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Rain World - Prepare to die edition

Ci ho provato, cara la mia gattocertola, ci ho provato a non farti mangiare puntualmente da lucertole e cicale assassine mentre ti aggiravi per il tuo tetro mondo post-apocalittico a raccogliere cibo. Ci ho provato a farti ricongiungere alla tua puccettosa famiglia di simil-Pikachu, a volte bianchi a volte gialli, che hai perso per un incidente durante le torrenziali piogge che funestano ogni quindici minuti la tua terra devastata, così simile a certe periferie di Roma e Napoli. Ci ho provato a farmi piacere il tuo strambo gameplay basato su piattaforme e un sistema fisico che simula il comportamento delle tue goffe zampotte in maniera al contempo comica e realistica però poi ti cala in un mondo impietoso, frustrante, enigmatico e spesso ripetitivo.

E dire che le carte in tavola per essere la protagonista di un gioco godibile e piacevole da giocare le avevi tutte: innanzitutto te, simpatica, puccettosa e goffa palla di pelo dall’occhio vispo, che salti di palo in piattaforma come un furetto sotto anfetamine; un mondo da esplorare unico sia dal punto di vista visivo (certo, quella palette così desaturata e poco chiara, forse, ce la potevamo evitare), sia dal punto di vista meccanico; una colonna sonora dinamica che si intensifica all’avvicinarsi di pericoli e rogne varie e che ha contribuito in gran parte al mio stato di ansia continuo mentre giocavo.

Però certe cose proprio non vanno, cara gattocertola, e non è certo colpa tua, ignara protagonista di un gioco che proprio non è riuscito a divertirmi. Casomai non lo sapessi, il gioco a te ispirato, Rain World, funziona più o meno così: devi esplorare un mondo brutale e popolato da ogni sorta di immonda bestia che vuole cibarsi della tua tenera carne, alla ricerca di cibo per sopravvivere al prossimo ciclo di piogge, che si presentano ogni circa quindici minuti (praticamente Ginevra in ottobre). Per sopravvivere non basta il cibo, devi anche trovare un rifugio adatto e protetto, dove sigillare ermeticamente il tuo fragile corpicino e andare in letargo fino al prossimo ciclo.

Qui è dove iniziano i problemi, cara mia. I rifugi sono piuttosto rari e distanti fra loro e ciò potrebbe anche non essere un dramma, se non fosse che il tuo è un mondo vivente in cui pericoli e creature nemiche si spostano continuamente, seguendo un sistema sicuramente interessante e innovativo, ma che in questo caso non fa altro che rendere Rain World ancora più frustrante, perché non sai mai cosa aspettarti. Per dire, una volta stavo disperatamente cercando un rifugio per te, mentre la pioggia già cominciava a scendere a catinelle, il cielo tuonava e lo schermo cominciava ad agitarsi come se il cameraman fosse in preda a una crisi epilettica. La mia nota assenza di sangue freddo mi ha impedito di avere la lucidità necessaria per permetterti di fare un ultimo difficile salto verso la salvezza e sei morta di lì a poco, sotto lo scrosciante peso di tutte quelle gocce d’acqua. Quanto mi è dispiaciuto! Poco male, ho pensato, nella prossima vita saprò esattamente dove andare e che percorso fare, avrò più tempo per permettermi di salvarti. E invece no, perché le creature del tuo mondo pensante e vivo hanno ben pensato di cambiare completamente posizione, appostandosi in luoghi molto più infami, a volte piombando su di te con ben poco preavviso da oscuri tunnel e anfratti e costringendoti a dolorose morti continue e ripetute. Sono riuscito a superare quella sezione solo quando, infine, le varie creature hanno deciso di riposizionarsi casualmente in una configurazione ben più abbordabile per le tue scarse capacità di sopravvivenza.

Parliamoci chiaro, lucertolina, se fossi stata una creatura reale, l’evoluzione darwiniana ti avrebbe spazzato via da questa terra in venti minuti o meno. Sei caruccia e veloce, per carità, ma sei goffa, imprecisa e hai le capacità combattive di Yamcha di Dragon Ball. Non puoi combattere direttamente i tuoi demoni in alcun modo, se non tramite astuzia e a volte lanciando oggetti e pietre. Peccato che questi oggetti li puoi scagliare solo direttamente di fronte a te, senza alcun tipo di mira, e anche quando becchi qualcosa, non è detto che succeda niente. Vedi, anche in questo caso, il risultato è del tutto imprevedibile: colpire una lucertolona nemica in piena fronte non le farà nulla, mentre colpirla su una delle sue zampe la costringerà a camminare in maniera claudicante. Sai quanto può essere difficile colpire una lucertola sulle zampe, in un mondo bidimensionale come il tuo? Te lo dico io: molto! La maggior parte delle volte non vale nemmeno la pena provare ed è più semplice e immediato sperare in altri trucchetti.

Qui potrete vedermi giocare a Rain World in diretta, cercando disperatamente di capirci qualcosa.

Purtroppo, la parte peggiore deve ancora venire. A un certo punto di Rain World, cominci a trovare in giro delle porte che ti sbarrano la strada con degli strani simboli che ricordano molto quelli che ho nella parte in basso a sinistra dello schermo. Per aprire queste porte, devo far sì che il simbolo sullo schermo sia lo stesso di quello presente sulle porte. Per far avanzare il mio simbolo su una scala di sei diversi, devo sopravvivere a un ciclo di piogge nel tuo mondo. Se ti faccio morire, invece, il simbolo arretra su questa scala. Ciò fa sì che dopo due ore di gioco, molto frustranti ma tutto sommato interessanti, mi sia bloccato a esplorare sempre le stesse sei/sette schermate, in un noioso ciclo di “esci dal rifugio-trova cibo per sopravvivere alle prossime piogge-non morire-torna al rifugio”, in modo da poter incrementare il mio simbolo e allinearlo a quello della porta che mi sbarra la strada. E ti ho già detto che nel tuo mondo nulla va mai come ti aspetti. Ah, sappi anche che tutte queste meccaniche le ho capite da me e il gioco fornisce ben pochi consigli a riguardo, eccezion fatta per una monoculare creatura gialla che compare per cercare di segnalare alcuni aspetti del gioco in modo comunque molto criptico.

Ho come l’impressione, cara gattocertola, che i tuoi creatori abbiano un po’ voluto strafare con Rain World, e per quanto sia encomiabile il tentativo di fare qualcosa di diverso, abbiano un po’ fallito nel creare un gioco che fosse divertente, forzando meccaniche e sistemi fisici decisamente innovativi in un gioco che non gli si confà. No, non venirmi a fare paragoni sado-masochistici coi soulslike, dai. Sai meglio di me che lì c’è un delicato e raffinato equilibrio di rischio e ricompensa (che tanto piace a noi segaioli del videogame), assente del tutto in Rain World. La sensazione più brutta che ho avuto, giocando la tua avventura, è che ci fosse un bellissimo mondo da esplorare fra le rovine della tua terra ma il gioco stesse facendo di tutto per non farmelo vedere. E non è una bella sensazione da restituire a un giocatore. Mi spiace, gattocertolina, è un vero peccato!

Ciò non toglie che a persone diverse il tuo gioco potrebbe piacere, e anche molto! In fondo, le carte in tavola ci sono tutte e per questo non me la sento di infierire ulteriormente. Per quel che mi riguarda, queste braccia saranno sempre aperte per te, per i tuoi goffi e spassosi movimenti, per le tue zampotte imprecise, per i tuoi tondi occhietti neri, se mai vorrai tornare in gioco in qualsiasi altra forma, forse più scontata ma magari più divertente.

Ho giocato a Rain World grazie a un codice fornito dallo sviluppatore. Ho resistito per circa sei ore, con molteplici lanci del joypad sul divano, prima di ritrovarmi completamente demoralizzato di fronte all’ennesima sequela di sei o sette schermate da farmare continuamente alla ricerca di cibo per avanzare al set di stanze successive.