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Wargames, l'unico modo per vincere è non giocare

Gli anni Ottanta, come è normale che sia, visto che vi sono entrato a sette anni e ne sono uscito a diciassette, mi hanno segnato non poco per quanto riguarda gusti, idee e passioni. Tra i veri media, il cinema ha avuto un ruolo fondamentale e Goonies, Gremlins, La storia infinita e Ritorno al Futuro sono incisi in profondità nel mio DNA. Ma se dovessi dire un film che mi ha influenzato più di altri, visto il cammino che poi ho intrapreso, è sicuramente Wargames - Giochi di guerra.

Sia chiaro, non è il mio film preferito, eh (tranquillo, Zemeckis, la DeLorean è sempre sul gradino più alto) ma è quello che mi ha fatto nascere una passione smisurata per i computer e, ovviamente, per i videogiochi.

Come credo chiunque sappia, Wargames è un film del 1983 che racconta la storia di David Lightman, un ragazzino appassionato di informatica interpretato da un giovane Matthew Broderick, che, tentando di connettersi alla rete di una software house che da lì a poco avrebbe lanciato un nuovo e attesissimo gioco, si ritrova invece a pacioccare con i computer del NORAD,  il Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America.

Senza accorgersi di quello che sta combinando, David, assistito dalla sua ragazza Jennifer (Ally Sheedy) inizia a giocare con il supercomputer governativo, dando inizio ad una serie di eventi che rischiano di innescare un conflitto nucleare.

Wargames, nonostante abbia trentacinque anni tondi tondi sul groppone, è invecchiato decisamente meglio di tanti film usciti nel medesimo periodo. Certo, le tecnologie usate sono ovviamente preistoria, come il modem/commutatore di segnale su cui incastrare la cornetta del telefono o i dischetti enormi (se non sbaglio quelli da 8 pollici, manco quelli da 5¼) ma comunque si tratta di oggetti che venivano realmente utilizzati e quindi, più che obsoleti, oggi sembrano vintage. Non ci sono effetti speciali tremendi o acconciature bislacche. Anzi, è tutto dannatamente moderno, in Wargames, dal modo di vestire dei protagonisti al concetto di hacking. E poi c’è il NORAD.

Una delle scene più iconiche degli anni Ottanta, infatti, è quella in cui, verso la fine del film (SPOILER), i due ragazzi, aiutati dal creatore del software a cui loro si connettono da remoto, riescono ad accedere alla sala principale del NORAD e si ritrovano davanti schermi giganteschi su cui il computer, ormai fuori controllo, sta visualizzando attacchi termonucleari globali. QUESTA è la scena che mi ha fatto partire il trip per i computer. Non quando loro si connettono da casa loro. Non quando il computer inizia a dare di matto. No. È stato quando ho visto linee vettoriali che partivano dall USSR e finivano negli USA, e viceversa.

Quando, credo diecimila anni dopo (non è vero: era il 2006), è uscito DEFCON, gioco chiaramente ispirato a Wargames che portava sul mio schermo quelle mappe stilizzate con esplosioni, rotte dei missili, sommergibili, il tutto accompagnato da una colonna sonora delicatissima e dolcissima, mi è esploso il cuore.

Ho passato nottate con il solo viso illuminato dallo schermo a guardare le traiettorie delle testate nucleari attraversare il cielo stilizzato per poi piombare al suolo. Certo, lì non dovevo salvare il mondo, anzi, ma l’emozione è stata tanta.

Wargames è anche uno fra i pochissimi film che, pur ovviamente dovendo prendersi qualche licenza poetica (la sintesi vocale, una certa umanizzazione della macchina), gestiscono tutto il tema informatico in maniera verosimile e senza troppe fantasticherie. Ovviamente non possono mancare molti dei cliché delle produzioni anni Ottanta: i militari ottusi ma alla fine non cattivissimi, i protagonisti adolescenti, la sala giochi come luogo di aggregazione...

L’ho rivisto recentemente e anche questa volta sono rimasto incollato al divano, godendomi la trama, sicuramente semplice ma avvincente. Quello che mi fa dire che è un film tutto sommato “moderno” è il fatto che anche il mio erede di nove anni l’ha seguito senza annoiarsi e lasciando il Nintendo Switch nella dock: vi assicuro, cosa non da poco.

Prima poi dovrò dire ai miei genitori che tutti i loro sforzi di staccarmi dal Vic20 prima e dal C64 poi sono stati causati dal film di John Badham, che per pura coincidenza è coetaneo di mio padre e guarda caso è anche il responsabile di cosette come La febbre del sabato sera, Tuono blu, Corto circuito, Due nel mirino e Omicidio nel vuoto. Ah, che momenti, quando tornavo a casa da scuola, provavo ad accendere il Commodore 64 e niente, non c’era il trasformatore (e non ho ancora capito dove me lo nascondessero, eh!).

Wargames è sicuramente figlio della sua epoca, di un timore di guerra nucleare che forse solo oggi riscopriamo con le recenti scaramucce tra USA, Nord Corea, Russia e un po' di altre potenze a caso, ma è comunque una pellicola pilastro degli anni Ottanta, da rivedere assolutamente, anche solo per capire quanto sia cambiato nell'informatica e quanto poco, invece, certe persone abbiano imparato dal passato.

Questo articolo fa parte della Cover Story su Ready Player One, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.