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Get Even è brutto ma bello

Uno fra i modi di dire più pallosamente diffusi nel mondo degli scribacchini come il sottoscritto è quello secondo cui il valore complessivo di un’opera è superiore alla somma delle sue parti. L’abbiamo letta mille volte, ‘sta cosa, no? E infatti preferirei evitare di usarla ma, che ci dobbiamo fare, nel caso di Get Even è proprio vera al cento per cento. Come mai? Perché le singole componenti del gioco, se le analizziamo una ad una, sono tutt’al più mediocri, con magari la sola eccezione costituita da una colonna sonora che fa incredibilmente bene il suo dovere. Eppure, l’unione di queste componenti un po’ così dà vita a un gioco molto particolare, di grande personalità, pieno di spunti affascinanti e a cui sono in fondo contento di aver giocato. Lo consiglierei senza riserve? Non credo proprio, e infatti là in fondo ci metto un Vai a sapere. Però un po’ lo consiglio, nelle righe che seguono, quindi, insomma, alla fin fine è tutta una questione di quel che si cerca nei videogiochi. I saldi di Steam, per esempio.

Get Even ha una faccia un po’da sparatutto in prima persona, e del resto è stato sviluppato dallo studio che si è occupato di Painkiller Hell & Damnation. Ma, nonostante ti metta in mano un fucilone orientabile piuttosto intrigante da usare e, oltretutto, potenziabile, non è uno sparatutto. Anzi, ti pone continuamente in situazioni da sparatutto ma si sforza in ogni modo di non farsi giocare in quella maniera, un po’ dicendotelo apertamente, un po’ creando situazioni impacciate, un po’ per mezzo di meccaniche da sparatutto abbastanza zoppicanti. Insomma, il punto è che, se lo giochi come sparatutto, Get Even è bruttarello. Ma quindi cos’è? Beh, ogni tanto si spinge in territori stealth, suggerendoti di evitare gli avvistamenti, di girare attorno ai pericoli e di non farti tirare in mezzo alle sparatorie. Quindi è un bel gioco stealth? No, perché le meccaniche, in quel senso, sono davvero rozze, con pochissime varianti, qualche idea simpatica ma rari margini di sperimentazione. Insomma, se lo analizziamo in quell’ottica, proprio non ci siamo.

E dunque? E dunque, Get Even ha sequenze piuttosto lunghe ambientate in un manicomio in stile Outlast, durante le quali sembra per brevi attimi volersi configurare come horror in prima persona tosto, di quelli angoscianti e basati sul nascondino. Ma lo fa davvero? No, perché poi le meccaniche in questione sono appena accennate, l’atmosfera horror è talmente banale e becera che al confronto Outlast fa la quasi la figura del gioco raffinato e in ogni caso, onestamente, c’è davvero poco di cui aver paura, L’inquietudine sta di casa altrove. Insomma, cosa rimane? Beh, rimane il gioco in prima persona fortemente incentrato sulla narrazione (mi è stato suggerito di non utilizzare più l’espressione “walking simulator”, da adesso ci provo). E forse questa è la cosa che Get Even fa di più in assoluto, con i suoi elementi investigativi, la sua ricerca di indizi, il suo raccontarti una storia. Certo, c’è il problema che ti racconta una storia ai limiti del ridicolo, un melodrammone ottimo per una soap pomeridiana sulla Rete 4 dei bei tempi. Quindi, insomma, male anche qui, non ci facciamo andare bene proprio nulla. Oppure, come dicevo sopra, ci facciamo andare bene tutto.

Il punto è che Get Even è un po’ l’equivalente videoludico di quei film che raccontano una storia banalotta e poco interessante ma la rendono affascinantissima per il modo in cui te la presentano, giocando con la scansione temporale e con una fitta rete di misteri da svelare. Le singole meccaniche e le singole componenti del gioco di The Farm 51 non sono mai particolarmente convincenti, ma vanno ad unirsi per creare un contesto, appunto, affascinantissimo e appassionante. L’idea di base vede il protagonista alle prese con un visore per la realtà virtuale avveniristico, che gli permette di esplorare le proprie memorie nel tentativo di scoprire cosa sia accaduto a lui e alla gente che gli stava attorno. Nella sostanza, questo fa sì che le varie missioni si configurino come un tentativo bizzarro di seguire binari già posati, rivivendo nel modo più (presumibilmente) corretto possibile quanto avvenuto in passato. Se si svia troppo dalla realtà dei fatti, se si uccidono troppe persone, se si sbaglia in maniera plateale o se ci si autoconvince di qualcosa che non è avvenuto, la simulazione si rompe e va tutto a quel paese.

Ne vengono fuori situazioni di gioco che sfruttano la natura virtuale degli ambienti per permetterti di manipolare glitch al fine di risolvere piccoli enigmi, lampi narrativi giocati sull’illusione e sulla scarsa affidabilità dei ricordi, attimi d’azione improvvisa basati sulla natura inaffidabile dello sguardo, momenti onirici in cui non è neanche più chiaro di chi siano i ricordi che stai esplorando. È un mix fallace e pieno di problemi, ma che riesce spesso ad ingranare e regalare l’impeto necessario per incuriosirti e farti spingere fino in fondo. A volte è faticoso, spesso le cose non funzionano bene, ma alla fin fine ne vale la pena. Il paradosso? Le singole componenti, dall’elemento investigativo basato sui gadget all’utilizzo dello smartphone, passando per l’arma bizzarra in dotazione e certi aspetti del sistema di movimento (probabilmente figli dell’idea originale di un gioco per la VR), se presi singolarmente e sviluppati in maniera più ricca, avrebbero forse potuto dar vita a singoli giochi molto più puliti e profondi. Ma anche molto meno interessanti. E invece il bello di Get Even sta proprio lì, nel suo essere un pasticciaccio brutto e fascinoso.

Ho ricevuto un codice Steam da Bandai Namco Italia e ho completato l’avventura nel giro di otto ore abbondanti, sbloccando diciotto achievement su quaranta. Il gioco contiene un hub da cui è possibile analizzare le prove raccolte nei vari ricordi collegate fra loro, vedere quante ne mancano e riaffrontare ogni singolo ricordo più volte per recuperarle. Me ne sono lasciate dietro un po’, ma non troppe. Get Even è disponibile anche su PlayStation 4 e Xbox One. Ah, come al solito, se acquistate il gioco su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere una piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua.