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Democracy 3: Africa, perché un milione di morti è una statistica

Se avete letto Conrad o Hemingway, sapete che l'Africa è un bel posto ed è anche un posto crudele. Ci sono i leoni, c'è la fame, c'è il generale Butt Naked. Ci sono anche le nazioni prossime venture nella lista dei grandi miracoli produttivi stile Cina. Evento che provocherà, immagino, il disastro ecologico globale, ma solo perché sono un un gufo. Tutto questo comunque non conta, perché le cose brutte non succedono in Democracy 3: Africa, che è facilissimo. Non è facilissimo nel senso che i nemici sono scarsi, o le piattaforme sono vicine e si salta facile. È facilissimo come un gioco di prestigio dopo che ti hanno svelato il trucco. 

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Democracy 3: Africa è praticamente uguale al suo predecessore e quasi omonimo, Democracy 3, e da lì ha ereditato questa faccenda. Il gioco Positech vorrebbe essere un simulatore politico, ma in realtà è un puzzle. Funziona così: c'è una massa enorme di dati, qualsiasi cosa dalla soddisfazione dei pendolari al prodotto interno lordo – in questa iterazione ci sono persino dati nuovi, tipo l'uguaglianza fra i sessi. Questi dati vengono influenzati da alcune politiche, anche queste presenti in amplissima gamma: tassazione, sistema legale, sanità pubblica e privata, fondi per i boy scout. Ciascuna politica ha uno slider che ne determina l'effetto e l'impatto sulla nazione – che è, ricordiamocelo, rappresentata da una serie di statistiche. Per dire, c'è la povertà? Istituiamo un sussidio di disoccupazione: più è alto e più sono felici i poveri, meno i ricchi e le imprese. Si potrebbe anche dire che è una discreta simulazione astratta della politica, ma il problema, come vi dicevo, è che l'artificio si scopre presto. C'è un modo sicuro per vincere, ed è investire in tecnologia e istruzione evitando, nel mentre, di farsi assassinare da qualche gruppo di elettori.

Ora, direte voi, investire in tecnologia e istruzione è il modo per vincere nella realtà. Vero, ma è anche una delle scelte politiche più difficili, perché inizia a dare buoni frutti ben oltre la memoria dell'elettore medio. In Democracy 3, invece, nel giro di un paio d'anni il Kenya può sorpassare la Danimarca. Succede così perché, in sostanza, stiamo parlando di un gioco fatto solo di numeri che crescono in maniera esponenziale, più o meno come sarebbe una simulazione di guida senza l'attrito dell'asfalto. Tanto per restare nel paragone, al posto delle naturali forze cinetiche ci sono dei dossi artificiali, cose come crisi cicliche dell'economia e i terroristi che decidono di farci fuori, per ragioni note solo a loro. Io sono stato assassinato, in Kenya, dal terrorismo femminista, che è una minaccia credibile più o meno quanto il terrorismo vegano contro Cruciani. È successo perché in Kenya la statistica “parità di genere” è sconfortante: nel mondo vero, però, il fatto stesso che le donne siano culturalmente sottomesse impedisce che lottino per i loro diritti. Figuriamoci se vanno a sparare al Presidente.

Insomma, Democracy 3 è un cubo di Rubik con le indagini Istat appiccicate sulle facce. Detto così sembra una cosa terribile ma, vi dirò, finché dura la sospensione di incredulità, il gioco è parecchio divertente. Divertente per un tipo molto specifico di giocatori, ma questo mi pare sottinteso, vista la relativa rarità di gente che passa il tempo libero a confrontare statistiche socioeconomiche. Con un po' di sfondo intellettuale, si può immaginare l'impatto specifico che il nostro nuovo programma di welfare sta avendo sulla popolazione del Senegal, sentirsi soddisfatti di investire in vaccinazioni per i bambini – i bambini non li vedrete mai, ribadisco, ma l'immaginazione umana non ha limiti. Peccato che duri poco.

Dovrei anche dirvi cosa c'è di davvero nuovo in Democracy 3 Africa. Il fatto è che non c'è quasi niente. Ci sono dieci nazioni africane con i loro problemi specifici – cioè, una percentuale di alfabetizzazione che è la metà di quella europea, per dire – qualche elemento legato al continente nero, come la conservazione delle specie in via d'estinzione, e poco altro. Democracy 3, l'originale, ha diversi mod che aggiungono contenuti comparabili. È, in effetti, difficile differenziare tra loro nazioni rappresentate così astrattamente. Africa non costa tanto ma, per come va il mercato dei videogiochi su PC, non è nemmeno tra le migliori offerte. Insomma, se vogliamo quantificare, il rapporto qualità/prezzo è più o meno quello di una serata in pizzeria. E la longevità quasi.

Ho giocato a Democracy 3: Africa grazie a un codice Steam gentilmente fornito dallo sviluppatore. Una partita si conclude in un paio d'ore, le nazioni sono una decina ma tutte più o meno simili, quindi diciamo che se proprio vi piace e decidete di rigiocarlo a oltranza, vi durerà una ventina di ore. Tutto in inglese, ma tanto sono numeri.