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Bastard era fantasy lercio e convinto | Paperback

Paperback è la nostra rubrica in cui parliamo di libri e fumetti non legati al mondo dei videogiochi. Visto che per quelli legati al mondo dei videogiochi c’è quell’altra.

Qua, altro che Racconti dall’ospizio! Come faccio a spiegare ai giovanotti che fanno di My Hero Academia la loro bandiera generazionale (quelli di One Piece, ormai, cercano lavoro all’estero), cosa fossero i manga quando io andavo al Liceo Scientifico Isaac Newton (no, non CON Isaac Newton… sì, si era già diplomato…. simpatici, ‘sti ragazzi… )?

Al tempo, avevamo due riviste (riviste, non volumi… mi capite?), Zero e Mangazine, e una sola casa editrice, ora morta e stramorta, la Granata Press. Poi le cose cominciarono ad ingranare e, dopo cinque anni, la situazione si era fatta un pochettino più fluida, erano arrivate due altre editrici, il parco titoli si era un po’ allargato e qualcuno pensò che era ora di osare e tentare qualche genere che non fosse stato scolpito nei nostri neuroni dalle animazioni dei primi anni Ottanta. Qualcosa che non fosse la fantascienza post-atomica di Kenshiro, quella spaziale “verosimile” di Venus Wars o space-operistica di Outlanders, quella dei “normali studenti giapponesi” cyborg, mutanti o corazzati. Niente contemporaneità da sit-com, harem con aliene o senza, o da telenovela mafios… eh, “di cavalleria”.

“Proviamo il fantasy”, disse qualcuno.

E la Granata Press ci diede Bastard!!

Grazie.

Creandoci tra l’altro un bel po’ di aspettative su cosa, da quel momento in poi, dovesse essere il fantasy a fumetti. Perché a ben pensarci, il fantasy è una brutta bestia da mettere su tavola e lo hanno realizzato piuttosto bene le generazioni più recenti di autori: se fai un fantasy “comico”, te la cavi con la scusa che “non stai facendo sul serio”, se fai un fantasy “contemporaneo” o “concettuale”, te la cavi con la scusa che “non devi distrarre il lettore con troppi orpelli o alienarlo con troppi dettagli”… ma se disegni fantasy anche solo un po’ “classico”, non te la cavi facilmente. Devi essere magniloquente: sovraccaricare le ambientazioni, ingigantire i tuoi personaggi e i loro avversari. Colpa di Frazetta, Vallejo e tutti gli altri.

Qualcuno ha detto fantasy?

Probabilmente è per questo che, nella sconfinata produzione manga e anime, il fantasy “eroico” è sempre stato un po’ marginale… certo, avemmo anche Record of Lodoss War ma, diciamocelo onestamente, al netto delle elfe bone e di un’animazione con una palette grafica da più di otto colori (al tempo, una sciccheria), visto con il senno di poi, era un po’ una palla. Avemmo The Eroic Legend of Arslan ma, se consideriamo che per farne un remake che non narcotizzasse i lettori hanno dovuto contattare Hiromu “FullMetalAlchemist” Arakawa, possiamo farci un’idea della lungaggine dell’originale. Mi spingo persino a ricordare Leda: l’avventura fantastica di Yoko, che ci regalò il primo nudo integrale (oh, sono cose!) e i due precursori del genere “isekai” (“normale sfigato giapponese” che finisce in mondo fantastico e rulla alla grande), che ora in Giappone spacca: I cieli di Escaflowne e El Hazard, the magnificent world.

Mannaggia alle divagazioni… dove ero rimasto? Ah, sì, ecco: prendete tutto quanto sopra, impacchettatelo e pensate che, in confronto a Bastard!! , era “noia”.

Bastard!! prese il fantasy eroico, la sua magniloquenza, la sua titanizzazione del protagonista e degli antagonisti e disse “Oh, ciccio, fatti un attimo da parte”. Kazushi Hagiwara, il mentuto mangaka dietro a questa operazione, riempì il suo mondo fantasy di ogni cosa: Antrasax, un Dio-Arma di Distruzione di Massa Bio-Nucleare grossa come una corazzata. I Quattro Re della Distruzione che lo vogliono risvegliare: Kahl Su, prodigio delle magie del ghiaccio; Ashes Nei, mezzelfa oscura spadaccina e padrona dei poteri del fulmine; Abigail (o Avigell), signore dei Non-Morti; Gara, Signore dei Ninja (dai… se vi state chiedendo cosa ci facciano dei ninja nel fantasy, vuol dire che non leggete manga).

A difendere quel poco che resta dell’umanità e delle razze senzienti, i Quattro Regni, tra cui in particolare Metalicana, coi suoi chierici e i suoi cavalieri, e IronMaiden, con i i suoi samurai (vedi sopra). E poi orchi, demoni, chimere, draghi, Golem presi da una copertina dei Motorhead, nomi di incantesimi, nomi di persone, nomi di cittàanimalimarchedautomobili presi di peso dalla discografia Heavy Metal, Dark Metal e Punk.

Cattivi deformi, guerrieri muscolosi e aitanti, donne bellissime vestite spesso con tessuto appena sufficiente a farci un foulard… a rete. Castelli, rovine, paludi, città volanti, dettagliate con la perizia che serve a permettere alla Protezione Civile di fare un conto esatto al centesimo della distruzione apocalittica lasciata dalle “scaramucce” tra i vari guerrieri e maghi.

Tutta quest’abbondanza, meramente funzionale a preparare il palcoscenico a Dark Shneider: stregone invincibile, ridicolmente potente, fisicato, biondo ed immortale. “Il fighissimo protagonista” che non manca di farlo notare ogni due per tre, mentre sfonda la quarta parete e ci ricava una veranda alla faccia del piano regolatore, piegando la narrazione ai suoi comodi e giustificando le sue vittorie con il fatto che “era semplicemente naturale che lui vincesse”.

Della distruzione del mondo e del trionfo del male, lui se ne sbatte ampiamente: eccessivo, ingordo, violento, donnaiolo impenitente, fedifrago e, se volessimo dirla tutta, pure incestuoso, visto che la sua compagna di maggior corso è proprio Ashes Ney, che lui adottò quando era ancora bambina, sedusse e poi cornificò con decine e centinaia di altre all’urlo di (cito letteralmente): “L’harem è il sogno di ogni uomo!”.

Non sorprende molto che al loro reincontro, dopo qualche decennio, lei lo voglia “Ammazzare fino a che non muore morto”.

Andare in GIappone e comprare per 8 euro l’Illustration Book che quando eri regazzino ti vendevano per 150.000 lire? Fatto!

Insomma, penso che lo si sia capito: Hagiwara prese il fantasy, lo trovò un po’ smorto e si convinse che quello che ci voleva non potesse essere altro che una rockstar maledetta. Bastard!!, almeno per una ventina abbondante di volumi, funzionò alla grande: grossolano, machista e spudorato. Lercio e convinto come un festival rock di nicchia che, tra birra annacquata e salamelle la cui origine è meglio non indagare, ti propone una ballad da straziare il cuore o un pezzo epico da pogo selvaggio.

Sopratutto quest’ultima componente, grazie anche al fatto che Hagiwara è stato un grande sostenitore della già citata “Prima Legge dello Shonen Action: un Nemico è solo un Amico che non hai ancora menato”, ha prodotto una collezione di personaggi più che degni di essere almeno “tirapiedi” del fighissimo protagonista. Troppo lungo ricordarli tutti, ma indimenticabili tutti, dal primo all’ultimo.

Per non parlare delle protagoniste… ehr…

Poi… niente.

La storia di Bastard!! si è conclusa, mentre il manga continua ancora oggi. Arrivato al climax di quella che sarebbe dovuta essere la Battaglia Finale (e, signori, che climax), Hagiwara è caduto vittima di quella malattia che luminari della medicina hanno ribattezzato “Morbo di Berserk” o “Sindrome del mutuo da pagare” e si è inventato quattro fregnacce per tirare avanti, aumentando il numero di pagine senza impegnare nuovi contenuti. Le misure delle protagoniste sono cresciute, il tessuto dei loro vestiti è diminuito e le tavole sono diventate dei campi pieni di bianco immacolato o neri tratteggi schizofrenici: rumore per risparmiare persino sulle scenografie.

Triste, dite? No, abbastanza normale: il rock brucia in fretta e lascia cenere e tizzoni. Ma il bagliore del fuoco resta stampato nella retina.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Il trono di spade e al fantasy lercio, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.