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Un caffè nero con Doji

La cosa più fantasiosa di Coffee Noir - Business Detective Game riguarda probabilmente la sua ambientazione, ossia un 2021 alternativo che non ha mai avuto a che fare con la pandemia da Covid-19. Del resto, quando l’idea del gioco ha iniziato a scalciare per uscire, più o meno cinque anni fa, nessuno avrebbe potuto immaginare la piega degli eventi, men che meno gli sviluppatori dello studio polacco Doji che, al massimo, si sono spinti a concepire questa ucronia hard boiled dominata dall’industria del caffè. Proprio come nella famosa canzone degli 883.

Scherzi a parte, come suggerisce il sottotitolo, Coffee Noir è un originale mix tra un manageriale – anzi, un simulatore di tycoon - e una visual novel criminosa, che avvolge il giocatore col capospalla impermeabile del detective Arthur Oliver, spingendolo a indagare su un mistero consumato nelle strade di una Londra retrofuturista e, uh, a mettere su un impero della caffeina.

Una trovata bislacca come questa poteva venire in mente soltanto a degli universitari, e infatti il gioco è nato originariamente come esperimento didattico tra le aule della facoltà di economia di Poznań, nel tentativo di distrarre gli studenti dal tedio delle lezioni con qualche elemento narrativo interessante. Poi da cosa è nata cosa, da entrambe uno studio e, infine, il gioco, la cui pubblicazione su PC è prevista entro la fine dell’anno.

Detto questo, per saperne di più abbiamo avuto la possibilità di fare una chiacchierata con i ragazzi di Doji (naturalmente in remoto, e con la mascherina FFP3 fornita dal Talarico).

Vi andrebbe di raccontarci l’origine dello sviluppo di Coffee Noir, a partire dall’idea?

L’idea del gioco è sbocciata tra le mura dell’Università di economia di Poznań. All'inizio si trattava di un’esperienza dal taglio educativo, destinata a università e imprese, per insegnare i modelli di gestione aziendale in un modo insolito e sorprendente.

La storia era solo uno sfondo alla parte di gestione; tuttavia, dopo aver ricevuto dei feedback molto positivi, abbiamo deciso di aggiornare l’esperienza in direzione più ludica, sviluppando la componente poliziesca, migliorando l’interfaccia e aggiungendo una grafica disegnata a mano. Nonostante ciò, è stato mantenuto il modello economico realistico iniziale. Nel corso dello sviluppo, Coffee Noir è cambiato molte volte, fino a raggiungere l’equilibrio tra gioco educativo, simulazione aziendale e dramma poliziesco che stavamo cercando.

Qui si sente il tocco del prof.

Coffee Noir mescola il linguaggio delle visual novel con un’esperienza di gestione aziendale, ed è sicuramente qualcosa di nuovo. Come funziona? Come si possono bilanciare due generi apparentemente così distanti tra loro?

A volte, una combinazione insolita di ingredienti genera un piatto molto speciale, ma nel nostro caso stavamo solo cercando un modo che non fosse troppo scontato per raccontare la storia di un uomo alle prese con un ruolo nuovo e sconosciuto.

Il detective protagonista di Coffee Noir deve imparare a fare l’imprenditore per comprendere l'ambiente e le circostanze del caso a cui sta lavorando - ossia la scomparsa del magnate Richard Kersey. Per lui dirigere l'azienda è un modo per raccogliere informazioni e trovare nuovi indizi, tuttavia è necessario progredire nell'indagine per acquisire contatti e partner commerciali, o nuove opportunità. Insomma, le cose si mescolano, e nel gioco, quando incontri qualcuno per parlare di affari, devi guadagnarti con furbizia la sua fiducia per portare la conversazione oltre le finanze e il caffè.

Esiste una meccanica di gioco dominante, tra le due?

L’aspetto narrativo e quello gestionale coesistono organicamente, e non è possibile progredire da una parte trascurando l’altra. Certo, a seconda dell’indole, ciascun giocatore potrà decidere se passare più tempo dietro a numeri o finanze, o sull’analisi di conversazioni e fumetti. Ma nessuna di queste due meccaniche prevale per impostazione predefinita. Il confine è sempre molto sottile: per progredire nelle indagini servono i soldi, e allo stesso tempo, molte delle decisioni da prendere in ufficio dipendono dal progresso dalla storia.

E oggi faccio anche l'imprenditore, tiè.

Tradizionalmente, i giochi gestionali non integrano una forte componente narrativa proprio perché le storie più interessanti emergono naturalmente dal gameplay. È un po’ il motto di Sid Meier. In che modo gli aspetti gestionali di Coffee Noir influenzano la narrazione? È possibile cambiare in modo significativo la trama?

In realtà la trama di Coffee Noir è per lo più lineare, e non è possibile modificarla nella sostanza. Proprio come un romanzo poliziesco, ci sono degli indizi e delle informazioni fisse che il giocatore deve raccogliere durante il gioco, per poi azzeccare le giuste connessioni. Si potrebbe dire che gli aspetti gestionali del gioco sbloccano nuove possibilità di indagine; ad esempio, un nuovo partner commerciale potrebbe rivelarsi un sospettato.

Oltre a questo, ci sono anche dei dialoghi che svelano la storia del mondo di gioco, a patto di osservare una corretta negoziazione.

La nostra abilità manageriale influenza molto le opportunità di trattativa nei confronti degli altri personaggi?

In un certo senso, sì. In Coffee Noir devi essere un buon manager per disporre di fondi sufficienti e avere personale motivato. Tra l’altro, prendersi cura di dipendenti è cruciale, visto che attraverso di loro è possibile raccogliere informazioni chiave sui potenziali appaltatori e servirsene per chiudere le negoziazioni a nostro vantaggio.

Bisogna sempre prestare molta attenzione alle scelte di dialogo, perché un’uscita infelice può arrivare a offendere il partner commerciale di turno e concludere prematuramente la trattativa.

La parte visual novel procede per fumetti.

Qual è la cosa più interessante che è venuta fuori dall'unione di questi due generi?

Senz’altro un'esperienza di gioco completamente nuova in ambito gestionale/strategico/aziendale. Raramente in questi ambiti si trova qualcosa che vada oltre la produzione o la costruzione, anche quando c’è di mezzo una storia. In Coffee Noir, le relazioni interpersonali e le strategie di negoziazione giocano un ruolo enorme, e ogni scelta dialogica può comportare cambiamenti anche molto sensibili ai fini di un contratto, o dell’indagine.

Si diceva in apertura che il modello economico alla base del gioco è nato tra le mura universitarie: vi andrebbe di entrare più nel dettaglio?

Beh, la fondazione di Doji si deve a uno studente di economia e al suo supervisore di tesi, e il nostro team è composto da accademici dell'università locale. Quindi, in effetti, le nozioni apprese in aula sono state alla base del processo di sviluppo.

Coffee Noir è una combinazione insolita, nata per dare al giocatore qualcosa di più del semplice divertimento, e attraverso il gioco, raccontiamo le leggi dell'economia e di gestione d'impresa. Abbiamo tentato di mantenere meccanismi di mercato abbastanza realistici, ma anche fatto del nostro meglio per non inghiottire il giocatore nella mole di informazioni.

Diavolerie elettroniche prossime venture?

Dal trailer emerge questa atmosfera ucronica in stile Philip K. Dick: potreste parlarci un po' dell'ambientazione e degli elementi di design industriale presenti nel nel gioco?

L'ambientazione risponde alla domanda: "e se il mondo, progredendo, avesse conservato l'estetica degli anni Cinquanta?". In Coffee Noir ci sono computer, televisori e mezzi di trasporto moderni, ma sembra tutto retrofuturistico. C'è anche della tecnologia che si è "estinta" nel nostro mondo, come gli zeppelin, e non dimentichiamo l'influenza del caffè.

Nel gioco, il caffè rappresenta uno dei più importanti rami dell'economia: puoi guadagnarti da vivere vendendo o producendo caffè, l'industria alimentare ama creare piatti aromatizzati al caffè, molte aziende sono specializzate nel riutilizzo dei rifiuti della produzione di caffè, gli uomini d'affari del giro del caffè sono i più rispettati in Neo-London. Il mondo, semplicemente, ruota intorno alla bevanda. C'è anche un segreto dietro le sue origini, ma bisogna scoprirlo giocando.

Avete attinto da qualche fonte specifica per definire la direzione artistica di Coffee Noir?

Soprattutto dai fumetti polizieschi americani, a loro volta basati sullo stile dei film noir o su vecchie fotografie. Spesso il nostro artista utilizzava come riferimenti foto di vecchi dispositivi, vestiti retrò o scenografie noir.

Coffe Noir si svolge nel 2021: in questo momento abbiamo bisogno di un gioco che rifletta gli eventi recenti, oppure di una prospettiva più ottimista?

Il nostro gioco si basa su un "what if?" che esplora una storia mondiale alternativa, quindi non ci sono riferimenti allo stato delle cose presente. Detto questo, un’esperienza che riflette sugli eventi reali occorsi nel 2020 sarebbe senz’altro interessante, tuttavia pensiamo che la maggior parte delle persone, ora come ora, forse preferirebbe staccare un po’ la spina, specialmente vista la situazione ancora in divenire. Ci auguriamo che il mistero poliziesco che abbiamo creato tenga occupati i giocatori, e li aiuti a prendere fiato da tutto lo stress che hanno attraversato negli ultimi mesi.

In effetti, il 2021 regolato dal caffè e con gli zeppelin per aria, promette di essere nettamente migliore di quello che ci aspetta.

Visto il mood del gioco, abbiamo ragione di aspettarci una colonna sonora jazz?

Ovviamente! Abbiamo implementato la musica jazz già a partire dal menù iniziale, per consentire ai giocatori di immergersi subito nell'atmosfera. Si ascolta jazz mentre si bazzicano le schermate della parte gestionale e i brani proseguono anche in sottofondo all’interfaccia per le finanze, a quella dei dipendenti e, soprattutto, durante le cutscene, per fornire una vera esperienza da detective hard boiled.

Ringraziamo i membri di Doji per la chiacchierata, e auguriamo loro un grosso in bocca al lupo. L’uscita di Coffee Noir è prevista entro fine 2020 su PC. Le domande di quest’intervista sono state preparate in collaborazione caffeinica con Andrea Maderna e Davide Moretto.