Planescape: Torment: Enhanced Edition - L'immortalità è una fregatura
Torment. Tra gli appassionati di giochi di ruolo è spesso e volentieri sufficiente dire questo nome per mettere tutti d’accordo su quale sia il miglior gioco di ruolo mai creato. Alcuni magari propongono Ultima VII come alternativa, ma entrambi questi titoli sono considerati talmente perfetti che non si arriva mai davvero a una discussione accesa. Va da se che con un gioco con una tale reputazione di mezzo è quantomeno strano andare a parlare della edizione rimasterizzata commentandone la trama, il percorso di riscoperta personale del Nameless One, e il variegato gruppo di comprimari che possono accompagnarlo nella sua avventura. Al giorno d’oggi, però, è anche possibile che vi siano giocatori che hanno perso l’occasione di giocare a questo classico quando è uscito. Di sicuro lo hanno sentito definire “il miglior gioco di ruolo esistente”, ma si sono scontrati con una risoluzione a 640X480 che, specialmente oggi che la moda pretende il 4K, potrebbe provocare shock anafilattici ai giocatori che hanno ancora i denti da latte.
Per coloro che non ci hanno mai giocato e non hanno mai sentito il bisogno (eretici!) di informarsi su cosa sia Planescape: Torment, oserei descriverlo fondamentalmente come un lento percorso a riscoprire la storia del personaggio che si interpreta. Una presa di coscienza graduale, talvolta terrificante, di quello che è stato fatto durante una vita da immortale, le vite che si sono sfiorate, e le vite che sono state distrutte in nome di ideali più o meno validi. Il focus di Torment è sicuramente nei dialoghi, nell’esplorazione. Si tratta in realtà di uno dei primi giochi, se non il primo in assoluto, per cui si è parlato, descrivendolo, di vera e propria “letteratura”. Non trovo corretto dire nulla di più sulla trama, perché onestamente troverei criminale rovinare questa esperienza per quei giocatori che non hanno ancora avuto l’occasione di provare questa avventura.
Per quel che riguarda i lati meno “letterari”, il sistema di combattimento somiglia abbastanza a quello che si è visto in Baldur’s Gate, solo che funziona peggio. L’azione è in tempo reale e si possono dare ordini al Nameless One e i suoi compagni d’avventura. All’occorrenza si può anche sfruttare l’opzione di attivare una “pausa tattica” per dare ordini con calma. A rendere poco appassionante questo lato del gameplay è proprio la progettazione degli scontri, che risultano essere spesso ripetitivi e blandi. In realtà, costruirsi un personaggio combattivo è una vera e propria trappola che potrebbe precludere la possibilità di scoprire tutti i segreti che ci sono in Torment. Un consiglio? Cercate di portare saggezza e intelligenza a 25. Non chiedetemi il motivo: se non ci avete mai giocato, cercate, se potete, di fidarvi di questo mio consiglio.
Quindi, alla fine, non è il gioco che deve essere esaminato, ma il lavoro che è stato fatto da Beamdog per svecchiarlo. Le crisi allergiche da bassa risoluzione sono evitate sul nascere dalla pubblicizzata possibilità di giocare tranquillamente questa versione rimasterizzata in 4K. Incredibilmente, la maggiore risoluzione supportata porta effettivamente a una conseguenza positiva: si può apprezzare con maggior dettaglio il mondo di gioco creato dagli sviluppatori. Il risultato è che si vede meglio dove si può andare e il colpo d’occhio artistico è meglio rappresentato.
Altre aggiunte utili riguardano vari inserimenti nell’interfaccia di gioco, che permettono ad esempio di evidenziare gli oggetti con cui si può interagire nello scenario, o raccoglierli da terra premendo un solo pulsante. Si tratta in realtà di innovazioni minime, che permettono però di godersi l’esperienza in modo più fluido. Ci sono anche dei tutorial sotto forma di popup che spiegano ogni cosa che potrebbe trarre in inganno o lasciare in dubbio un giocatore moderno.
A differenza di quanto fatto con le versioni rimasterizzate di Baldur’s Gate, però, lo sviluppatore non ha osato toccare i contenuti di Torment. La trama originale è quindi virtualmente identica all’originale, con l’unica eccezione che Chris Avellone, mente dietro alla prima edizione del gioco, ha riveduto insieme ai programmatori il codice e i testi per correggere alcuni errori ed eliminare i bug che potevano talvolta far perdere anche ore di gioco (qualcuno si ricorda i cranium rats?).
Il lavoro di miglioramento sull’originale è quindi, a conti fatti, meramente cosmetico ma decisamente ben fatto. Si potrebbe dire che buona parte di questi miglioramenti – ma non tutti! - può essere applicata alla versione originale o di GOG a costo zero, ma vi sono alcuni fattori da considerare e il primo è la facilità di avere tutto pronto subito. La seconda cosa è che se la versione originale viene moddata, se non si fa attenzione, il risultato è di ridurre la stabilità di un gioco già non perfetto dal punto di vista tecnico. Con tutte queste considerazioni, ritengo che la versione proposta da Beamdog sia assolutamente meritevole di attenzione, specialmente da parte di quei giocatori che non hanno mai avuto l’occasione di esplorare Sigil.
Ho giocato a Planescape: Torment: Enhanced Edition grazie a un codice gentilmente fornito da Beamdog. Ho saltato qua e la grazie ai salvataggi forniti, che hanno permesso di vedere rapidamente varie fasi di gioco, ma mi sono anche concentrato sul reinstallare la versione base del gioco per constatare la differenza. Beh, è notevole. Forse non così notevole quando si installano delle mod non ufficiali, ma avere tutto pronto, subito e senza rischi di crash (o molto ridotti, quantomeno) è decisamente senza prezzo. O meglio, ha il prezzo giusto. Rigiocare a Torment dopo tutti questi anni è stato un piacere, e a chi non lo ha mai provato consiglierei quasi di mollare qualsiasi altro gioco stiano affrontando e dedicarcisi. Planescape: Torment è una di quelle che vengono definite “esperienze”, ed è un peccato perdersele.