The Mick non c’ha le palle
Solo Dio e giopep sanno quanto voglio bene a C’è sempre il sole a Philadelphia, che nel mio cuore occupa un posticino bellissimo, situato esattamente tra South Park e Grosso Guaio a Chinatown.
E insomma, speravo che The Mick fosse una piccola, succulenta costoletta di quell’adorabile/raccapricciante show ambientato nel peggiore bar di Philly. Più o meno gli stessi produttori - Dave e John Chernin - e un quinto del cast - Kaitlin Olson (a.k.a. la magistrale arte dei finti conati di vomito) - avrebbero potuto generare uno spin-off tutto sommato interessante...
Mackenzie Murphy (Kaitlin Olson), detta Mickey, è un’autentica degenerata, una specie di Drugo al (neanche tanto) femminile. Poi ci sono sua sorella snob e il marito riccone, con la loro lussuosa villa, un parco auto da far invidia a Gran Turismo, tre figli (la diciottenne Sabrina, il tredicenne Chip e il piccolo Ben) e una maxi-governante, Alba. Dinanzi a un crack finanziario (che si consuma rapidamente nel giro dei primi sette minuti di show), i due coniugi fuggono mestamente, lasciando baracca e burattini diamantati… proprio a Mickey! Naturalmente, la bionda dissoluta è tutto fuorché una persona responsabile e affidabile. Insomma, non le lasceresti neppure una bottiglia di Peroni mezza vuota, perché potrebbe romperla e colpirti a morte, tanto per. Figuriamoci tre figli e una sventola di casa, mi sento già stra-ricco, la vita di prima mi puzza di vecchio.
La presentazione di Mickey (succede tutto in quei primi sette minuti del primo episodio), purtroppo, non trova abbrivio, coraggio e quel pizzico di follia sperimentale nel successivo sviluppo dei primi... diciamo 16 episodi. Attenzione, però: non mancano i momenti divertenti, si sorride qui e là con moderato gusto, c’è qualche simpatico ammiccamento, c’è una Sofia Black D’Elia che ho dovuto controllarne l’età su internet (è nata nel 1991, non è minorenne), c’è qualche timido accenno di irriverenza e scorrettezza… ma insomma, finisce tutto qui.
Il fatto è che The Mick non supera mai l’asticella dell’assurdo (vedi: C’è sempre il sole a Philadelphia), non finisce mai sopra le righe, non ci va mai giù troppo pesante, e neppure mediamente pesante. Non è mai sgradevole (vedi: Danny De Vito in C’è sempre il sole a Philadelphia), ma sempre troppo prevedibile. E anche quando potrebbe deviare, quando potrebbe e dovrebbe succedere qualcosa, quando ti aspetti il colpo di fioretto avvelenato… niente. Niente palle.
The Mick è una serie rassicurante, acchittata con quella leggera irriverenza che può far gongolare solo mormoni e timorati di Dio. È un peccato, perché i personaggi sarebbero anche tutti abbastanza perfetti. Kaitlin Olson, ovviamente, fa di tutto e lo fa anche bene. Ma non basta. I tre ragazzi e la governante, idem, con una speciale menzione per il piccolo Ben (strumento mancato di trasgressione). The Mick è fin troppo morbida e troppo poco incisiva, per nulla spiazzante. Cioè, Mickey sviluppa addirittura un senso quasi materno, dai! Si lascia guardare, ma sa di già visto. A patto di aver già visto un cazzo senza palle.
Facevo le medie. Era l'ora di ginnastica. Spogliatoio. Ho visto - giuro - un cazzo senza palle. Il "proprietario" si giustificò dicendo che gli sarebbero dovute crescere. Negli anni successivi, però, non ho più controllato. Ho visto The Mick su Sky, dove la serie si è conclusa ieri sera, perché sono un coglione che paga Sky. Cioè, Now TV.