Dungeon Village: un SimCity fantasy in salsa Kairosoft
Per i nippo-gestionali di Kairosoft, da queste parti abbiamo un po’ un debole, diciamocelo, nonostante specialmente le ultime uscite si assomiglino tutte. La realtà è che la formula di base è più o meno la stessa dall’inizio ma, dai tempi di Game Dev Story, ‘sti giapponesi non hanno fatto altro che aggiungere elementi di gameplay, meccanismi di gioco, sfumature e dettagli. Dungeon Village, a completare il cerchio, ha anche quella scintilla che fa scattare l’innamoramento, quell’invisibile ingranaggio in più che fa davvero funzionare tutta la baracca, quel po’ di fascino universale che ai vari Hot Springs e Oh! Edo Towns faceva un po’ difetto.
Veniamo al sodo: giocando a un qualunque GdR di quelli grossi, vi siete mai affezionati a un luogo, a un villaggio? Vi siete mai ritrovati a bazzicare una certa zona perché piena di mostri, dungeon e tesori? Avete mai comprato casa in un qualche delizioso borgo, a due passi dal negozio di oggetti magici e dalla taverna locale? Non dite di no, che non vi credo. Ebbene, non vi siete mai chiesti chi è che ha creato il paesello proprio lì, chi ha pensato di mettere il pozzo dei desideri proprio a fianco del pub, chi organizza la bacheca con le quest? No, la risposta non è “gli sviluppatori”, la risposta - almeno in questo caso - è “siete voi”. Lo scopo del gioco, infatti, è tirar su un villaggetto fantasy con tutti gli annessi del caso. Il bosco più o meno tetro è appena oltre la palizzata e di eroi senza fissa dimora in cerca di un posto dove mettere radici è pieno il mondo! Il trucco è attirarli costruendo un bel resort per avventurieri, pieno di negozi e in grado di fornire le attrezzature più sbrilluccicanti, con qualche bella area relax dove allungare le stanche zampe, riempirsi la panza e magari darsi una formazione culturale, o addirittura organizzare seminari e attività ricreative a tutto tondo come “tutti a scuola di Magia”, “il sollevamento pesi, un approccio olistico” e la “BBQ Night”!
Avventurieri, cavalieri, maghi e mercenari fioccheranno come le nespole! Consumeranno, spenderanno, massacreranno mostri, troveranno tesori ed esploreranno dungeon, cresceranno di livello e contribuiranno al benessere del villaggio. E se si troveranno particolarmente bene, vi chiederanno di costruirgli una casetta e vi pagheranno pure le tasse. E voi li vezzeggerete, li blandirete, regalerete loro l’equipaggiamento migliore, li curerete e farete crescere i loro attributi (no, non in quel senso). Li indirizzerete verso una carriera nel campo della magia o dell’agricoltura, organizzerete concerti e sagre del montone stufato, chiederete loro di esplorare torri dall’aspetto sinistro e di liberarvi dall’infestazione di unicorni assassini. E vivrete tutti felici e contenti, ovviamente.
Tutto questo si fa gestendo al meglio gli spazi e i soldi, organizzando il villaggio in modo da alzarne la bellezza, la popolarità e il livello dei negozi, ricercando oggetti ed equipaggiamento, lavorando sulle caratteristiche degli eroi che no, non si possono controllare direttamente ma vanno curati singolarmente per favorirne lo sviluppo, la soddisfazione e pertanto l’efficacia nell’economia di gioco. Dungeon Village, volendo, si gioca da solo come l’acquario fantasy in stile pixel art che è. Sotto sotto, però, è inzeppato di tutte le sottili meccaniche di gioco tipiche dei titoli di Kairosoft. Ma proprio tutte, eh: personaggi e negozi che crescono di livello, caratteristiche e abilità da far aumentare con regali, oggetti ed attività, l’urbanistica che altera prezzi e appeal delle costruzioni, medaglie e combo... tutti elementi così intrecciati e ben miscelati che, se riuscissi a spiegarveli per bene, dovrei cercare di farmi una carriera come game designer (o come giornalista di videogiochi). Il risultato, alla fine, è ore e diottrie perse dietro a un villaggetto cubettoso popolato di cubettosi pupazzetti, crampi al pollice e un motivetto scemo che ossessivamente risuona nel cervello. Sanità mentale in bilico? Da mo’! Ma lasciatemi divertire, dai.
Dungeon Village l’ho comprato direttamente sull'Apple Store, sganciando la bellezza di 2,99 euro, e mi pareva quasi di derubarli. Come da tradizione Kairosoft, è un gioco per iPhone e basta: se lo volete giocare su iPad, non dà problemi, ma gira ovviamente in un francobollo o in una sgranatissima modalità 2X, che vabbè che è pixel art, ma insomma...