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Divinità guerriere, giochiamo a fare la guerra? (Buon 25 aprile da Outcast)

Proprio oggi, 25 aprile, cade l’anniversario della liberazione d'Italia dall'occupazione nazista e dal regime fascista. Dunque, perché non festeggiare la ricorrenza della ritrovata pace attraverso una sapida rassegna di alcune divinità deputate alla guerra?

Lasciando da parte Kratos, divinità perlomeno apocrifa (anche se, per come funzionano certe faccende, tra un paio di migliaia di anni potrebbe benissimo finire sui testi di mitologia comparata), e il possente ma benevolo Sandro Pertini, guerriero partigiano asceso all’Olimpo del Quirinale, probabilmente il dio della guerra più noto nella cultura occidentale è Ares.

Figlio di Zeus ed Era, nonché uno dei dodici pezzi grossi del Pantheon della Grecia antica (no, gli altri non sono Mu di Aries, Aldebaran di Taurus, Saga di Gemini, Aiolos di Sagittarius, eccetera) Ares si propone in God of War con delle fattezze vagamente mostruose.

Eppure, se andiamo a pescare nella tradizione classica, il nostro era considerato un bellissimo. Anzi, addirittura il più bello fra tutti gli dèi, tant’è che tra le sue braccia scolpite era cascata persino la sorellastra Afrodite, con la quale ha fatto pure un figlio: Eros.

Non c'è cosa più divina che…

Ad ogni modo, andando per generalizzazioni, è interessante notare tutti i legami logici e mitologici tra guerra, passione, amore e bellezza. Tutti legami che in qualche modo si sono riversati nei racconti fino ai giorni nostri. Ancora più interessante è notare che nessuno pensa mai al povero Efesto, dio delle fucine e dell'ingegneria, nonché marito cornuto di Afrodite. Evidentemente, gli anni della rivincita dei nerd erano ancora molto, molto in là da venire.

La seconda e più famosa divinità della guerra (sempre dal punto di vista di noialtri occidentali) è ancora legata alla tradizione greca e risponde nientemeno che al nome di Atena. Sì, esatto, la stessa Atena che nella narrazione contemporanea passa perlopiù per una tipa benevola, paciosa e sapiente. Nonostante le rappresentazioni che la vedono assistente di eroi in difficoltà (Giasone, Perseo, Eracle e lo stesso Kratos) o fanciulla in pericolo, la signorina fuoriuscita dalla capoccia di Zeus a seguito di un gran mal di testa altro non sarebbe che la dea preposta ad alcuni aspetti della guerra, benché diversi da quelli di Ares.

In effetti, per quanto certe polarizzazioni facciano comodo ai racconti, le divinità greche non erano monolitiche. Per generalizzare, diciamo che esistevano delle aree di pertinenza, come la guerra, il matrimonio, eccetera. Ecco, queste aree venivano presiedute da diverse divinità, a seconda delle sfumature. E la medesima divinità poteva avere le mani in pasta, contemporaneamente, in questa o in quell'altra faccenda. Apollo, per dire, aveva a che vedere sia con le arti mediche che con il loro opposto, le pestilenze: a quei tempi erano davvero incasinati.

Così come le nozze di una giovinetta venivano sorvegliate da Artemide (dea della caccia ma anche simbolo di libertà, di freschezza virginale), Afrodite (sfera sessuale, chiaro), Demetra o Era (maternità, senso della famiglia), allo stesso modo Ares evocava gli aspetti più violenti e sanguinari della battaglia. Quelli più legati agli istinti.

Atena, invece, simbolo di giustizia, tra i cui attributi figurano l'elmo, la lancia e lo scudo, presiedeva gli aspetti, per così dire, più nobili della battaglia. Le guerre di difesa, o intraprese per una giusta causa, o la strategia militare erano di sua pertinenza, proprio come per Sandro Pertini. I due si sono anche incrociati sul campo in occasione delle qualificazioni del mondiale di calcio del 1982, come patroni delle rispettive squadre. L’esito lo conoscete.

La statua di Atena nei pressi del Grande Tempio, così come appariva ai tempi del sacerdozio di Arles.

Salendo dalla Grecia verso nord – parecchio verso nord – arriviamo a Týr, il dio della guerra della mitologia norrena, che a quanto leggo in giro avrebbe a che fare pure con il nuovo God of War (altro non so, ché ancora non ci ho giocato).

Nonostante nell’immaginario pop il povero Týr sia stato progressivamente oscurato dal fratello Thor o dal padre Odino, resta una divinità piuttosto interessante. In primo luogo, stando ad alcune fonti, il suo culto potrebbe essere addirittura più antico rispetto a quello del padre. Inoltre, la sua vocazione per la guerra coincide con l’esercizio della giustizia, cosa che ne fa una figura decisamente più rotonda rispetto al violento Ares (che ha un suo più probabile corrispettivo in Thor), e decisamente più vicina a Atena o a Pertini. Proprio come la figlia di Zeus e Sandrone, Týr è un guerriero giusto, leale e sveglio. Un sapiente condottiero, più che un soldato affamato di gloria e carcasse.

Una rielaborazione del dio compare ovviamente nell’universo Marvel: l’asgardiano Týr Odinson, coerentemente col mito di riferimento, è un potentissimo guerriero versato per la strategia. Leggo da Wikipedia che il personaggio è stato creato da Stan Lee, Larry Lieber e Jack Kirby nel 1962, mentre in seno all'universo cinematografico è apparso in Thor: The Dark World (con la faccia di Clive Russell), giustamente come capo dei guerrieri d’élite Einherjar, e delle armate di Asgard.

Ah, in tempi relativamente recenti, il simbolo runico di Týr è stato usato - probabilmente a insaputa del dio - come ornamento di certe armate oscure piuttosto invise ai ragazzi Jones (e a Pertini).

Coerentemente con la tradizione norrena, il Týr Odinson della Marvel è privo di un braccio. Secondo il mito, gli sarebbe stato strappato dal gigantesco lupo Fenrir.

Mi sposto rapidamente in Egitto, giusto per osservare che da quelle parti le cose si fanno parecchio più complicate e stratificate, dal momento che lì la cultura religiosa ha subito parecchi mutamenti nel corso dei secoli (per Antico Egitto ci si riferisce a un arco temporale di circa 4000 anni).

In questo caso, la sfera di pertinenza della guerra è divisa tra parecchie divinità, maggiori o minori. Bisogna tener presente che concetti come bene e male, in ottica religiosa egizia, hanno poco senso; sono complementari e presenti in ogni dio.

Nella mia discreta ignoranza sull’argomento, cito Onuris, dio della caccia prestato alla guerra e patrono dell'esercito: in genere veniva raffigurato come un uomo dalla testa di leone, similmente a divinità femminili “feline” come Sekhmet, Bastet e Pakhet, a loro volta legate alla guerra. Onuris compare anche con il nome di Anhur in Dungeons & Dragons, più precisamente nell’ambientazione Forgotten Realms, dove è appunto dio della guerra.

Anche Horus, figlio di Iside e Osiride spesso raffigurato con la testa di un falco pellegrino, ha tra i suoi campi di influenza quello delle battaglie, distinguendosi in particolare come difensore delle frontiere dalle invasioni esterne (di nuovo, Pertini, da non confondere con Salvini). Nel film del 2016 Gods of Egypt, di Alex Proyas (un bel 15% di “pomodorometro”), Horus è stato interpretato dal Nikolaj Coster-Waldau de Il Trono di Spade. Nel terza serie del manga Le bizzarre avventure di JoJo, invece, il dio presta il nome allo stand del falco senziente Pet Shop (che ovviamente rimanda ai Pet Shop Boys, ché Hirohiko Araki è in fissa con ‘ste cose), non a caso incaricato di sorvegliare il perimetro del palazzo dell’antagonista principale, Dio Brando.

Il falco Pet Shop, portatore dello stand Horus, nel manga se la vede con il cagnolino Iggy.

Anche l’antitesi di Horus, il dio Seth, perlopiù connotato in termini malvagi, ha a che vedere con la guerra: più o meno come Ares, ne presiede gli aspetti brutali e violenti.

A livello iconografico, Seth è forse una delle divinità più note e riconoscibili tra quelle dell’Antico Egitto, con il suo aspetto di uomo con la testa di sciacallo (anche se in realtà si tratta di un misterioso animale mitologico noto, appunto, come “animale di Seth”). In virtù di una simile penetrazione nell’immaginario popolare - a proposito, occhio a non confonderlo con Anubi, ché mi si incazza - le sue comparsate nei media sono veramente numerose: dai fumetti Marvel a film horror come quelli della serie Puppet Master; da anime come Hellsing e Yu-Gi-Ho!, fino a videogiochi come Tomb Raider: The Last Revelation e quelli della serie Persona (e si potrebbe andare avanti per ore).

Seth in salsa Tomb Raider, tanto per ricordarmi che Outcast parla anche di videogiochi.

Chiudo la mia rassegnina sugli dei della guerra con un ultimo, velocissimo, viaggio in Giappone. Giusto per non mancare di rispetto a Hachiman, Kami della guerra della fede shintoista e protettore dei samurai e dei praticanti di arti marziali, e a Bishamonten (o Bishamon), uno dei Quattro Re Celesti della tradizione buddista. Rappresentato in armatura, con tanto di lancia e pagoda, anche questa divinità è piuttosto fitta nella cultura di massa. Compare, ad esempio, come personaggio nel manga delle Clamp RG Veda; o in Noragami, opera della coppia di mangaka nota come Adachitoka, dove ha fattezze femminili. Probabilmente, però, i videogiocatori lo conoscono soprattutto per l’omonimo samurai fantasma presente nel roster di Darkstalkers.

In tutto questo, si è un po’ disfatto il filo conduttore del Pertini in copertina, che era già sottile in partenza, a voler vedere. Però, oh, alle volte uno parte che è in vena, crede di avere qualcosa in testa e poi si perde via. Capita.

Una rappresentazione classica di Sandro Pertini nel tempio di Tōdai-ji, a Nara.

Questo articolo fa parte della Cover Story su God of War, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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