Boardcast #65: Spyrium, il ritorno di William Attia
Boardcast è la nostra rubrica dedicata al mondo dei boardgame. Ogni settimana vi raccontiamo un gioco diverso, parlando anche di eventuali versioni digitali e condendo il tutto con approfondimenti e notizie per curiosi e appassionati.
Sono un grande fan di Caylus: reputo il gioco di William Attia del 2005 imprescindibile per tutti i patiti dei boardgame, nonché il padre di un vero e proprio genere (quello definito “Worker Placement”, di piazzamento dei lavoratori). Dunque, potete immaginare come abbia atteso con una certa ansia Spyrium, il nuovo gioco di Attia, di fatto il suo primo boardgame “massiccio” dai tempi di Caylus. Seguendo un trend piuttosto marcato negli ultimi mesi, il gioco si propone con un’ambientazione steampunk: operando in un mondo dominato da una sorta di super-carbone chiamato appunto Spyrium, i giocatori - da due a cinque - dovranno costruire edifici di vario genere, ottenere brevetti e assumere scienziati per ottenere la maggiore quantità di punti-vittoria.
Di nuovo, Attia propone il suo cavallo di battaglia, basando il gioco sul piazzamento di propri “lavoratori” in tavola o sugli edifici per ottenere bonus ed effettuare azioni. La particolarità del gioco sta nel fatto che all’inizio di ogni round viene creata una griglia di 3 per 3 carte, che rappresenta le “opportunità” disponibili per tutti i giocatori. I suddetti lavoratori andranno piazzati negli spazi tra due carte, permettendo così al giocatore di “prenotarsi” una doppia scelta al momento della risoluzione del lavoratore.
Ogni round di gioco è suddiviso in due fasi precise per i giocatori: quella di piazzamento, in cui si inviano i lavoratori fra le carte disponibili o sui propri edifici già costruiti, e quella di risoluzione, in cui i lavoratori stessi vengono attivati per effettuare le azioni. Starà a ciascun giocatore decidere, con un’apposita azione, quando passare da una fase all’altra. Dedicarsi alla fase “risoluzione” il più tardi possibile permette di avere più turni per piazzare i propri lavoratori, ma ad un certo prezzo: più lavoratori sono presenti attorno ad una carta, maggiore è il suo costo di attivazione, da pagare usando le risicate risorse finanziarie a disposizione del giocatore. Al contrario, dedicarsi il prima possibile alla fase di risoluzione permette di ottenere le carte prima e a costo più contenuto ma al tempo stesso non consente di utilizzare tutti i propri lavoratori. Una scelta importante, che porta ad un delicato equilibrio tra ciò che si può fare e ciò che effettivamente conviene.
Considerando che le carte da piazzare in tavola sono pescate casualmente da appositi mazzi (che rappresentano anche l’evoluzione tecnologica nel gioco), si capisce come le partite in Spyrium siano abbastanza differenti l’una dall’altra. Inoltre, alcune meccaniche di gioco secondarie, come ad esempio la presenza dei brevetti che forniscono abilità speciali o l’utilizzo di eventi casuali modificati ad ogni turno, apportano varietà alle scelte e alle tattiche del giocatore.
Iniziando il giudizio con una brutta notizia, posso dire che Spyrium non è un nuovo Caylus. Non è altrettanto incisivo o originale o, semplicemente, ottimo. Al tempo stesso, però, si tratta di un gioco da tavolo piuttosto veloce, con partite che durano anche meno di un’ora, permettendo comunque ai partecipanti di esprimere le proprie strategie in modo compiuto. Una buona aggiunta alla vostra ludoteca, se cercate dunque un gioco di media complessità che può fregiarsi anche di una certa varietà.