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Gold - La grande truffa, la grande fuffa

Gold - La grande truffa racconta e romanza in maniera molto libera (cambiando nomi e dettagli per ragioni legali e perché Hollywood) le vicende che hanno coinvolto la compagnia mineraria Bre-X negli anni Novanta. E non aggiungo altro perché sono fatti di pubblico dominio, quindi ognuno può decidere liberamente se spoilerarsi o meno la faccenda. Io, per dire, non ne sapevo nulla e quantomeno mi sono goduto quel paio di colpi di scena che il film sa offrire. Anche perché non è che ci sia molto altro da godersi. A dirigere (ma, forse importante, non a scrivere) c'è lo Stephen Gaghan di Syriana e a mangiarsi il film c'è Matthew McConaughey. Non serve sapere molto altro e, anzi, in realtà è sufficiente l'informazione sull'attore, dato che il regista di quel film è praticamente irriconoscibile: se ci si aspetta un freddo, approfondito e tentacolare racconto delle dinamiche con cui si sviluppano faccende di questo tipo, meglio lasciar perdere.

Quello di Gaghan, infatti, è il classico film hollywoodiano "basato su una storia vera", che gioca tutto sull'intepretazione mimetica e sopra le righe del suo protagonista, lascia poco spazio a tutti gli altri (fra cui spiccano un Édgar Ramírez più che dignitoso e una ipnotica Bryce Dallas Howard) e cerca di buttarla sull'emozione, sul sentimento, sul lato umano delle vicende. Il problema è che manca la ciccia o, meglio, c'è solo quella accumulata da McConaughey per calarsi nel ruolo. L'approfondimento "tecnico" delle vicende è estremamente superficiale, tirato via, poco efficace, mentre le dinamiche e le conseguenze di quanto fatto dai protagonisti vengono mostrate in maniera distratta, per nulla incisiva. Forse anche un po' indeciso fra l'inseguire la moda recente del film di denuncia in stile commedia (che sfiora in maniera sospettosamente posticcia) e il mantenersi su toni d'indagine più rigorosi, Gold si arena da qualche parte nel mezzo e finisce per non raccontare quasi nulla di concreto su argomenti che sarebbero invece molto interessanti.

E purtroppo non funziona più di tanto neanche il lato umano della storia, che dovrebbe fare da cuore del film ma risulta impacciato, portato avanti senza sufficiente mestiere (del resto, sarà un caso, non era certo quello il punto forte di Syriana) e fagocitato da McConaughey. Il caro Matteo è scatenato dall'inizio alla fine ed è sicuramente piacevole da gustarsi se non si soffre d'allergia per le interpretazioni sparate a mille, ma lascia solo le briciole al resto del cast e, così facendo, finisce per ammazzare la potenza emotiva del racconto, che pure a tratti traspare. Perché è vero che Gold racconta soprattutto l'odissea del suo personaggio, ma si tratta di un viaggio fortemente caratterizzato dai rapporti che lui intreccia con chi gli sta attorno e a cui il film non riesce mai a dare il peso giusto. E alla fine rimane addosso la sensazione di un'occasione persa e uno sforzo attoriale sprecato.

Io l'ho visto al cinema, in lingua originale, qualche settimana fa, ma in Italia ci arriva in questi giorni. Doppiare un Matteo Maccoso così è veramente un peccato, ma che ci dobbiamo fare?