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Racconti dall’ospizio #48 - Un uomo cracka, uno schiavo compra

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Nel momento stesso in cui le pesanti porte del faro si aprirono e cominciai la mia discesa verso Rapture, capii che mi trovavo di fronte a uno di quei giochi che avrebbero fatto la storia. L’introduzione di BioShock è una delle più belle di sempre: il faro, la lenta discesa, il battello sottomarino, il sogno di Rapture e le sue meraviglie esterne. Poi l’entrata nella città e il doversi misurare con una ben diversa realtà fatta di distruzione, pazzi maniaci, esperimenti genetici falliti e terrore omicida. Pura atmosfera horror, realizzata in modo talmente magistrale da convincere ad andare avanti anche me, che sono un cacasotto™ patentato che al primo scare jump va di ALT+F4, disinstallazione e spargimento di sale su quei settori dell’hard disk come se fosse una Cartagine qualsiasi.

Tutto il bello lo sapete già, visto che BioShock è uno fra i giochi più celebrati degli ultimi dieci anni, ma quello che forse non ricorderete è il fatto che il mai tanto lodato titolo di 2K è stato al centro di quella che forse è la prima vera controversia legata ai DRM, ovvero meccanismi anti pirateria più sofisticati, che proprio in quegli anni stavano cominciando a prendere piede in una battaglia che era già persa in partenza. La storia dei sistemi per contrastare la pirateria è lunga, interessantissima e troppo vasta per essere trattata in questo umile e specifico contributo, perciò, per questi scopi, vi rimando a un video di Lazy Game Reviews che la tratta in maniera di gran lunga migliore di quanto potrei fare io.

Al di là dell’innocenza dei primi tentativi di contrastare le copie illegali (come dimenticare il mitico Dial-A-Pirate di Monkey Island), in quegli anni si stava facendo largo una nuova forma di protezione, apparentemente ben più spietata e “cazzimmosa” anche per coloro che avevano legalmente comprato i prodotti. Ne avevo avuto la prova qualche anno prima quando, ansioso di provare il nuovo e scintillante Half-Life 2, uscito nel giorno del mio diciottesimo compleanno, avevo ricevuto una sonora doccia fredda nello scoprire che il mio lettore DVD non era “compatibile” col loro metodo di protezione. Tagliato fuori da un gioco che, una volta tanto, avevo comprato originale, con la sola colpa di avere un lettore ottico sbagliato. Inoltre, Half-Life 2 obbligava l’utente a installare un misterioso programma per gestire la propria libreria chiamato Steam, grazie al quale era anche possibile acquistare giochi online. “Quando impareranno che questi bloatware non avranno vita lunga e finiranno nel dimenticatoio fra un paio di anni?”, pensai. Ora guardo la mia lista di seicentoquarantatré giochi su Steam e rido amaramente in faccia alle pessime previsioni del Bellotta diciottenne.

Forse avrete notato che prima ho fatto riferimento al fatto che avevo un gioco originale “una volta tanto” e questo è tragicamente vero, perché, lo ammetto, sono stato un pirata. Un pirata di quelli seri, con eMule sempre pronto, annate di Twilight (mastodontiche raccolte di giochi iper-compressi e uber-rippati) sullo scaffale e il crack facile. Dovete capirmi. Non avendo un reddito proprio e coi genitori poco propensi a fornirmi materiale videoludico, non avevo altro modo per godere della mia più grande passione: o sbavare sui giochi di amici e vicini o mettere una benda sull’occhio e darmi all’azione corsara.

Inutile dirvi che all’epoca BioShock lo desideravo da morire. Anzi, ciò che desideravo era lo “shock” del titolo, che portava con sé un profumo e un sapore sopraffino, al gusto di Shodan e ambientazioni punk. E quella cornicetta sopra con su scritto “Games for Windows Live”? Mmmm, sapore di futuro, interconnessione e social. “Che figata, questa roba Games for Windows Live!” - pensai. Chiaramente, la mia abilità di predire il destino di piattaforme di gestione giochi non era migliorata molto, in tre anni. Dunque, il problema era che ovviamente non avevo soldi per permettermi in alcun modo il gioco, anche se ero convinto che quell’omone nel vestito da palombaro avrebbe fatto una grandissima figura sul mio scaffale. Niente da fare, anche stavolta si pirata senza un domani. eMule, scelgo te! E giù nottata a scaricare BioShock.v1.0.Crack.by.Skidrow, o qualcosa del genere, sperando che non fosse un fake o peggio (meglio?) un pornazzo.

Scompatto, installo, piazzo la crack nel modo giusto, il gioco parte senza problemi e scossoni, filando liscio per venti fantastiche ore che non dimenticherò mai e che molti hanno raccontato meglio di me. Non so voi, ma la prima cosa che faccio ogni volta, appena finito un gioco, è andare online per leggere opinioni e commenti sul finale e sui colpi di scena. Di certo, BioShock offriva tantissimo materiale al riguardo. Scopro così che è in atto una shitstorm di dimensioni epiche. Centinaia di persone che hanno comprato il gioco legalmente non sono in grado di giocarci a causa del sistema anti-pirateria: incompatibilità, numeri di telefono del supporto sbagliati e una inspiegabile regola per cui non è possibile installare il gioco su più di due macchine diverse. Ovvio malcontento in giro, rivolte, sommosse, proteste, cavallette, cani e gatti che vivono insieme.

Ironia della sorte, io, pirata fino al midollo, ero stato in grado di giocare a quel capolavoro senza il minimo scossone, mentre orde di legittimi compratori erano bloccati in un inferno di configurazioni e pessimi servizi clienti. Risi con ghigno malefico: “Un uomo cracka, uno schiavo compra”, parafrasando uno dei motti della filosofia oggettivistica alla base di Rapture. Il problema è che BioShock era bello. Molto bello. Straordinariamente bello. E nella vita puoi scappare da tutto, ma il senso di colpa è più veloce dell’orgoglio e prima o poi ti becca. Per quanto trovassi (e trovi) i DRM una battaglia persa in partenza, mi ripromisi che avrei abbandonato le mie vite da corsaro cibernetico. Mai più crack, mai più improbabili istruzioni e assurde configurazioni, mai più illegalità e vergogna. BioShock era troppo bello per essere trattato in quel modo infausto, sia da me che dai suoi creatori. E poi qualche soldino in tasca cominciavo ad averlo, grazie a ripetizioni di latino e fisica, non avevo più il tempo di prima e questa piccola piattaforma di distribuzione online chiamata Steam faceva delle buone offerte…