DiRT Showdown: polvere, scintille e tamarri
In un periodo nel quale i giochi di guida arcade puzzano peggio dei platform, tanto che quasi nessun publisher gli si avvicina, Codemasters pubblica un arcade che più arcade non si può. Suicidio commerciale? Epic fail? Non proprio, se l'arcade in questione risulta competente nelle aree "chiave" e riesce a divertire il pubblico o, almeno, l'appassionato di racing game per nulla simulativi. Resta da vedere quanti appassionati del genere esistano al giorno d'oggi, ma sono discorsi che non toccano minimamente DiRT Showdown. http://youtu.be/t3CrqYns8pY
A conti fatti, questa divagazione della serie DiRT è da vedere come una valvola di sfogo degli sviluppatori britannici dopo un decennio di rally più o meno realistico, licenze ufficiali e altre restrizioni imposte dall'alto. In DiRT Showdown si corre, ci si ribalta, si butta fuori strada l'avversario diretto e si ascolta la musica a tutto volume, possibilmente insultando in libertà gli altri concorrenti. L'occasione per fare tutto questo arriva da una classica modalità carriera e altre opzioni più rapide che vedremo in seguito. La carriera riprende, anche come struttura dei menu, le altre uscite della serie DiRT, con eventi a difficoltà progressiva che si sbloccano tramite vittorie e medaglie conquistate. Ogni competizione valorizza di volta in volta la guida del veicolo o la sua resistenza agli urti, o un mix di entrambe. Si va dal classico destruction derby in arene chiuse alla gara su circuito, sempre ricca di sportellate e pezzi di metallo lanciati in aria.
Va ricordato che non parliamo di un racing game all'acqua di rose, tutt'altro: in ogni gara è doveroso provocare incidenti e usare qualsiasi genere di tattica scorretta per avere la meglio. Ad esempio, nelle classiche sfide a eliminazione (l'ultimo a ogni giro viene espulso) non è necessario sforzarsi troppo per pennellare traiettorie o sorpassi. Ci si appoggia all'auto davanti e la si fa girare magari in curva, così che perda qualche posizione per rimettersi in carreggiata. Naturalmente, azioni di questo tipo vengono premiate tramite punti bonus e commenti del "telecronista" che accompagna tutte le competizioni via altoparlante. L'atmosfera, insomma, è quella tipica delle corse americane disputate in mezzo al nulla, non certo dei circuiti professionali europei.
Oltre alla carriera, peraltro discretamente lunga e strutturata su vari livelli di difficoltà, ci sono il multiplayer via Internet e quello classico via schermo diviso, insieme alla modalità Joyride. Quest'ultima è una sorta di caccia al tesoro dedicata agli amanti di Obiettivi e Trofei, cioè i perfezionisti che passano mesi a "dominare" un singolo titolo. All'interno di un enorme percorso a ostacoli, è necessario raccogliere bonus nascosti o completare manovre particolarmente complesse, proprio come fa Ken Block nei suoi celebri video della serie Gymkhana. L'ordine in cui affrontare ogni missione è libero, ma per superarle tutte servono davvero molta pazienza e allenamento.
Guardando la realizzazione, si può dire che il motore Ego di Codemasters tocchi con DiRT Showdown il punto più alto come dettaglio ed effetti speciali, pur mostrando qualche segno di età avanzata. I particolari e la modellazione dei veicoli non sono eclatanti, ma la scena nell'insieme resta di forte impatto, grazie all'ottima illuminazione e al montaggio in stile TV. Rispetto ad altri giochi che usano la stessa tecnologia, come la serie Formula 1 o lo stesso DiRT 3, si evidenzia un maggiore dettaglio nelle texture. Ciò si ripercuote sul frame rate con lievi rallentamenti e un leggero tearing sulla distanza quando c'è parecchio su schermo. In ogni caso, la fluidità si mantiene su livelli discreti pur restando sui canonici 30 FPS di questo motore, quindi nulla di esaltante. D'altra parte, l'ottima riproduzione dei danni alle vetture, con decine di pezzi staccati da ogni mezzo, giustifica qualche incertezza nel frame rate. Tra parafanghi piegati, portiere divelte e detriti ovunque, fa già impressione che tutto continui a muoversi in modo più o meno naturale.
Sul lato dell'audio, ci sono l'immancabile colonna sonora rock "alternativa", con qualche divagazione rap, ed effetti sonori in linea con l'ambientazione. Ottima la folla che reagisce all'azione in pista, discreto il commentatore italiano ed efficaci i suoni legati alle vetture, per quanto ripresi in buona parte dai vecchi capitoli nella serie DiRT. In materia di caricamenti, come sempre per questa serie ci sono pause medio-lunghe tra una gara e l'altra, nonostante l'installazione di avvio.
Tirando le somme, DiRT Showdown riesce nel compito di divertire e si presenta come un buon compendio di quello che il genere arcade garantisce se applicato a dovere. Il modello di guida semplice ma non campato in aria, i danni spettacolari e la grande varietà sono quello che un nostalgico di Destruction Derby sognava da tempo. Però la difficoltà ridotta, qualche lieve incertezza tecnica e un eccessivo riciclo da DiRT 3 tolgono personalità all'insieme. Rivedere la Fiesta di Ken Block, nello stesso circuito di Battersea, con gli stessi obiettivi, tradisce la natura di "riempitivo" di questo progetto. Un riempitivo, in ogni caso, divertente e spensierato per chi cerca sportellate in allegria, bella grafica e vetture che nemmeno Schumacher sotto anfetamine potrebbe guidare. O forse sì, tanto che mi è sembrato di incrociarlo un paio di volte sui tracciati di DiRT Showdown.
Mi è stata fornita una versione recensibile di DiRT Showdown, inviata dal distributore italiano, per console PlayStation 3 debug, che ho giocato una decina di ore. La parte online non era disponibile prima del lancio, ma si appoggia all'immancabile online pass e alla nuova rete RaceNet, versione Codemasters dell'Autolog di Need for Speed.