparse porta qualcosa di buono e fortissimo. Kyle Chandler è il solito, adorabile, Kyle Chandler, qua dolcissimo nel suo non sapere mai che pesci pigliare con chi gli sta attorno. Lucas Hedges è una rivelazione e un fantastico coprotagonista. Michelle Williams ha tre scene in croce e se le mangia con la voracità di un'attrice di razza. Casey Affleck è fantastico, fantastico, fantastico, incredibile per il modo in cui prende un personaggio non facile, un uomo completamente svuotato, che non ha più nulla dietro a quegli occhi spenti, ma sfugge alla trappola della pupilla monoespressiva e riesce invece a dargli una personalità, una forza, un carattere clamorosi. Gli è cascato fra le mani, ma porca miseria cosa ha saputo farci, con questo ruolo. E porca miseria che bel film che è Manchester by the Sea. Andate a vederlo o vi levo l'amicizia.
Io l'ho visto a dicembre, qua in un cinemello parigino, in lingua originale. Inserite qui un pippone sulle grandi prove attoriali che andrebbero viste nella lingua d'origine. Annotatevi, inoltre, che è il mio film preferito dell'anno scorso e, per il momento, è il mio film preferito fra quelli usciti in Italia nel 2017. È tutto.