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Blades of Time: quando tira più un carro... di spade

Nonostante il precedente capitolo ritorni alla mente più per l'intrigante copertina - tra l'altro censurata in versione PS3 - che per meriti ludici, Gaijin Entertainment ci riprova, sviluppando il seguito spirituale di X-Blade. In Blades of Time l'ambientazione simil anime presente nel primo episodio cede il passo a proporzioni e cromatismi realistici, pur facendoci avventurare nuovamente in foreste, templi semi-aztechi, distese innevate e cittadine distrutte.

Il titolo, per una volta, non è solo un roboante richiamo alle provocanti forme della protagonista, sempre pronta a vestirsi col minimo indispensabile. Le "blades of time", le spade del tempo, hanno un potere enorme, su cui gli sviluppatori hanno basato l'intero gameplay. Non è la prima volta che un videogioco affronta simili tematiche, incorrendo anche in maldestri strafalcioni, ma stavolta tutto si basa sulla mera forza bruta. Dimenticate, quindi, tentativi infiniti per superare sezioni platform particolarmente complesse o facezie simili: il potere delle sacre spade è asservito al combattimento puro e semplice. In qualsiasi momento il giocatore può riavvolgere il tempo per una manciata di secondi, e quel punto vedremo la nostra "copia" eseguire le ultime mosse "registrate", mentre noi saremo liberi di agire come meglio crediamo. Per svincolarsi da scomodi paradossi temporali e problemi con la gestione dell'IA, gli sviluppatori hanno fatto in modo che i nemici continuassero a muoversi seguendo sempre la prima copia della protagonista, in caso contrario, ci saremo trovati con mostri pronti a guardarsi intorno e venire incontro "all'originale", distruggendo l'intero costrutto ludico su cui è basato il titolo.

Immaginiamo, ad esempio, un gruppo di esseri saltellanti, sempre pronti a sfuggire ai nostri colpi. Fendiamo le armi in maniera veloce, riavvolgiamo il tempo e poi ci uniamo alla battaglia, raddoppiando (ma volendo anche triplicando) la mole e il numero di assalti. O ancora: un nemico particolarmente coriaceo non si lascia abbattere con facilità. Dopo aver registrato per un paio di volte una raffica di spadate, possiamo collocarci a una certa distanza e colpire il malcapitato utilizzando armi a lunga gittata, immancabili in questi giochi, e generare in tal modo, un volume di fuoco considerevole. Se a questo unite il potere di velocizzare il tempo, che è però parso solo un espediente per raggiungere prima alcuni punti, converrete che l'idea è piuttosto intrigante.

Nonostante il cambio di rotta stilistico, Blades of Time non nasconde una certa matrice anime, sia per l'utilizzo dei colori, decisamente saturi, a mo' di filtro, che per la provocante protagonista. Anche se non si tratta di una produzione smaccatamente a basso budget, la visione d'insieme rimane solo sufficiente, alternando bei paesaggi, ad una velocità che spesso sconfina nella confusione. La speranza è che il riavvolgimento del tempo doni una boccata d'aria ad un genere oramai in coma, se non fosse per alcuni illustri esponenti, e non si riveli solo uno specchietto per allodole in cerca di seni ballonzolanti e glutei in bella mostra.