Attenti al porcellino, è sotto attacco
Preso dallo sconforto di titoli home tutti uguali, recentemente ho fatto una capatina nel girone dell'inferno noto come casual gaming. solo per curiosità, eh, aspettate prima di strangolarmi con il cavo di un controller Xbox 360. Tra le mode del momento che più mi hanno dato fastidio in campo mobile (ma non solo) c'è sicuramente quella dei titoli cosiddetti "freemium", cioè la bastardizzazione dell'idea che sta dietro il genere MMO. A questo punto tra sigle e termini astrusi avrò perso metà dei lettori, ma restate sintonizzati perché l'argomento potrebbe toccare il vostro portafogli.
Si è visto di recente come molti genitori a stelle e strisce abbiano fatto causa ad Apple (anche se il gioco è di Capcom) per Smurfs Village e il modo scorretto con cui "invoglia" l'utente a fare acquisti da dentro il gioco. Ma non si tratta di un'eccezione bensì della regola, come è evidente se appunto facciamo un giro sui vari App Store, Google Play e compagnia assortita.
Come spiegano gli autori di Super Meat Boy in un post quantomai arrabbiato, il trucco è semplice: attiro milioni di persone scrivendo "gratis" vicino al titolo e poi li borseggio poco a poco, 99 centesimi alla volta. Vuoi avere prima un personaggio o un'arma extra? Preparati a sganciare, con la differenza che, rispetto ai DLC, il sistema per spillare moneta è più subdolo e veloce. Basta sfiorare l'icona sbagliata ed ecco partire l'acquisto, a raffica nel caso dei giocatori afflitti da dipendenza (come nel caso di Smurfs Village).
Ovviamente non si può generalizzare, perché ci sono casi in cui l'utente viene trattato con rispetto ed è possibile davvero giocare gratis senza troppi orpelli e impedimenti (magari offline, così da eludere anche la pubblicità). Angry Birds, Muffin Knight, Lane Splitter o Fruit Ninja sono lì a dimostrarlo e se dà ancora fastidio vedere listini prezzi nei menu ricordiamoci che il gioco, almeno scaricandolo in Wi-Fi, non costa nulla.
Del resto, sappiamo che il videogame "di massa" è nato per spillare soldi, prima con i cabinati e oggi con le micro - neanche tanto - transazioni. Il problema è che negli anni '80 e '90 ci si rendeva conto dei gettoni presi e inseriti nello slot, mentre oggi non c'è nulla di tangibile se non il resoconto della carta di credito (e la successiva incazzatura). Visto il moltiplicarsi di questi escamotage, comunque, non è difficile prevedere l'arrivo di nuove regolamentazioni in materia o se non altro di nuovi viaggi in tribunale per chi esagera.
Perché un conto e offrire l'opzione di acquisto, un altro renderla un passaggio obbligato e pure nascosto.
Com'era quel detto? Le cose migliori della vita sono gratis? Di sicuro non sono freemium.