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Racconti dall'ospizio #109: Zack & Wiki, ovvero una sliding door fatta Wiimote

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

C'è stato un periodo, tra la fine del 2007 ed i primi mesi del 2008, in cui Zack & Wiki: Il tesoro del pirata Barbaros era quasi improvvisamente sembrato l'apripista di un possibile nuovo mondo: un universo fatto di terze parti che si lanciavano su Wii con progetti originali, cuciti al 100% attorno alle inebrianti possibilità creative offerte – più in teoria che in pratica, a ben vedere, ma vabbè, si fa per dire – dal motion control.

Uno scenario, però, solo e soltanto possibile, per l'appunto; una sorta di affascinante ucronia in salsa videoludica che purtroppo o per fortuna non ha trovato alcuna ragion d'essere nel contesto reale. Perché, com'è stato piuttosto chiaro sin da subito, il bizzarro adventure game marchiato Capcom non soltanto non è stato il caposaldo di nessunissimo movimento, ma anzi si è dimostrato una mezza mosca bianca quasi destinata all'oblio, una chicca sopra le righe misconosciuta al grande pubblico e al massimo apprezzata da una ristretta nicchia di appassionati come me.

Eppure, nel suo piccolo, Zack & Wiki era un gioco che la sapeva lunga: un’avventura per certi versi forse fuori dal tempo, senza dubbio in estremo ritardo rispetto alla grande epoca dell’oro dei punta e clicca ma anche in netto anticipo rispetto alla recente resurrezione indie del genere. Così, tanto per trovarsi a galleggiare in un limbo che non ha esattamente giovato in termini di popolarità. Insomma, la sfiga ha deciso di accanirsi un po’ con un esperimento comunque originale e fuori di testa, dagli adorabili toni cartoon a metà strada tra Oriente (per sensibilità, umorismo e stile) e Occidente (per le ambientazioni caraibiche ed estetica marcatamente piratesca).

Parlare di Zack & Wiki, però, vuol dire per forza di cose parlare anche – se non soprattutto – del Telecomando Wii. Di nuovo, contestualizziamo il momento storico: la trionfale ascesa del Wii e del suo irresistibile modo di giocare alternativo, il successo di quella masnada di orrendi accrocchi di plasticaccia da attaccare ai controller (per il pubblico casual), la chimera del movimento 1:1 da inseguire (per il pubblico hardcore). E Zack & Wiki, per quanto lontanissimo dalle pretese di realismo totale negli input che solleticheranno l’utenza più avanti, verso la fine del ciclo di vita della console, è da considerarsi in tutto e per tutto come figlio di quel periodo.

Il Wiimote diventava il fulcro su cui si sviluppava il game design, il fattore novità che incuriosiva e stimolava l’immaginazione, l’elemento di compiaciuta unicità su cui si reggeva, specie a livello di comunicazione e di idea, l’intera baracca. Come? Grazie a Wiki, una buffa scimmietta dorata munita di coda a elica, con in più la facoltà di trasformarsi in un campanaccio magico in grado di interagire in maniera non convenzionale con le ambientazioni e le creature che le popolano.

Ti ritrovavi così a risolvere piccoli e grandi enigmi impugnando in modo diverso il Telecomando Wii, a superare sezioni a metà strada tra Memory ed un rhythm game, e più di ogni altra cosa ad utilizzare il pensiero laterale per provare a decifrare la logica del gioco stesso. Perché la croce e delizia di Zack & Wiki stava tutta lì, nella sua natura di trial & error univoco e senza compromessi: una formula con una cocciutaggine che da un lato poteva snervare i meno pazienti, ma dall'altro donava un fascino speciale alla risoluzione dei puzzle (un po' come successo nell'ottimo Ghost Trick – altra produzione Capcom incapace di riscuotere il successo che avrebbe meritato – seppur qui in forma più estrema).

E allora, a dieci anni di distanza, tanti auguri di buon compleanno. Zack & Wiki: Il tesoro del pirata Barbaros sarà rimasto colpevolmente ignorato dai più, sepolto sotto strati e strati di shovelware di basso livello... eppure qualcuno non si è dimenticato di una gemma non convenzionale all'interno del catalogo Wii, un'avventura che persino un decennio dopo continua a non avere molti eguali. Non sarà magari poi molto, ma è comunque meglio di niente.