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Silent Street: il Tordo, realtà aumentata in salsa vittoriana

Ogni tanto mi ritrovo a parlare di realtà aumentata e realtà virtuale con persone che non masticano assolutamente nulla di tecnologia e spesso mi stupisco di come alcuni concetti, che per noi sono ormai assodati, per loro siano ancora nel campo della fantascienza. Mentre la realtà virtuale è comunque un mondo che piano piano, grazie anche all’arrivo di determinate periferiche con costi non proibitivi nei negozi di elettronica, si sta facendo conoscere, la realtà aumentata rimane un oggetto misterioso. E questa cosa è curiosa, considerando che si tratta di una tecnologia molto più semplice da implementare, dato che praticamente qualsiasi smartphone ha la possibilità di utilizzare diversi giochi o applicazioni che ne fanno uso.

Apple, con iOS11, ha addirittura elevato a rango di “cosa seria” la realtà aumentata, implementando l’ARKit, una serie di API (Application Programming Interfaces) che gli sviluppatori possono utilizzare per produrre app basate sulla realtà aumentata. Silent Streets: il Tordo (Silent Streets: Mockingbird in originale) è un gioco che basa parte del suo gameplay proprio sulla AR, in maniera a mio avviso azzeccata, ma diversifica in realtà l’offerta ludica per coinvolgere il giocatore in maniera più completa, anche fisicamente.

Il gioco di Funbakers, un piccolo team formato da sole tre persone, ci catapulta nell’era vittoriana e più precisamente a Snowport, una grigia cittadina dove impersoniamo un detective, che viene assoldato da una preoccupatissima moglie per ritrovare il marito scomparso. Pare che l’uomo sia finito, di nuovo, in un giro di incontri di lotta clandestini e il nostro primo compito è appunto capire cosa sia realmente accaduto. Il Tordo, che è il primo episodio di una serie che andrà avanti in futuro, è fondamentalmente un’avventura abbastanza classica, nella quale dobbiamo incontrare persone, interrogarle, esaminare indizi e testimonianze. Tutto questo viene effettuato tramite delle scelte che dobbiamo effettuare per proseguire nel colloqui con le persone che abbiamo di fronte, mostrando vari indizi ai nostri interlocutori. Il gioco di Funbakers si differenzia da altre avventure simili in ambito mobile proprio grazie all’utilizzo della realtà aumentata, che entra in gioco quando dobbiamo esaminare una scena di un delitto, un cadavere all’obitorio o un luogo particolare.

In queste fasi, il gioco ci chiede di inquadrare con la telecamera dello smartphone lo spazio circostante, in modo che calcoli come e dove generare la grafica in sovrapposizione. Fa abbastanza effetto ritrovarsi il tavolo da autopsie ottocentesco con morto annesso nel salotto di casa, ma devo dire che è anche molto coinvolgente e funziona tutto in maniera parecchio precisa. In queste sezioni, l’obiettivo è trovare degli indizi che ci serviranno successivamente per l’indagine, ma le ristrettezze che il metodo di gioco impone sono un po’ esagerate. Anche se possiamo ovviamente girare intorno all’oggetto che dobbiamo esaminare camminando fisicamente per la stanza, abbiamo comunque un tempo limite in cui scoprire gli indizi, e purtroppo abbiamo anche un numero limitato di “tocchi” (solitamente dieci) che possiamo effettuare per scoprire le prove. Se finiamo i tocchi o se il tempo scade, dobbiamo rifare l’ispezione in AR da capo. Certo, si parla di eventi di un minuto massimo, ma secondo me, almeno uno dei due limiti poteva essere evitato.

Il secondo aspetto che il gioco ci propone come novità è il fatto che, quando dobbiamo spostarci da un luogo all’altro di Snowport, non possiamo semplicemente tappare lo schermo e arrivare nella nuova ambientazione ma ci vengono proposte tre modalità di spostamento. La prima è tramite una carrozza, che sì ci porta istantaneamente a destinazione, ma non può essere utilizzata sempre. Per poter avere questa possibilità, dobbiamo effettuare delle quest secondarie: non sono difficili, ma non è automatico avere il mezzo di trasporto a disposizione quando vogliamo.

Il secondo metodo è il più simpatico e si basa sull’accelerometro dello smarphone: bisogna camminare. Esattamente come avviene in Pokemon GO, nel quale, per schiudere le uova, è necessario camminare veramente per strada, anche in Silent Street ci dobbiamo mettere il telefono in tasca e fare il numero di passi che il gioco ci indica. Rispetto al titolo con Pikachu, c’è la differenza che qui non viene praticamente utilizzato il GPS, quindi, anche se camminiamo sul posto, il gioco rileverà comunque i passi. Ma così, ovviamente, si perde parte del coinvolgimento. Il terzo metodo è attendere: se non si vuole camminare o prendere la carrozza, dobbiamo aspettare parecchi minuti, anche venti o trenta, e quando arriverà la notifica, saremo arrivati a destinazione.

Stiamo parlando quindi di un titolo abbastanza particolare, dato che mette in gioco molti sensori dei nostri dispositivi per poter dare al giocatore un’esperienza un po’ diversa dalla classica avventura tipica dell’ambiente mobile. Va detto che, soprattutto utilizzando la parte in AR, la cosa va ad incidere sulla durata della batteria dello smartphone, che, anche se non viene dissanguata, si scarica più velocemente.

Tutte queste bellissime funzionalità, però, sarebbero fini a se stesse se il gioco in sé fosse mediocre, cosa che per fortuna non capita a questo primo capitolo della serie. La trama è interessante e le ambientazioni sono descritte in maniera molto dettagliata e coerente, tanto che a volte sembra di essere davanti a un librogame, più che a un gioco mobile. Anche i personaggi sono ottimamente caratterizzati e inoltre, scegliendo con oculatezza le risposte e le frasi, possono diventare più propensi ad essere amichevoli. Viceversa, se utilizziamo  un atteggiamento meno cordiale, diventano più ostili.

Solitamente non sono una persona che gioca su mobile, se non a titoli mordi e fuggi, ma Silent Street: il Tordo, proprio per la qualità della scrittura e anche grazie alle funzionalità tecnologiche che implementa, mi ha decisamente convinto. Un consiglio che posso dare al talentuoso team è, per gli episodi futuri, di rendere più fruibile la parte in realtà aumentata, perché così rimane castrata di parecchie sue potenzialità.

Ho giocato a Silent Street: il Tordo su iPhone 6s grazie a un codice inviatoci dallo sviluppatore. Ho portato a termine l’investigazione dopo aver fatto 3.658 passi. Sul tempo impiegato non riesco ad esprimermi in maniera precisa, dato che le camminate, le parti di avventura classica e le parti in AR sono state spalmate in tre giorni. Stiamo però parlando probabilmente di due, tre ore di gioco continuativo. Come accennato nella recensione, il gioco è localizzato ottimamente in italiano per quanto riguarda i testi, mentre i dialoghi sono in inglese (e comunque la parte testuale in italiano ne è la fedele traduzione). Mi è capitato solo in un caso, chiedendo una cosa due volte ad un personaggio, di vedere un testo in inglese, ma è  refuso che credo verrà sistemato con aggiornamenti futuri). Il gioco, come detto, sfrutta l’ARKit di Apple, ma può essere utilizzato anche senza realtà aumentata. Silent Street: il Tordo, ad oggi, è disponibile solo per le piattaforme iOS, ma prossimamente sarà pubblicato anche su Play Store. Su Android non sarà possibile, almeno dalle informazioni ad oggi disponibili, utilizzare la modalità in realtà aumentata.