Ci vuole più amore
Qualche tempo fa, ero lì che chiacchieravo con Ualone, su Facebook, riguardo a non saprei bene quale tema e gli ho detto una cosa di cui non ricordo le parole esatte ma che proverò a parafrasare così: "Siamo una generazione che è cresciuta nella convinzione che da adulti fosse normale continuare a comportarsi come i bambinetti che si prendono per il culo e si fanno i dispetti nel cortile dell'asilo." E forse ero un po' ottimista, nel dirlo, perché potrebbe non essere solo una questione generazionale. O, meglio, non del tutto. Da un lato, ne resto convinto, perché siamo cresciuti in anni nei quali era cool essere rudi, cattivi, sarcastici, cupi, maledetti, convinti che il lieto fine fosse sbagliato e che ammazzare tutti fosse la scelta narrativa migliore. Quando giravo per i parchetti milanesi rotolandomi fra le siringhe, erano gli anni Ottanta della comicità corrosiva a base di insulti alle minoranze, dell'edonismo reaganiano, di tutta una serie di cose che ho fatto una fatica enorme a scrollarmi di dosso e che ancora ogni tanto mi escono fra i denti stretti. E c'è un forte elemento generazionale, perché chi è venuto prima era magari meno diretto ma abituato comunque a cose anche peggiori, se vogliamo, e la mia impressione è che le generazioni successive si siano pian piano affezionate all'idea di trattarsi bene, invece di maltrattarsi in nome di una risata. Poi, certo, è una generalizzazione e non pretendo di avere il polso su come si comporta l'intera popolazione del pianeta, ma insomma, ho l'impressione che, come spesso accade, i giovani siano migliori dei vecchi, anche se i vecchi sono convinti che non sia così. D'altro canto, però, non è solo una questione generazionale, c'è anche questa meravigliosa e maledetta faccenda di internet che ha abbattuto ogni barriera, ha messo tutti in collegamento diretto con tutti, ma ha anche sollevato scudi invalicabili a base di anonimato, che distruggono l'empatia e rendono lecita ogni cosa.
Dove sto andando a parare? Non lo so, forse è solo che stamattina, in quel limbo fatto di pensieri ed elucubrazioni che si chiama "doccia calda", stavo ripensando a certe cose di cui s'è chiacchierato anche nell'ultimo Outcast Weekly, e un po' m'ha colto la tristezza. Però, allo stesso tempo, non ho molta voglia di parlarne, di quelle cose, preferisco che rimangano lì dove stanno.
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Mi limito a questo: siate gentili. Chiedetevi se sia davvero il caso di fare o dire questa cosa divertentissima che però potrebbe essere un po' cattiva nei confronti di qualcuno. Chiedetevi se non sia più produttivo, stimolante, provare a ottenere gli stessi risultati trattando bene il prossimo. Magari è più impegnativo, spesso lo è, ma in fondo è bello fare cose impegnative, che ti mettono alla prova, ti fanno uscire dal tuo spazio comodo e ben delimitato, ti spingono a crescere e migliorarti. Vivete all'insegna del non rompere i coglioni agli altri, del non essere molesti, del tendere una mano, del non ignorare, del non insultare, del non partire subito in quinta dando cose per scontate con una reazione rabbiosa. Mettetevi nei panni degli altri, di quel deficiente che si sbaglia su internet, di quella persona dietro a un bancone o al di là di una telefonata che non ti sa dare quello che ti serve o che ti sta infastidendo, ricordatevi che pure quella persona ha una vita, ha i suoi sbattimenti e magari è arrivata davanti a voi passando per una giornata infernale. Pensate sempre a come vi comportate voi, quando non ce la fate più e vi si chiude la vena sul collo, e chiedetevi cosa l'abbia fatta chiudere a chi vi sta di fronte. E magari imparate a tirare due respiri profondi, quando vi si chiude, quella vena sul collo.
È dura, eh! Lo so, queste cose le dico quotidianamente pure a me stesso e spesso faccio una fatica boia ad ascoltarmi, ma cacchio se avere una figlia mi ha motivato a capirmi meglio e ad elaborarle, queste cose, e cacchio se il desiderio di far funzionare un matrimonio anche dopo qualche anno mi ha spinto nella stessa direzione. Trovatele, queste motivazioni, trovate, se può servire, quella persona che stimate, che apprezzate, che vi spiacerebbe moltissimo deludere, e sfruttatela come motivazione per migliorarvi. O magari imparate ad essere voi, quella persona che stimate, apprezzate, che vi spiacerebbe moltissimo deludere, e sfruttate voi stessi come motivazione per migliorarvi. E se invece incontrate questa persona, non dovete mica sposarvela, va bene anche uno sconosciuto su internet che vi fa riflettere su qualcosa e vi offre uno spunto a cui aggrapparvi. Si dice sempre che discutere su internet non serve a nulla eppure, negli anni, ho visto persone crescere, mettersi in discussione e cambiare brutalmente modo di fare per inseguire un lavoro di auto analisi avviato magari anche da opinioni ripetute e ribadite con garbo dalle persone giuste. E in fondo, in una certa misura, è successo pure a me, che sono certamente diverso rispetto al rimbambito poco più che ventenne che scriveva robe indifendibili sui newsgroup, anche se quel rimbambito ogni tanto riemerge. Però, ehi, voi, vi vedo, su, smettetela di fare i rimbambiti di vent'anni ora che vent'anni non li avete più da vent'anni. Non è il caso, dai.
Sfruttatela, quella assenza di barriere offerta da internet, per migliorare, migliorarvi e migliorarci, invece che per assassinare a parole qualcuno con cui non andate d'accordo. Per favore.
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