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Dinocide è peggio dell’estinzione dei dinosauri

Tanti tantissimi anni fa, in una galassia così vicina da essere la nostra, esisteva un pianeta che da lontano appariva molto azzurro, perché pieno d’acqua. E l’acqua è non solo il segreto dell’idratazione e della bellezza, ma anche l’origine della vita: il pianeta, difatti, era popolato da tante creature. Tra queste, spiccavano per varietà, foggia e capacità recitative i dinosauri. Belli e brutti, grossi o piccolini, terrestri o volanti, i dinosauri scorrazzavano in libertà, facendo tremare la terra e lottando tra loro per la sopravvivenza. Fin quando i cambiamenti climatici, causati da violente eruzioni vulcaniche che non saranno le emissioni dei SUV a stelle e strisce, ma poco ci manca, in concerto con qualche meteorite ben assestato, hanno decretato la scomparsa forse prematura dei simpatici rettili, che dovranno aspettare i miliardi e l’eccentricità tipica dei ricconi per tornare alla vita. Che siate o meno amanti dei dinosauri, si può certamente concordare sul fatto che l’estinzione di una specie vivente sia un fatto tragico o comunque molto doloroso. Ecco, Dinocide è anche peggio di uno sterminio di dinosauri che si ripete ogni quattro anni come le Olimpiadi.

Il gioco degli AtomicTorch Studio si è abbattuto sulla mia libreria Steam come la celebre bomba su Hiroshima, imprimendo sul muro della mia stanza l’ombra del divertimento che invano tentava di scappare prima della deflagrazione letale. Sebbene si ispiri tantissimo ad Adventure Island II, della compianta Hudson, Dinocide lascia dietro sé solo lacrime amare, causate da una realizzazione che ha – nel migliore dei casi – del dilettantesco. Lasciando perdere l’aspetto grafico, scialbo come non mai e dalle animazioni non pervenute, sono anzitutto le scelte stilistiche a infastidire, con una disomogeneità nel design dei personaggi che rende l’osservare la fauna dei diversi livelli un WTF continuo. Tra teschi animati che lanciano cappelli tra i monti, bruchi giganti e amenità di ogni genere e dimensione, manca del tutto una coerenza di fondo che dia senso e “pienezza” ai livelli. I fondali e gli elementi che fungono da piattaforme non aiutano affatto a migliorare la miseria che mi si è parata sul monitor.

Qualche idea caruccia questo Dinocide la ha, ma è tutta farina del sacco di Adventure Island II. Il cavernicolo protagonista del gioco, spinto all’avventura dal ratto della sua amata, ha una barra di energia che diminuisce non solo ad ogni colpo subito, ma anche semplicemente con lo scorrere del tempo: recuperando frutta, sparsa un po’ in giro per i livelli del gioco, è possibile rimpinguare la propria riserva e arrivare al traguardo di ogni stage. È inoltre possibile raccogliere, mentre si zompetta e si lanciano sassi sui nemici, alcuni amici dinosauri che fungono da cavalcature speciali: ognuno di loro è dotato di un potere peculiare che, insieme ad armi come boomerang e asce, che è possibile recuperare durante le proprie peregrinazioni, cambiano l’arsenale offensivo dell’anonimo uomo delle caverne. Bestiole e armi da lancio vengono poi “conservate” in un inventario consultabile tra un livello e l’altro, che così può essere affrontato fin dall’inizio con un potenziamento a scelta.

Tra un livello e l'altro potete scegliere quale potenziamento portare con voi.

Ma è proprio giocando che emerge un altro dei grandi problemi di Dinocide: il pigrissimo level design, che non solo ostenta soluzioni troppo note e già viste per essere davvero appetibile, ma che queste strade fin troppo battute non le percorre nemmeno bene, con sezioni che vanno dal tedioso al brutto, passando per l’inutilmente frustrante. E non mi riferisco a quella tendenza degli indie che giocano a fare i retroplatform di proporre livelli difficili perché una volta era tutta campagna e tanti Game Over, ma a quel frustrante che è causato da una piattaforma mal posizionata, da un ostacolo che non lascia spazio alla bravura del giocatore o più in generale da una mancanza di cura e precisione nel disegnare stage che siano goduriosi da affrontare. Insomma, se fosse stato presente in Super Mario Maker, col cavolo che un livello qualsiasi di Dinocide avrebbe ricevuto una mia stellina.

Il gioco soffre di una mancanza di feedback, visivi e sonori, che provoca quasi fastidio.

Dinocide è un gioco che si merita la cacchina d’Arale piena dritta in faccia. Anonimo come pochi, con alcune pecche di level design e che, quando si fa giocare, ti lascia con quella domanda in testa fissa che ronza e fa “Ma perché ci stai giocando?”. La mia risposta era “Perché devo farci la review”. Voi che la review non la dovete fare mica, quindi lasciate perdere Dinocide e compratevi un altro platform indie retro, che Steam ne è pieno. O imparate a usare Unity e fatevelo voi.

Ho giocato a Dinocide su Steam per circa tre ore, poi ho capito che potevamo prendere strade differenti. Non volermene, Dinocide, magari è colpa mia, non tua. In fondo sei simpatico e troverai certamente altri che ti apprezzeranno. Ciao, restiamo amici ok?