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Yakuza Kiwami: il buono, il brutto e il drago

Un tamarro al centro del mondo.

L'erede spirituale di Shenmue, un open world in chiave nipponica, uno Streets of Rage con una sovrastruttura light-RPG: comunque vogliate chiamarlo, il primo Yakuza (Ryū Ga Gotoku in Giappone) ha fatto la storia dei videogiochi.

In maniera poco trionfale, forse, un po' a singhiozzo e con episodi arrivati in occidente in maniera cronologicamente sballata. Eppure, il titolo Sega ha accumulato nel tempo una folta schiera di irriducibili, tanto che la serie - contando gli spin-off e le varie riedizioni - conta oltre dieci uscite al suo attivo.

Vien quasi voglia di uscire per fare la spesa.

Kiwami è il primissimo Yakuza, uscito su PlayStation 2 ben dodici anni fa e che ha avuto una remaster anche su PlayStation 3 (ma solo in Giappone). Con questa nuova riedizione, Sega intende rimettere in luce la sua creatura, fornendo ai possessori di PlayStation 4 il più importante tra i vari pezzi del puzzle, il primo atto delle vicissitudini del Dragone. La storia di Yakuza Kiwami è, infatti, uno tra i suoi fiori all'occhiello e, pur deviando fin troppo spesso e in maniera melensa verso tematiche decisamente estranee alla nostra cultura, offre una costruzione narrativa di rara potenza emozionale.

Filtrati da una poderosa lente nipponica, i fine anni Ottanta di Yakuza Kiwami appaiono quantomeno affascinanti, anche se non si ama la cultura orientale. L'onore, l'amicizia, il sacrificio: il nostro protagonista, temprato da dieci anni di carcere nonostante fosse innocente, incarna l'anti-eroe per eccellenza. Un Naoto Date della malavita giapponese, insomma, che si ritrova a combattere, metaforicamente e non, contro quegli stessi valori che l'hanno forgiato.

Le finish, marchio di fabbrica della serie, sono di una brutalità inaudita.

Scendendo subito tra i vicoli di Kamurocho, vediamo quali sono gli elementi ludici che contraddistinguono il gioco di Sega. Il nostro signor Kazuma, facendo a pugni praticamente con chiunque, può accumulare esperienza da investire in un albero di abilità estremamente ricco. Il sistema di crescita poggia su quattro parametri: Soul, Tech, Body e Dragon. Le tecniche vengono apprese in strada e lo faremo sbattendoci la testa o affrontando il mitico maestro Majima.

L'intero combat system -ereditato da Yakuza 0 - è legato a tre stili differenti, cambiabili al volo e in grado di offrire un livello di profondità che va ben oltre quello dei semplici picchiaduro. Nello specifico, parliamo dello stile Rush, caratterizzato da schivate e fendenti veloci, il Brawler, più classico e che si orienta verso le prese e l'uso (sconsiderato) di oggetti, e infine il Beast, basato su movimenti rozzi e pesanti, ma proprio per questo dotati di grande potenza.

Chi è che non corre a petto nudo sotto la pioggia?

Profondo, vario, sfaccettato, potente: ce n'è da pestare per ore ed ore senza mai stancarsi. E il resto dell'impalcatura ludica? Oh, beh, è tutto un coacervo di missioni secondarie, sotto-giochi intriganti, attività laterali e dialoghi. A tal proposito, un applauso a scena aperta per l'intero ridoppiaggio e l'inserimento di nuove cutscene che arricchiscono e completano la narrazione. Da un lato squisitamente tecnico Yakuza Kiwami attinge a piene mani dagli asset grafici dello Zero, con texture e personaggi - di fatto - completamente nuovi. La telecamera è interamente gestibile, i caricamenti sono del tutto istantanei e salvare non è più limitato alle cabine telefoniche.

Insomma, oltre a un arricchimento grafico, anche uno snellimento ludico, per un gioco che patisce un'estensione "geografica" non proprio enorme ma che non ha nulla da temere in quanto a densità. Poco altro da aggiungere; seppur con qualche geometrizzazione di troppo per alcune strutture, retaggio di una base tecnica decennale, il risultato è assolutamente pregevole.

La prima regola del fight club è lottare a petto nudo.

Yakuza Kiwami mette in scena sentimenti assoluti, portati all'eccesso con quel lirismo tipico del sol levante, eppure così vivi e vibranti, nonostante le pennellate talvolta stucchevoli. Il gioco di Sega è uno spaccato dell'orgoglio nipponico a trecentosessanta gradi: in termini storici, immergendoci in un meraviglioso contesto anni Ottanta, per la narrazione, con il racconto di un fiero e incrollabile samurai moderno, e da un punto di vista videoludico, grazie a un titolo levigato, smussato, lucidato e restaurato. Amorevolmente, minuziosamente, come l'opera d'arte che è.

Ho giocato a Yakuza Kiwami su PlayStation 4 grazie a una copia review fornitami direttamente dal distributore italiano. Ho giocato per oltre diciotto ore, godendomi il restyling grafico, le nuove cutscene e le innumerevoli attività laterali. Nel caso voleste approfondire il tutto, le ore potrebbero persino raddoppiare. Come al solito, se acquistate il gioco su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere una piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua.