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Racconti dall'ospizio #47 – Trent’anni fa, Larry venne per la prima volta

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Ricordo ancora con affetto il mio primo incontro con Larry Laffer. Si svolse sull'Amiga 500 di un amico che aveva acquistato il secondo episodio della serie, Leisure Suit Larry Goes Looking for Love (in Several Wrong Places), e ci regalò un sacco di risate, oltre a parecchie bestemmie spese in seguito alle morti improvvise e, ancora di più, ai vicoli ciechi, tipo tutti quelli legati alla crociera e al fatto che potevi partire senza esserti portato dietro oggetti fondamentali per la sopravvivenza. Del resto, che fai, parti per una crociera e non ti compri la crema solare? E quando poi ti ritrovi da solo su una scialuppa in mezzo all'oceano, muori bruciato vivo da i raggi solari e ti tocca caricare un salvataggio risalente ad ore prima, precedente alla partenza in nave, per poter comprare quella maledetta crema solare? Eh.

Leisure Suit Larry era così. Figlio di puttana. Ma anche figlio dei suoi anni, diciamocelo. Anni in cui era normale ragionare in termini di game design punitivo, legati ancora con violenza a una concezione del senso di sfida brutale, violenta, figlia a sua volta di una mentalità arcade, di un contesto in cui, nel fantastico mondo delle sale giochi, era necessario ammazzare il più possibile il giocatore per spillargli un altro po' di monete. Era una mentalità che già molti tentavano di scrollarsi di dosso, eh! Per dire, Elite, uscito nel 1984, venne ideato da David Braben e Ian Bell con in mente proprio il desiderio di staccarsi da quella concezione di game design. Ma era una mentalità ancora parecchio diffusa, che infestava anche generi in cui, teoricamente, non era poi così necessaria, come appunto quello delle avventure grafiche. Nel 1990, Lucasfilm Games tracciò con The Secret of Monkey Island un solco per terra che fece da spartiacque e pian piano anche Sierra finì per adeguarvisi, ma gli anni Ottanta, beh, erano ancora terra di nessuno. Figuriamoci quindi se, a luglio del 1987, Leisure Suit Larry in the Land of the Lounge Lizards, primo episodio della serie ideata da Al Lowe, poteva risparmiarsi di prendere a calci in culo i giocatori. Ma che, scherziamo?

All'epoca, quello delle avventure grafiche era nettamente il mio genere preferito. Le volevo tutte, le cercavo tutte e, plagiato dalle riviste di videogiochi, le cercavo pure originali, con le loro belle confezioni enormi che conservo ancora gelosamente qua sullo scaffale. Ricordo ancora quando, nella mia ingenuità da giovine minorenne imberbe, entrai da Pergioco, il negozio di via San Prospero a Milano, uno fra i miei luoghi preferiti, presi in mano la scatola di Leisure Suit Larry Goes Looking for Love (in Several Wrong Places) e chiesi se avevano un gioco simile da consigliarmi. Il ragazzo mi guardò un attimo perplesso e poi mi propose uno strip poker. Attimi d'imbarazzo. Poi gli spiegai: "No, intendevo qualcosa con degli enigmi da risolvere, roba del genere". "AAAAAAHHHH!!! OK, OK." Ma al primo Larry ci giocai solo diverso tempo dopo. Onestamente non ricordo neanche di preciso quando. Forse fu con l'uscita del remake in VGA, pubblicato in quel periodo attorno al cambio di decennio in cui Sierra era lanciatissima col suo nuovo motore punta e clicca e, oltre che per i suoi nuovi giochi, lo stava utilizzando anche per riproporre i suoi classici.

E Leisure Suit Larry in the Land of the Lounge Lizards, diciamocelo, era già un classico. Venne ideato da Al Lowe, il classico sviluppatore dell'epoca che aveva iniziato inseguendo un'insana passione per la programmazione, aveva imparato da autodidatta e, grazie ai suoi primi lavori, aveva poi trovato un impiego presso Sierra On-Line. Fece un po' di gavetta su titoli altrui, contribuendo fra l'altro al primo Space Quest, con cui lo studio dei coniugi Williams aveva mosso i primi passi nel mondo della comicità a tutto tondo, e poi gli venne affidato un progetto personale: rielaborare Softporn Adventure, una vecchia avventura testuale "sessuale" di buon successo, trasformandola in avventura grafica. L'idea vincente di Lowe? Conservare la struttura di massima e parte degli enigmi ma rielaborare il tutto in chiave autoironica, quando non proprio demenziale. Fu una scelta vincente, anche se non pagò proprio nell'immediato: a Larry Laffer servì qualche tempo per scalare le classifiche di vendita, affermarsi e dare vita a una serie capace di generare svariati seguiti e spin-off.

I Larry, come molte altre avventure Sierra, li giocai sul serio con qualche anno di ritardo, nei primi Novanta, quando finalmente avevo a disposizione un PC e recuperai un po' tutta la produzione di casa Williams tramite le varie raccolte. Fu una full immersion da tossicodipendente, che nel caso di Larry andò poi a chiudersi sul settimo (anche se sesto, wink wink) episodio, Leisure Suit Larry: Love For Sail, con il suo bel foglietto dai magici aromi disgustosi incluso nella confezione. Ho però un altro ricordo buffo legato a quel primo episodio: nell'ufficio in cui trascorsi il mio primo mese di servizio civile (e poi anche l'ultimo), c'era un vecchio scassone di computer su cui, fra un'utility e l'altra, era installato Tetris, giocatissimo da tutti. E lì nei dintorni c'era anche un magico dischetto contenente proprio lui: Leisure Suit Larry in the Land of the Lounge Lizards, in tutto lo splendore della sua grafica rudimentale. Ci giocai un'altra volta, così, a fine anni Novanta, perché no?

Ma com'era, 'sto primo Larry? Era il classico primo episodio Sierra: limitato, breve, fulminante e innovativo in certe idee, divertente e pezzo di merda. Qualche esempio della bastardaggine? Beh, in avvio era possibile fare sesso con una prostituta, cosa che generava svariati spunti di morte. Se uscivi dall'appartamento senza aver dato il comando per, ehm, chiuderti la patta dei pantaloni, venivi arrestato dalla polizia. Se non usavi un preservativo, diverso tempo dopo (i giochi Sierra dell'epoca regolavano alcuni eventi sulla base di un timer interno) scattava la morte per malattia infettiva. E se queste morti, per quanto infami, seguivano una qualche logica, vogliamo parlare del fatto che c'era un bagno in cui, tirando l'acqua, si finiva risucchiati e affogati nella tazza? No, dico. Ma del resto in altri giochi Sierra capitava di morire solo perché, povero stolto, avevi deciso di salire lungo una scalinata. Eh! E insomma, giocando a quei giochi lì, ti si stampava a fuoco nel cervello l'importanza di salvare spesso e farlo su diversi slot. Che poi è il motivo per cui sul disco fisso del mio Xbox 360 ci sono dozzine e dozzine di salvataggi del primo BioShock. Come se servissero.

Però, giocare a quelle avventure grafiche era lo stesso divertente. Ma divertente sul serio, eh! E poi, da vecchio barbogio quale sono, ricordo con tanto affetto quell'interfaccia testuale, che dava un senso ulteriore alla costante presenza di un piccolo vocabolario d'inglese sulla mia scrivania, già necessario di base per stare dietro alla non traduzione dei videogiochi dell'epoca, ancora più importante nel momento in cui dovevi trovare il sinonimo giusto per farti capire da un'avventura grafica Sierra. Non ho imparato l'inglese coi videogiochi, ma di certo mi hanno fatto da grande stimolo e mi hanno aiutato ad ampliare la mia conoscenza lessicale. Quindi, boh, ho imparato l'inglese anche grazie ai videogiochi. E hai detto niente!

E insomma, trent'anni fa, la storia di Larry Laffer ebbe inizio con un'avventura grafica oggi non proprio invecchiata benissimo, anche a causa di un umorismo crasso, sessista, figlio dei suoi tempi e che risulta davvero fuori dal mondo. Lo si è visto quando Al Lowe ha sviluppato, partendo da una campagna di crowdfunding, un altro remake, Leisure Suit Larry Reloaded, sicuramente curato, ben realizzato, con fra l'altro nientemeno che Austin Wintory a rielaborare il mitico tema musicale. Una bella operazione, senza dubbio soddisfacente per i fan, ma solo per loro, perché, nonostante qualche aggiunta riuscita, il gioco rimane breve, limitato e, di nuovo, piuttosto invecchiato nel senso dell'umorismo. E infatti il revival si è fermato lì, a onor del vero anche per problemi fra Lowe e lo studio con cui aveva lavorato. Ma io a Larry Laffer continuo a voler bene, perché ha costituito comunque un pezzo importante della mia vita da videogiocatore, perché nel tempo la serie crebbe tantissimo e diede vita ad alcuni episodi che restano ancora oggi avventure grafiche deliziose. Quel cretino completo, vestito malissimo e la cui prima avventura era riassumibile in "Sto cercando una donna disposta a stare con uno sfigato come me", avrà sempre un posticino nel mio cuore. O forse nelle mie mutande.