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Blu Brothers #20

Non devono salvare un orfanotrofio pieno di debiti e non sono nemmeno inseguiti da una banda di neonazisti bifolchi. La missione dei Blu Brothers di Outcast è analizzare scrupolosamente (e quindicinalmente) i migliori Blu-ray del momento disquisendo amabilmente di compressione, soundstage multicanale, bordate del sub, grana e rumore video. E vista la mole di materiale che giunge quotidianamente a casa dei due fratelli blu, non ve ne liberete tanto facilmente.

Avatar 3D

Dici Avatar e pensi ai quasi tre miliardi di dollari incassati e ai 250 milioni di budget (che poi sono sempre un po' di più), ai rig PACE Fusion 3-D, agli anni di lavorazione e pre-produzione, alla CGI next-gen e a quel geniaccio di James Cameron, che non se ne usciva con un film in sala da ben dodici anni. Primati, record, uno spettacolo visivo senza precedenti, il 3D più realistico e rivoluzionario nella storia del cinema, tre Oscar vinti su nove nomination. Tutto molto bello e indiscutibile, ma a tre anni di distanza cosa rimane di Avatar, come film? Non molto, ad essere sinceri. I personaggi, a parte l'eroina Neytiri (combattiva, un po' androgina e tipicamente cameroniana), non hanno lasciato il segno e il plot, intriso di new age, pacifismo, ecologismo e banale manicheismo, è poca cosa e saccheggia a mani basse da almeno una decina di altri film. Pur sforzandosi, Cameron non riesce a ripetersi sui livelli di scrittura fantastica che lo hanno reso grande anche come sceneggiatore (Strange Days, i primi due Terminator, The Abyss, Aliens - Scontro finale), limitandosi a una storiella risaputa e perfetta per impressionare il pubblico dei teenager più sognanti e golosi di mondi alternativi. Alla fine Avatar rimane comunque un monstrum visivo di rara potenza ed efficacia, ma con un peso specifico piuttosto basso e una scrittura non all'altezza di tutto il resto. Che anche il Prometheus di Ridley Scott sia stato contagiato dalla stessa sindrome?

20th Fox ha aspettato ben due anni per far arrivare nei negozi il Blu-ray 3D di Avatar, finora disponibile solo in bundle con i TV 3D Panasonic e diventato dopo pochi mesi un vero fenomeno delle aste su eBay. Meglio tardi che mai, ma a far calare l'entusiasmo iniziale contribuiscono sia la completa assenza di extra, sia la consapevolezza che a breve troveremo sul mercato un'altra edizione 3D, magari a due dischi e con la versione estesa del film di 178 minuti. Chi comunque si vuole godere Avatar in 3D non rimarrà deluso da questo disco a doppio strato. Il video in 1.78:1 1080p è semplicemente straordinario e non solo per la bellezza del 3D. Dettaglio elevatissimo, incarnati perfetti, colori pieni e sgargianti, neri profondi, compressione inavvertibile, grana digitale sottilissima e mai fastidiosa. Un quadro che rasenta la perfezione assoluta, reso ancor più bello dal miglior 3D visto finora per un film in live-action. Basta vedere la prima sequenza nella caserma su Pandora con il briefing del colonnello Quaritch, gli ologrammi nei laboratori che bucano letteralmente lo schermo o il pulviscolo nei boschi dei Na'vi per rendersi conto di come un 3D con tutti i crismi del caso possa davvero aggiungere qualcosa a un film. Ne esce un Blu-ray 3D visivamente perfetto, ma anche l'audio in DTS 5.1, pur leggermente inferiore alla traccia lossless originale, si attesta su livelli eccellenti. In tutta l'ultima parte con i combattimenti aerei, le esplosioni, i rumori di ambienza e i dialoghi risaltano alla perfezione nel mixing, che vanta anche una dinamica spesso travolgente e un impatto del sub emozionante ma mai troppo esuberante o slabbrato. Mezzo voto in più per il DTS-HD MA 5.1 originale, ma già così lo spettacolo è assicurato. [F.D.]

Film 7 Blu-ray: 9 (Video 10 - Audio 9 - Extra 0)

Debito di sangue

Senza dubbio Eastwood è uno dei pochi registi americani che possono permettersi di mantenere un’impostazione “classica” nella Hollywood odierna, rimanendo fuori dal circuito d’essai e ottenendo sempre un buon riscontro di pubblico in termini di affluenza in sala. Sarebbe difficile altrimenti vedere film come Debito di sangue, giallo poliziesco girato nel 2002 (prima del boom ottenuto come regista con Mystic River), ma che nella messa in scena sembra in tutto e per tutto un film di vent’anni prima. Non si tratta di un’accezione negativa, ma di una velocità del racconto totalmente diversa dai frenetici ritmi dei thriller recenti. Qui Eastwood si prende il suo tempo per descriverci il detective McCaleb, in apparenza il classico poliziotto “old school” un po’ rude, in realtà un personaggio più sensibile che, sebbene sia in pensione dopo aver subito un trapianto di cuore, decide di aiutare una donna che sta cercando l’assassino della sorella (donatrice del cuore che batte nel petto del protagonista). Indizio dopo indizio, veniamo guidati nell’indagine, scoprendo che la vittima è solo una di una lunga serie. Non c’è nulla di nuovo o eccezionale in Debito di sangue (non è nemmeno così difficile individuare il cattivo) ma, semplicemente, è una detective story che si fa guardare volentieri, grazie a dialoghi intelligenti e carisma degli interpreti.

Anche se non si tratta di un titolo di punta, Warner continua la pubblicazione della filmografia di Eastwood, offrendo un comparto extra non certo ricco ma sufficiente, che comprende il making of (18’), uno speciale con interviste al cast (14’) e due trailer. Anche il comparto audiovisivo non può dirsi stellare, ma l’impressione generale è buona. Non escludo del tutto l’assenza di DNR (qualche scena sembra fin troppo priva di rumore), ma anche se la grana rimane nascosta, il look è piuttosto cinematografico e “da pellicola”. Impostazione classica anche per quanto riguarda croma e bilanciamento del contrasto, entrambi naturali e privi di eccessi. Ottima la profondità del nero e la compressione è gestita senza problemi, come dimostra eloquentemente la sequenza notturna finale nel relitto della nave. L’audio, per buona parte del film, non offre particolari scossoni, risvegliandosi nella parte finale con qualche colpo di sub ed effetto ben localizzato sui canali. Anche nelle scene più tranquille, dominate dai dialoghi, si nota comunque un discreto impiego dei diffusori surround, con lievi effetti d’ambienza. Come spesso accade, il Dolby Digital italiano, più che soddisfacente, paga la minor dinamica e precisione rispetto al DTS-HD Master audio della traccia originale. [P.B.]

Film: 6,5 Blu-ray: 7 (Video 7,5 - Audio 7 - Extra 6)

C’era una volta in America

Rivedere al cinema l’ultimo capolavoro di Sergio Leone è stata un’emozione incredibile, che solo la sala cinematografica, con un pubblico raramente così catalizzato, è in grado di trasmettere. Grande curiosità era rivolta verso le scene inedite reintegrate nel montaggio: senza “spoilerare” troppo, vi anticipo che si tratta di sequenze che non cambiano la straordinaria valenza del film ma sono assolutamente significative e delineano meglio alcuni passaggi della trama (soprattutto nella seconda parte), approfondendo le dinamiche tra i personaggi e alcuni ruoli minori. Il restauro effettuato dal laboratorio “l’immagine ritrovata”, partendo da una scansione 4K, è una gioia per gli occhi: gli splendidi primi piani godono di un dettaglio ben superiore a quanto abbiamo visto nel Blu-ray uscito due anni fa e l’incremento di definizione ha riportato a galla la grana della pellicola, che rende la “pasta” dell’immagine ancora più cinematografica. Anche il croma è stato corretto, riportandolo a tonalità più calde con la luce tendente all’ocra. Le scene inedite, come ci ha anticipato un cartello all’inizio della pellicola, provengono da positivi mal conservati, pertanto la qualità visiva decade nettamente in queste sequenze, che sono molto scure, poco definite e sgranate, ma costituiscono un valore aggiunto che non avrebbe assolutamente senso criticare per la qualità più bassa.

Anche per l’audio è stato fatto un piccolo miracolo: è stato recuperato infatti il doppiaggio originale, supervisionato da Leone, con Amendola nei panni di Noodles/De Niro, che si era deteriorato gravemente e non era stato possibile utilizzare per le edizioni DVD e Blu-ray. Non abbiamo informazioni certe in merito al momento, ma, a giudicare dalla buona resa complessiva (solo gli effetti sono un po’ “aspri” e c’è qualche saltuario incupimento delle voci), devono provenire da materiali che sono stati ritrovati di recente in buone condizioni. Le scene inedite sono invece proposte in lingua originale con sottotitoli, scelta decisamente apprezzabile… doppiarle con altre voci per l’italiano avrebbe comunque creato discontinuità e avrebbe avuto poco senso. Ora non ci resta che attendere il 4 dicembre per poter goderci in Blu-ray l’“extended cut” restaurato di C’era una volta in America, sperando in un’edizione (di cui non sono ancora noti i dati tecnici) finalmente all’altezza di questo capolavoro della storia del cinema. [P.B.]